Il vescovo Gleb Pokrovskij (al secolo Vitalij Nikitich) nasce l’8 aprile 1881 nel villaggio Schodnja, governatorato di Mosca. Terminati gli studi nel seminario teologico viene ordinato sacerdote nel 1904. Dal 1917 studia all’Accademia teologica, terminata la quale è destinato alla parrocchia di Naroforminsk non lontano da Mosca. Il 23 dicembre 1923 è ordinato vescovo dal Patriarca Tichon per essere vicario nella diocesi di Rjazan. I tempi sono tristi anche per la diocesi di Rjazan’, sia per la persecuzione dei comunisti come per la presenza dei preti innovatori filocomunisti. Per più di un anno il vescovo vive in un appartamento di una camera, spesso senza riscaldamento, senza stipendio, dipendente in tutto dalla carità dei fedeli che spesso temono avvicinarsi a lui per motivi di prudenza politica. Tutto questo non impedisce al vescovo di impegnarsi pastoralmente, visitare gli ammalati ed opporsi alle trame degli innovatori.
Il 26 marzo 1925 il vescovo Gleb viene condannato a tre anni di lager da scontarsi alle isole Solovki per aver fondato una rivista di contenuto antisovietico. Nel 1926 sottoscrive la famosa lettera dei vescovi detenuti alle Solovki al Governo sovietico che viene accusato di indebita ingerenza negli affari della Chiesa e di fare della propaganda ateistica un compito di tutte le associazioni statali.
Il 24 agosto 1924 il vescovo Gleb è liberato dal lager e mandato al confine per tre anni nella provincia di Kalinin. Ritornato dall’esilio viene nominato vescovo di Rjazan e il 2 ottobre 1935 nuovamente arrestato secondo il solito articolo 58-10 per propaganda controrivoluzionaria. Anche per lui l’anno 1937 è fatale. Insieme a lui vengono condannati il vescovo Pavlin Kroshechkin ed il vescovo Arkadij Ershov ed altri sacerdoti.
Il 28 ottobre 1937 l’arcivescovo Gleb Pokrovskij viene condannato a morte e fucilato il 3 novembre 1937.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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