Il vescovo Platon (al secolo Pavel Petrovich Kul’bush) nasce il 13 luglio 1869 a Podis in Estonia. Studia al seminario di Riga e in seguito all’Accademia teologica di Pietroburgo che termina nel 1894 con il titolo di dottore in teologia. Fin dagli anni dell’Accademia è socio della “Associazione per la formazione religiosa e morale” e si occupa in particolare della cura degli estoni presenti a Pietroburgo (più di 16.000), impegno che resterà sempre nel cuore del giovane sacerdote, ordinato il 5 dicembre 1894. A Pietroburgo gli estoni sono per lo più giovani ex contadini, poveri, venuti nella capitale dell’impero zarista in cerca di lavoro. Padre Pavel viene nominato decano di tutti gli estoni ortodossi che risiedono in diocesi, una carica che lo impegna non soltanto da un punto amministrativo e spirituale, ma anche caritativo.
Il 21 ottobre 1986 per sua iniziativa si apre A Pietroburgo la prima scuola parrocchiale per gli estoni che padre Pavel dirigerà e dove insegnerà gratuitamente fino alla sua ordinazione episcopale. Questa è soltanto una delle diverse iniziative di padre Pavel in favore del suo popolo. Ci limitiamo di ricordare ancora la fondazione della “Fraternità di S. Isidoro”, un’associazione culturale religiosa che intende esporre ed affrontare i problemi più vitali dell’emigrazione estone.
Il 31 dicembre 1917 padre Pavel è ordinato vescovo con il nome di Platon e destinato alla diocesi di Revel’ in Estonia. Dopo breve tempo, il Patriarca Tichon gli affida anche la reggenza della diocesi di Riga. Nel 1918 l’Estonia è occupata dai tedeschi che non sono per niente riguardosi nei confronti della Chiesa ortodossa. Il vescovo Platon scrive una lettera di protesta alle competenti autorità, ma non ottiene nessuna risposta. All’inizio del dicembre 1918 il potere germanico viene sostituito da un regime ancora peggiore. Il 18 dicembre le truppe sovietiche occupano la città Jurev dove abitava il vescovo Platon e già dalla prima notte del nuovo governo iniziano le perquisizione. Nel giro di 24 ore sono arrestate più di 500 persone, i soliti ostaggi che Lenin raccomandava di raccogliere nei lager per ammonire il popolo dissidente.
Nella notte del 1 gennaio 1919 i nuovi capi celebrano in cattedrale la loro prima “Funzione comunista”. Al suono della marsigliese si inaugurano i balli; sull’altare maggiore è fissata la bandiera rossa; non manca neppure la predica comunista di A. Valner; “ E’ tutta falsità quello che fino ad oggi è stato proclamato da questa cattedra…” Nel giro di due giorni vengono chiuse tutte le chiese della città. Il vescovo Platon è imprigionato il 2 gennaio 1919. Dopo due giorni la stessa sorte tocca a padre Michail Blejve, parroco della chiesa della Dormizione; a padre Nikolaj Bezhanickij, parroco della chiesa di S. Giorgio; al pastore Gan oltre a tanti altri. I religiosi vengono sottoposti a lavori pesanti e umilianti, ma proprio in questi momenti di tortura i rappresentanti delle varie confessioni cristiane riscoprono le radici della loro unità. Il vescovo Platon, dopo aver baciato in prigione sacerdoti e pastori protestanti aggiunge: “Sebbene siano pesanti i tempi che il Signore ci ha mandato, essi sono pieni di grazia: mai come oggi è per noi chiaro, quello che avremmo dovuto capire prima, cioè che le differenze che esistono fra la varie confessioni cristiane non sono altro che altro che pareti innalzate dagli uomini; queste pareti non sono alte perché sopra di esse c’è un solo Signore, Dio, il nostro Padre celeste comune”: Durante l’interrogatorio quando al vescovo Platon viene imposto di noni parlare di Cristo, egli risponde il vescovo: “Finché la nostra lingua è libera di parlare, noi glorificheremo il Signore Dio.
Una settimana dopo l’arresto del vescovo Platon hanno inizio le fucilazioni di massa. Il vescovo viene fucilato il 14 gennaio 1919 alle ore 11 del mattino, assieme a padre Michail Blejve e a padre Nikolaj Bezhanickij e molti altri.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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www.culturacattolica.it
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