Konstantin Golubev nasce nel 1852 nel villaggio di Baranovka, governatorato di Saratov. Il padre Aleksej, lettore nella chiesa parrocchiale, muore quando Konstantin compie nove anni. Konstantin termina a pieni voti il seminario teologico di Saratov nel 1974, ma non pensa, per il momento, di chiedere l’ordinazione sacerdotale perché preferisce dedicarsi da laico alla missione. In quei tempi erano in espansione nel governatorato di Saratov sia le sette d’ispirazione protestante come le comunità scismatiche. Per esempio nella città di Vol’sk la maggior parte della popolazione non era ortodossa; in alcuni centri non superava il 10%. Anche Baranovka, il villaggio nativo di Konstantin, non costituiva un’ eccezione, la chiesa parrocchiale, anche nei giorni di festa era quasi vuota.
Già dagli anni del seminario Konstantin si era interessato del problema delle sette. Nel 1867 nella diocesi di Saratov era stata fondata la ‘Fraternità della santa Croce’ che aveva come scopo principale l’attività missionaria. La fraternità aveva creato una casa editrice che pubblicava testi destinati alla conversione degli eterodossi, organizzava incontri e convegni, aiutava anche economicamente i non ortodossi che si trovavano in difficoltà. Più che contare sull’intervento dello stato, la fraternità intendeva puntare su una attività formativa di confronto fraterno. Konstantin desidera essere membro attivo di questa fraternità e, terminati gli studi, chiede al vescovo di essere ufficialmente mandato nel paese nativo come missionario laico. Sostenuto dal parroco padre Matfej, fonda anzitutto una scuola parrocchiale, della quale diventa direttore e, nello stesso tempo, inizia un contatto personale con la gente che aveva abbandonato la chiesa ortodossa. Per costoro ogni domenica organizza incontri accompagnati da dialoghi. Non avvengono conversioni di massa, ma in due anni di lavoro assiduo Konstanti riesce a riportare alla fede dei padri mille cinquecento persone
Nel 1876 il vescovo nomina Konstantin docente nel seminario della città di Vol’sk con l’incarico di svolgere lo stesso lavoro missionario che aveva dato buoni frutti nel paese natale. Nel 1879 il vescovo nomina Konstantin Golubev missionario diocesano con l’incarico di estendere a tutta la diocesi l’esperienza svolta in ambito più limitato. Dopo non molto tempo il vescovo può constatare che le eresie e gli scismi sono meno radicati nella coscienza della gente di quello che pensava. Il problema, con la grazia di Dio, si poteva risolvere attraverso un’intelligente educazione cristiana. Le diocesi limitrofe si contendono ‘il missionario’, ma non solo, Mosca stessa lo richiede per evangelizzare alcuni sobborghi infestati dalle eresie.
Il 12 marzo 1895 Konstantin Golubev viene ordinato sacerdote. Da questo momento impegni e onorificenze si susseguono costantemente, ma la sua passione principale rimane sempre la passione missionaria, e questa la conserverà fino al martirio.
Nei primi mesi del 1918 padre Konstantin viene arrestato. E’ sempre stata una preoccupazione del comunismo di eliminare per prime le persone per bene. Viene condannato a morte senza processo. Durante la prigionia viene più volte torturato. Quando i parrocchiani vengono a sapere che padre Konstantin viene portato alla fucilazione, si riuniscono in folla e seguono a debita distanza il triste corteo. Le uniche parole che possono udire dal loro parroco: “Non sanno quello che fanno” (ripetono le parole di Gesù mentre veniva portato al Calvario. Perdona loro perché non sanno quello che fanno). Un testimone presente conferma: “Portarono sul luogo dell’esecuzione padre Konstantin soltanto ferito e lo buttarono vivo nella fossa. Egli sollevò la testa dal fondo della fossa pregando di essere ucciso. La figlia che era presente s’inginocchiò di fronte ai boia e li supplicava che il padre non venisse sepolto vivo. A nulla valse”.
La tradizione ha conservato il nome del capo dei banditi rossi che uccisero padre Konstantin, un certo Belov. Dopo l’esecuzione, il padre gli appariva frequentemente in sogno e nella sua fantasia. Un giorno entra in camera la moglie, la scambia per il fantasma di padre Konstantin, estrae la pistola, spara e la uccide; con un altro colpo si uccide.
Quando il 20 novembre 1995 furono ritrovati i resti del padre missionario Konstantin, nella medesima fossa furono scoperti i resti di altri due martiri; un martire ignoto e un sodato della guardia rossa che si era rifiutato di partecipare all’uccisione di padre Konstantin e per questo era stato fucilato lo stesso giorno. Fra i martiri della Chiesa russa è d’obbligo ricordare anche alcuni comunisti.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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