Feodor (al secolo Oleg Pavlovic Bogojavlensij) nasce il 26 dicembre 1905 a Tegeran in Persia dove il padre Paolo era console. Il 19 gennaio 1911 il padre viene ucciso dai persiani e la madre Olga ritorna con tre bambini a Pietroburgo. Con il colpo di stato dell’ottobre 1917 la famiglia è privata di tutti i mezzi di sussistenza e vive in grande povertà Ad aiutarla interviene il fratello della madre, Alessandro, professore universitario che nel 1921 ottiene una cattedra a Mosca. Nel 1923 Oleg inizia i corsi di medicina all’università di Mosca, corsi che interromperà al quarto anno per dedicarsi ai besprizornye, i ragazzi senza famiglia, abbandonati a se stessi, vagabondi, pericolosi alla vita sociale, Nel 1927 muore la mamma Olga e nello stesso anno Oleg è chiamato al servizio militare. Terminato il servizio militare pensa seriamente alla vita monastica e frequenta regolarmente il monastero S. Pietro di Mosca. Nell’estate del 1929 il monastero viene chiuso dai comunisti ed i monaci si trasferiscono nel monastero S. Sergio sempre di Mosca, In questo monastero Oleg prende i voti religiosi con il nome di Feodor e il 4 novembre 1930 viene ordinato diacono.
Neppure nel monastero la vita è facile. L’occhio del partito riesce a ad essere presente anche fra le mura dell’edificio sacro, perfino nella persona del giovane archimandrita Aleksej che si è deciso di collaborare cordialmente con la GPU, la polizia del partito, trasmettendo fatti personali e comunitari della vita del convento che dovevano servire all’arresto dei monaci. Non si tratta di un fatto raro nella vita della Chiesa. Ogni nomina di qualsiasi autorità nella chiesa doveva essere approvata ( e a volte era imposta) dal partito. Il quale non era molto interessato a proporre persone zelanti. Anche Fedor viene segnalato dal proprio archimandrita come elemento antisovietico. Grazie alle attenzioni paterne del suo superiore il diacono padre Fedor il 28 marzo 1933 viene arrestato e con lui, per consolarlo, altre 24 persone del monastero.
Il 1 aprile 1933 iinizia il lungo e tormentato interrogatorio di padre Feodor. Il giudice istruttore ha già preparato un formulario di accuse inventate del tutto fantastiche. Padre Fedor si rifiuta di firmare come altrettanto decisamente si rifiuta di fare qualsiasi nome, Il giudice gli fa capire che può essere pericoloso per la sua salute ostinarsi a non voler collaborare. Il 27 aprile 1933 padre Feodor è condannato dal giudice a tre anni di lager da scontarsi nella provincia di Vladivostok. Durante l’imbarco dei detenuti sul bastimento padre Feodor viene gravemente ferito alle gambe. Il medico chiamato per medicarlo s’accorge che il paziente è esperto in medicina. Lo chiede come aiuto e così per tutto il periodo della detenzione padre Feodor aiuta il medico nel curare e perfino operare gli ammalati. Ne approfitta per curare assieme al corpo anche l’anima; molti prigionieri, grazie a lui, ritrovano la fede.
Sono state conservate poche righe di una lettera scritta da Vladivostok alla sua fraternità: “Anche se non è ancora giunto il tempo per un lavoro comune, preghiamo e lavoriamo insieme pur se separati. Per me anche il semplice ricordo di voi è fonte perenne di gioia” Scontata la pena il diacono Feodor ritorna dal lager pieno di serenità e desiderio di servire il Signore. Incerto sulla via da scegliere, la medicina oppure il sacerdozio, chiede consigli al padre spirituale che gli propone il sacerdozio, la via in quei tempi meno tranquilla. E’ ordinato sacerdote il 20 giugno 1930 e destinato alla parrocchia di Ivanovskoe, vicino a Volokolamsk. Padre Feodor vive in grande povertà, non accetta soldi per il suo servizio sacerdotale ed è sempre pronto a correre dovunque lo chiamino, in particolare per assistere gli ammalati. Ma questo non basta per ammansire i comunisti. Le tasse che impongono sull’edificio della chiesa sono enormi (normalmente venti volte di più che sugli altri edifici); padre Feodor non ha possibilità di pagarle; conseguenza logica, la chiesa sarà chiusa. All’ultimo momento Marija Vasil’evna, figlia spirituale del padre, porta il denaro occorrente: aveva venduto l’unica mucca e tutto quello che aveva. Trascorso poco più di un anno nel dicembre del 1940, per lo stesso motivo la chiesa è in pericolo di essere chiusa. Ma questa volta le autorità comuniste fanno al prete un discorso accattivante : “Noi no vogliamo fati del male, sei giovane e dovresti capire. Ti offriremo una parrocchia dove non ci saranno problemi economici. Non dovrai pagare nessuna tassa. Da te chiediamo poco: sottoscrivere questo foglio; tu sarai di servizio in questa parrocchia e dovrai tenerci aggiornati e descrivere il comportamento dei parrocchiani. Osservare attentamente quello che fanno e trasmetterlo a noi”
Alla proposta padre Feodor si alza e con calma e fermezza risponde: “Non sono stato educato per fare il delatore”. Un agente gli strappa di mano il passaporto lo straccia e gli grida: “Ti rifiuti! Bene, non avrai nessuna parrocchia”. Padre Feodor si ritira nel villaggio di Zividovo dove affitta una camera. Non può celebrare in pubblico e si dedica ad una vita di intensa preghiera e di sacrificio e svolge segretamente un apostolato accogliendo o visitando segretamente i fedeli.
Il 22 giugno 1941 vien arrestato con l’accusa di aver fondato un gruppo clandestino antirivoluzionario. Nega ogni addebito e si rifiuta di far nomi di amici e conoscenti. L’interrogatorio si protrae per lungi giorni con intervalli. Alla fine di luglio è trasferito nella prigione di Saratov e qui il sistema inquisitorio diventa più barbaro. L’interrogatorio è fatto di notte , ma di giorno non è permesso di sdraiarsi. Spesso è gettato per terra e calpestato. Un giorno ritorna in cella dopo l’interrogatorio con il volto trasfigurato e sanguinante: con la barba gli avevano strappato la pelle del volto. L’ultimo interrogatorio è del 3 febbraio 1943. Dalla bocca del padre non era uscito un nome. All’inizio del giugno 1943 Padre Feodor è condannato a 5 anni di lager. Inaspettatamente il KVD, la polizia segreta specializzata nelle sentenze di fucilazione, cambia registro e commuta la pena in 5 anni di confino. Troppo tardi perché, stroncato dalle torture subite, padre Feodor muore in prigione il 19 luglio 1943. Ignota la sepoltura.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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