Grigorij Grigorevich Raevskij nacque il 28 settembre 1888 nel villagio Zavidovo, governatorato di Tver. Compiuti gli studi al seminario teologico di Mosca, si sposò con Lidija Vasil’evna Beljaeva. Nel 1912 venne ordinato sacerdote e destinato come parroco nel proprio villagio. Nel 1913 la famiglia di padre Grigorij adottò Anna una ragazza di otto anni rimasta orfana nello stesso anno sia di padre che di madre. Nel 1922, inaspettatamente la moglie Lidija ebbe una propria figlia, Nina.
Padre Grigorij venne arrestato la prima volta nel 1927 per propaganda antisovietica, ma dopo due mesi lo liberarono scagionandolo da ogni imputazione. Nel 1929 in concomitanza con la ripresa della collettivazione delle campagne si intensificò anche la lotta contro la religione. La maggioranza dei contadini era contraria ai kolkhoz per cui quando si indicevano riunioni promosse dal partito per costringere democraticamente i contadini ad aderire ai nuovi ordinamenti, costoro preferivano rifugiarsi in chiesa a ‘pregare’. Questo era un motivo sufficiente per accusare il clero di propaganda antisovietica. I sacerdoti più zelanti erano i primi ad essere sospettati. Fra le accuse mosse a padre Grigorij vengono riferite alcune frasi pronunciate durante le sue prediche. Fra le altre: “Fratelli, viviamo in tempi difficili, padre e figlio, fratello e fratello sono in contrasto fra loro. La religione viene perseguitata”. Possono essere difficili i tempi del potere sovietico? Ed ancora: “Fratelli quando la nave sta per affondare, l’equipaggio si salva, ma il capitano deve perire con la nave” Vuol dire, commenta il giudice istruttore, che il cittadino (la persona incriminata cessa di essere compagno) Grigorij intende combattere contro il potere sovietico fino alla morte. Padre Grigorij era stato arrestato il 14 agosto 1930. Nello stesso giorno il suo appartamento era stato visitato dalla polizia politica e tutti i suoi averi requisiti, comprese le galline e la mucca.
Per un po’ di tempo padre Grigorij fu trattenuto nella prigione di Zavidovo, inseguito trasferito in quella di Tver. Il 31 gennaio 1931 fu condannato a 5 anni di lager. Venne liberato prima dello scadere del tempo previsto all’inizio del 1934 e potè ritornare a Zavidovo e riprendere il suo lavoro pastorale in grande povertà, ma con passione indomita. Il 12 maggio 1935 muore la moglie Lidija e padre Gregorij rimane solo con la figlia Nina, la figlia adottiva si era allontanata da casa. Anche per Nina la vita non è facile. Dopo la quarta elementare non viene accettata in quinta perché figlia di un prete. Ripete volontariamente la quarta classe ma inutilmente. Cerca di essere accettata nei villaggi vicini finché trova chi l’accoglie. Anche in seguito non nasconderà mai di essere figlia di un sacerdote, neppure dopo il martirio del padre.
Il 30 luglio 1937 padre Gregorio viene nuovamente arrestato. Il 4 agosto riesce a far avere alla figlia e agli amici una breve lettere: “Carissimi, il vostro amore, il vostro ricordo, la vostra preghiera mi commuovono e mi danno la forza e la pace per affrontare le prove che mi aspettano. Mi hanno accusato secondo l’art. 58/10 ma non hanno potuto portare nessun fatto contro di me. Spero che non abbandonerete la mia Nina e sarete per lei padre e madre”
Padre Grigorij viene interrogato secondo i soliti schemi. Nel 1937 non occorrevano prove. Bastava inventarle. La condanna era già stata decisa dal partito in precedenza. Prima della sentenza ufficiale scrive ancora alla figlia: “Come vorrei parlare a lungo con te, mia cara. Sebbene sia preparato al distacco, separarmi da te mi pesa. Mi consola il fatto che tutto è disposizione divina. Egli è buono, assieme alla croce dona la forza per sopportarle. Ti abbraccio con grande affetto”
Il 28 settembre padre Grigorij compiva 49 anni. Il giorno dopo la Trojka lo condannava alla fucilazione e nello stesso giorno la sentenza veniva eseguita.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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