Kronid Ljubimov (al secolo Konstantin) nasce il 13 maggio 1859 nel villaggio Levkievo, governatorato di Mosca. A sedici anni Konstantin entra nel seminario di Volokolams, ma prima di terminare i corsi, e precisamente nel 1878, è accettato come novizio nella Lavra della Trinità e di S. Sergij; ma appena dopo due anni è chiamato al servizio militare. Ritornerà alla Lavra il 4 gennaio 1883 dove viene consacrato monaco con il nome di Kronid. Il 25 settembre 1889 è ordinato diacono e il 23 maggio 1892 sacerdote.
Nella sua attività pastorale, che svolge inizialmente a Pietroburgo, padre Kronid incontra una grande corrispondenza da parte dei fedeli che ricorrono a lui sempre più frequentemente per chiedere consiglio e conforto. A volte la sua predicazione sembra essere profetica. Prevedendo tempi burrascosi per la Chiesa, invita la gente alla penitenza: “Se il popolo russo non si ravvede e non ritorna a Dio attraverso la conversione è imminente una catastrofe provocata dall’ateismo e dalla mancanza di una guida. Giorno e notte ci saranno saccheggi e nessuno potrà salvarsi. E allora non sarà necessario, come un tempo, mandare messaggeri ai variaghi perché vengano a dirigere il nostro paese: “La nostra terra è ampia, ma non c’è ordine; venite a guidare il nostro paese” (A. Tolstoj). Potrebbe accadere qualche cosa di peggio: i nemici verranno senza essere chiamati, come un tempo vennero i mongoli, e, sfruttando i nostri contrasti interni, domineranno sopra di noi, imponendo il loro ordine”.
Il 9 gennaio 1915 padre Kronid è nominato superiore della Lavra della SS. Trinità e di S. Sergij, il famoso monastero e il più venerato santuario di tutta la Russia.
Nel 1917, prima ancora dello scoppio della rivoluzione di ottobre, si celebra a Mosca il Concilio locale della Chiesa Ortodossa Russa al quale padre Kronid è chiamato a partecipare. Nell’autunno dello stesso anno tutti i beni del monastero vengono sequestrati e l’11 aprile 1919, nonostante la protesta del Patriarca Tichon, di padre Kronid e di tanta popolazione è profanata la tomba di S. Sergij che viene trasportata in un museo di Mosca e mostrata al pubblico a conferma che l’incorruttibilità del corpo dei santi è una fiaba inventata dai preti per ingannare la gente.
Nella primavera del 1919 il monastero viene chiuso e i monaci sono invitati a formare un’unità lavorativa alle dipendenze dello stato. I monaci preferiscono accasarsi nei monastri ancora aperti, mentre altri, fra i quali padre Kronid, si sistemano in appartamenti privati nel villaggio vicino all’ex monastero. Per motivi di sicurezza, padre Kronid è costretto a cambiare frequentemente residenza, ma continua ad esercitare il suo ministero di archimandrita accogliendo i monaci che desiderano vivere monasticamente la vita anche fuori dal monasteri e visitando chi ha più bisogno di essere sostenuto nella fede.
Padre Kronid viene arrestato e rinchiuso nella prigione di Taganka di Mosca. Viene interrogato nello stesso giorno dell’arresto.
Giudice: Quanti erano i monaci nel suo monastero?
Kronid: Nel 1917 erano circa 900, più 700 operai volontari.
G. Che pensa del governo sovietico?
K. Sono un monarchico convinto . Come credente riconosco il potere sovietico.
G. Lei è accusato di far parte di un gruppo clericale controrivoluzionario.
K. Ripeto che per convinzioni sono fino ad oggi un convinto monarchico; nello stesso spirito ho educato i monaci, ma nego di far parte di un gruppo politico.
G. Faccia i nomi di quelli che la pensano come lei.
K. Mi rifiuto di rispondere alla sua domanda
G. Esigo che lei faccia i nomi di quelli che venivano da lei.
K. Mi rifiuto di fare dei nomi. Dimentico facilmente sia nomi che cognomi.
Il 7 dicembre 1937 padre Kronid Ljubimov viene condannato dalla trojka alla pena capitale. Fucilato il 10 dicembre 1937 nel poligono di Butovo (Mosca).
Da una predica di padre Kronid: “I nostri passi sulla terra sono segnati dalla sofferenza, ma l’amore di Dio per noi è come un sole che splende eternamente e fa giungere la sua luce dove domina la tenebra, la tristezza, la persecuzione.. Per accogliere questa luce nei nostri cuori occorre guardare con fede ed amore alla Fonte della luce, al Signore nostro Gesù Cristo; e conservare sempre nella nostra anima le sue parole di amore e di consolazione: ‘Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed io vi ristorerò (Mt. 11,28). La vita sulla terra è una scuola d’amore. Non è possibile giungere in Paraiso se qui sulla terra non impariamo ad amare”
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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