Ignatij Birjukov (al secolo Ivan Adrianovic) nasce il 25 maggio 1865 nella città Birjuc governatorato di Voronez in una famiglia di contadini. Fin da piccolo amava cantare nel coro parrocchiale. A tredici anni entra in monastero. L’archimandrita Ignatij (Alekseevskij) lo sceglie come proprio ministrante e, tenendo conto delle sue doti canore e della sua passione per la musica, gli assegna il compito di direttore del coro. Il novizio Ivan si dedica alo studio della musica, compone canti ecclesiastici e nel 1888 pubblica anche un testo di musica sacra.
In questo periodo si ammala gravemente di tubercolosi. Il medico consiglia di sospendere ogni lavoro e per un certo periodo abitare in un clima più favorevole alla sua salute. Ivan sceglie di trasferirsi in Palestina e poi trascorrere un po’ di tempo sul monte Athos. Il 5 agosto 1895 ritorna in Russia in buona salute e rientra in monastero, accolto fraternamente dalla comunità e dall’archimandrita Ignatij che lo consiglia di farsi monaco e di prepararsi al sacerdozio. Il 20 dicembre 1897 viene ordinato diacono e dopo due anni sacerdote. Nel 1900 Ivan, ora padre Ignatij, viene designato vice igumeno del monastero. Il 3 febbraio 1912 muore l’igumeno e la comunità elegge al suo posto padre Ignatij (Birjukov).
Il monastero aveva adottato una regola severa e il nuovo igumeno non intende addolcirla. La
Preghiera occupava 1l maggior tempo della giornata: il mattutino alle ore tre della notte; seguiva la prima Divina Liturgia, cui si aggiungeva il molieben e l’akatisto del santo di cui si faceva memoria; dopo iniziava la seconda Divina Liturgia che terminava alle ore 12. Dopo il pranzo in comune riposo fino alle ore 14. Da questo momento fino alle 18 lavoro. Alle 16 però per il clero e il coro vesperi che terminavano alle ore 19, alle 20 cena. Dopo la cena lettura in comune del ‘breviario’ (3 canoni più l’akatisto) e finalmente i monaci potevano ritirarsi nelle proprie celle fino alle tre della notte. Alla vigilia delle domeniche e delle festività i vespri iniziavano alle ore 18 e terminavano alle 24; la prima Liturgia del mattino alle 5, la seconda alle 9 e terminava alle 12.
Durante la prima guerra mondiale padre Ignatij si impegnava, assieme ai suoi monaci, di assicurare il mantenimento di quelle famiglie i cui padri combattevano al fronte. Inoltre offriva ospitalità nel monastero ai feriti di guerra.
Nel marzo 1918, dopo la presa del potere da parte dei bolscevichi, costoro presero d’assalto il monastero e lo depredarono di tutti i suoi averi, imponendo inoltre una enorme tassa. Questa non fu che l’inizio di una lunga serie di vessazioni che si conclusero nel 1924 quando il monastero venne chiuso ed i monaci dispersi. Padre Ignatij fece ritorno a Birjuc, la sua città natale, e per un po’ di tempo visse presso i suoi genitori. Passò poi a Voronez dove, dopo alcuni mesi trascorsi in ospedale perché s’era ammalato di tifo, l’arcivescovo Petr (Zverev) gli affidò la direzione del coro della città. La salute cagionevole lo costrinse a dare le dimissioni dall’incarico dopo non molto tempo.
All’inizio del 1930 i comunisti decidono di arrestare una buona parte del clero della diocesi di Voronez. Viene arrestato anche padre Ignatij e accusato di aver fatto del monastero la sede di una banda di antirivoluzionari. Padre Ignatij si dichiara innocente e ne adduce le prove che, naturalmente, non vengono tenute in nessun conto. Il 28 luglio 1930 è condannato a dieci anni di lager. L’anno seguente la condanna viene commutata a dieci anni di confino nelle regioni del Nord. Le condizioni di vita si mostrarono insopportabili per la salute di padre Ignatij.
Muore al confino il 27 settembre 1932.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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