Padre Vladimir naque nel villaggio di Zaborov, governatorato di Tver. Pure il padre Dimitrij era sacerdote e la madre era figlia di un sacerdote ortodosso. Compiuti gli studi al seminario teologico di Tver, si sposa con Evdokija, figlia del sacerdote Ioann Dmitrievskij. Dal loro matrimonio nascono una femmina e tre maschi. Alla nascita dell’ultimo muore Evkokija Ivanovna. Ordinato sacerdote padre Vladimir è nominato parroco nel villaggio Spasskij Kashinskij dove resterà fino a quando la chiesa del villaggio sarà chiusa dai comunisti. Per la sua bontà d’animo verso i bisognosi, la sua umiltà e la sua misericordia i parrocchiani lo amavano come un padre e un buon pastore. Nonostante la limitatezza dei mezzi aiutava sempre coloro che si trovavano in difficoltà donando fino all’ultimo spicciolo. Di lui si diceva che passava la sua vita fra il digiuno, la chiesa e la sua gente.
Nel 1924 i bolscevichi chiusero la chiesa parrocchiale, confiscarono tutti gli oggetti di culto e tutto ciò che trovarono nell’abitazione di padre Vladimir. Durante l’ultima celebrazione la chiesa era strapiena di fedeli che pregavano e piangevano. Padre Vladimir accompagnò a piedi i parrocchiani alla nuova parrocchia che distava 30 chilometri dalla chiesa appena chiusa. A padre Vladimir il vescovo assegna la chiesa del villaggio Vyshnij Volochek. Ormai aveva superato i 70 anni ed era frequentemente ammalato. I familiari lo consigliano di non farsi vedere in chiesa per non mettere in pericolo loro assieme a se stesso. La situazione religiosa nel frattempo sta peggiorando di giorno in giorno, ma lui continua a svolgere il suo ministero sacerdotale impegnando tutte le sue forze che ormai fisicamente si indeboliscono sempre di più.
Il 13 febbraio 1938, padre Vladimir viene arrestato sebbene fosse ammalato; approfittando della occasione propizia i gendarmi rossi spogliarono ben bene tutta l’abitazione del sacerdote. In carcere il sacerdote è visitato dal medico che segnala: sclerosi del cuore, senilità avanzata, abile di terza categoria.
I testimoni, imboccati dal regime, depongono che padre Vladimir aveva parlato male del regime e svolgeva fra i fedeli sistematicamente propaganda antisovietica. Il 19 marzo 1938 padre Vladimir è interrogato:
D. Lei è accusato di propaganda antisovietica, conferma?
R. Non ho mai fatta propaganda antisovietica: Non mi considero colpevole.
D. Secondo la deposizione del testimone lei ha svolto propaganda contro la rivoluzione. Si ritiene colpevole?
R. Considero falsa la deposizione del testimone.
D. Secondo la deposizione del testimone lei ha diffuso voci menzognere contro scienziati sovietici. Riconosce quanto è stato deposto?
R. Riconosco di aver criticato uno scienziato sovietico, ma non allo scopo di far propaganda contro la rivoluzione. Il mio giudizio riguarda lo scienziato, sul quale confermo la mia opinione.
D. Il 27 settembre 1937 lei ha detto: “Lo scienziato Pavlov prima di morire raccomandò di non abbattere le chiese e neppure di trasformarle in musei. Vedete, anche gli scienziati si pronunciano in favore della religione”. Lei approva questa dichiarazione?
D. Sì, la confermo.
Il 27 aprile padre Vladimir fu condannato a 7 anni di lager. Riportato in carcere si ammalò gravemente. L’amministrazione della prigione non prese nessun provvedimento, neppure quando i compagni di cella protestarono in coro: “Perché tormentate un vecchio prete, anche noi crediamo in Dio.
Le condizioni di salute di padre Vladimir peggiorarono sempre di più fino a portarlo alla morte che avvenne nella cella del carcere il 7 settembre 1938.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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