Il martire Ilija nasce il 14 gennaio 1886 a Mosca, termina le scuole medie nel 1904 e si iscrive nella facoltà storico - filosofica dell’Università di Mosca, ma già durante gli studi all’università ama leggere la vita dei Padri e dei santi, in particolare approfondisce gli insegnamenti di Teofane il recluso. Nel suo diario di studente troviamo: “Tutta la vita deve essere trasfigurata totalmente. Dobbiamo pregare Dio continuamente”. Nel 1907 interrompe gli studi all’università per entrare nel seminario teologico d Mosca. Nel 1908 si sposa con Evgenia Zvezdinska che gli donerà sei figli. Nel 1911 si laurea all’Accademia teologica di Mosca discutendo la tesi su Isacco il Siro. Nello stesso annoi viene ordinato sacerdote e destinato alla chiesa dell’ospizio a Sokol’niki (Mosca) dove resterà fino al 1919 quando l’ospizio sarà chiuso e la chiesa rasa al suolo dai bolscevichi. Padre Ilija si trasferisce come parroco alla chiesa di S. Nicola dove trova una popolazione impaurita ed una chiesa bisognosa di restauro. Il suo primo pensiero è per i fedeli che con il nuovo parroco riprendono fiducia e coraggio per frequentare le funzioni religiose. Riportiamo alcuni passi dalle prediche che i fedeli hanno conservato fino ad oggi.
“Dobbiamo credere nella nostra salvezza. Anche un nostro buon desiderio, la nostra fede con cui ci accostiamo al Santo Calice (Eucarestia), le nostre preghiere non cadono nel vuoto; tutto questo viene conservato e riunito nella profondità del nostro cuore dove avviene la rinascita dell’uomo nuovo. Anche se questo uomo nuovo è piccolo come un bambino che non sa ancora muovere le mani ed i piedi e vive nel grembo materno del nostro spirito, la cosa importante è che questo uomo è nato e noi abbiamo la possibilità di vivere una vita eterna”
“Un tempo nelle chiese ferveva una profonda vita spirituale, oggi anche le scuole ortodosse, in nome di Marks, vengono trasformate in club dove si svolge la propaganda antireligiosa che invita alla violenza e alla dittatura. Durante le feste religiose si organizzano parate antireligiose…”
Nel 1923 padre Ilija viene arrestato sotto accusa di aver propagandato idee contrarie al regime e rimane nella prigione di Butyrka per tre mesi dove ha la fortuna di incontrare il vescovo (chirurgo famoso) luka (Bojno - Jaseneckij) e ne resta affascinato. Ritornando in libertà ha la triste sorpresa che tutta la sua ricca biblioteca gli è stata sequestrata. Nel 1924 il regime comunista gli propone di abbandonare il suo lavoro in parrocchia e ritirarsi in buon ordine, altrimenti sarebbe stato licenziato dal suo lavoro scientifico alla Galleria Tetrjakov (lavoro che gli forniva il pane per sopravvivere). La moglie lo consola: “Ringrazia il Signore perché d’ora innanzi sarai costrette a fare soltanto il prete”. Economicamente la situazione si mette male, ma lo spirito non demorde e neppure la Provvidenza si dimentica del suo prete generoso e pio.
Il 24 giugno 1924 anche la chiesa di S. Nicola viene chiusa per ordini superiori. Il 26 ottobre 1930 padre Ilija viene nuovamente arrestato. La causa occasionale dell’arresto è determinata dal rifiuto di Marija Michajlova, una figlia spirituale di padre Ilija, di sottoscrivere un appello, fatto circolare nell’istituto dove studiava, che chiedeva la pena di morte per i nemici del popolo. Lei viene arrestata e, di conseguenza, anche colui che nella giovane aveva insinuato idee tanto impopolari da condannare la pena di morte per i figli del popolo. Il 23 novembre 1930 il tribunale della Trojka condanna padre Ilija a tre anni di lager.
Da una lettera ai suoi cari (agosto 1931) “… Possiamo abituarci a tutto, anche alle situazioni più pesanti. In qualche modo si può adattarsi ad ogni circostanza e allora si può vivere meglio. Non preoccupatevi dei libri che mi hanno sequestrato. Io non sono più quello di un tempo. Miei cari, ora mi sembra che l’amore per i libri mi abbia impedito di amarvi come avrei dovuto. Sia glorificato Dio per tutto. Lui ha dato, Lui ha tolto. Sia benedetto il suo nome!... Sono certo che nell’eternità noi saremo insieme, ma non sulla terra. Allo scadere della pena certamente mi daranno altri tre anni. Qui io sto vivendo la mia seconda accademia teologica, senza la quale non entrerei nel Regno dei cieli. Ogni giorno aspetto la morte e mi preparo”. Il 9 dicembre 1932 padre Ilija scrive l’ultima lettera: “Si avvicina il tempo della liberazione, ma mi aspetto di essere condannato a tre anni di confino. Accetto tranquillamente anche questa nuova condanna, mi sono abituato ad accettare sereno ogni punizione”.
Il 18 ottobre 1932, alle 4 di notte prende fuoco la baracca dove dormiva padre Ilija. Di lui non fu trovato nulla. La sera prima, salutando un amico aveva detto: “Conserva la pace e mille accanto a te si salveranno. Io qui ho conservato questa pace dell’anima. Amo il Signore e per lui sono disposto a salire anche vivo sul rogo”.
Il 2° marzo 1933 la trojka condanna (post mortem) padre Ilija a 3 anni di confino.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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