Prokopij (al secolo Petr Semenovich Titov) nasce il 25 dicembre 1877 nella città di Kuzneck, governatorato di Tomsk. Studia nel seminario teologico di Tomsk e in seguito all’accademia teologica di Kazan’. Terminati gli studi nel 1901, nello stesso anno entra in monastero ed assume il nome di Prokopij. Come primo incarico gli è affidato l’insegnamento della religione nella scuola vescovile quadriennale di Tomsk che ha lo scopo di preparare gli insegnanti per la scuola elementare. La scuola era stata fondata dal famoso missionario dell’Altai il vescovo Makarij (Nevskij). Nel 1903, accanto alla scuola il vescovo aveva organizzato degli incontri settimanali per il clero incontri che, con il passar del tempo, si erano trasformati in una fraternità di sacerdoti, Il principale animatore di queste assemblee sacerdotali era il monaco padre Prokopij
Nel 1906 padre Prokopij è mandato ad insegnare nel seminario teologico di Irkusk e dopo pochi mesi, dalla profonda Siberia deve spostarsi agli estremi confini occidentali dell’impero russo, a Zhitomir dove è destinato a svolgere il compito di vicerettore e insegnante di Sacra Scrittura nell’Istituto pastorale della diocesi. Grazie alla presenza e all’animazione di padre Prokopij l’istituto in breve tempo diventa il modello, unanimemente riconosciuto, di formazione del clero. L’intento principale dell’istituto non era semplicemente di preparare sacerdoti da un punto di vista intellettuale, ma di formare delle persone innamorate di Cristo e della Chiesa. Il rapporto poi fra docenti e discenti doveva aveva come scopo la formazione di una fraternità di fede e di carità, paradigma di fraternità sacerdotali anche nel futuro apostolato delle parrocchie. Dopo sei annii di insegnamento, prima di abbandonare l’istituto pastorale per prendere possesso della cattedra vescovile, i suoi alunni scrissero di lui: “L’immagine di padre Prokopij, il suo sguardo che irradiava il fuoco della saggezza, il suo sorriso sereno e misericordioso sul volto buono di un uomo russo magnanime, sarà per sempre impresso nelle anime di chi lo ha conosciuto”.
Il 30 agosto 1914 padre Prokopij è consacrato vescovo per essere vicario della diocesi di Odessa e Cherson, e dal 1921 ordinario della stessa diocesi. Il 16 febbraio 1923 il vescovo Prokopij ò arrestato e rinchiuso prima nella prigione di Cherson e poi di Odessa. La popolarità del vescovo è tale che non é difficile raccogliere moltissime firme per chiedere la liberazione del pastore. Il patriarca stesso intercede in favore del vescovo presentando la supplica dei fedeli alle autorità comuniste di Mosca. Sembra che non ci sia nulla da fare. La sentenza è definitiva: fucilazione. Contro ogni aspettativa, dopo due anni di prigione il vescovo Prokopij il 12 gennaio 1925 viene liberato. Nel giugno 1925 ottiene il titolo di arcivescovo e può ritornare nella sua diocesi di Odessa e Cherson.
Nell’autunno del 1925 il partito comunista decide di eliminare la guida suprema della Chiesa ortodossa russa e le persone più influenti della stessa chiesa. Vengono arrestati decine di vescovi fra i quali lo stesso Patriarca Tichon e i’arcivescovo Prokopij (il 19 novembre 1925). Il 26 maggio 1926 l’arcivescovo Prokopij è condannato a 3 anni di lager da scontarsi alle isole Solovki. Nel dicembre 1928, senza alcun processo, riceve un supplemento di pena, 3 anni di confino a Tobol’sk. Quivi giunto, questa volta con normale processo farsa, l’arcivescovo è accusato di aver svolto propaganda antisovietica fra i detenuti. Viene liberato dopo un mese e mezzo di prigione, ma il 30 luglio 1931, sempre al confino, l’arcivescovo è arrestato e accusato, tanto per cambiare, di propaganda antisovietica (i comunisti, come i peccati, sono ripetitivi fino alla nausea).
Al giudice istruttore il vescovo Prokopij risponde: “La politica, svolta dall’attuale governo nei confronti della religione, limita l’attività religiosa del clero e costringe il clero a vivere in condizioni estremamente difficili.” Il 14 dicembre 1931 la commissione speciale condanna l’arcivescovo ad altri 3 anni di confino nel Kazachistan. Viene liberato nell’aprile del 1934, ma il gusto della libertà gli viene concesso a gocce: Il 2 ottobre 1934 è nuovamente arrestato e accusato di simpatie monarchiche, accusa questa volta non del tutto inventata. “Io sono un uomo apolitico - così risponde il vescovo al giudice istruttore – ma sono anche un convinto discepolo della Chiesa ortodossa Russa, e, come rappresentante di quest’ultima, è naturale che non sia indifferente alla forma di governo che vige nel paese, se perseguiti oppure sostenga la Chiesa. E’ quindi del tutto logico che io preferisca un regime che sostenga la Chiesa, piuttosto di un regime politico che la perseguiti o limiti la libertà della sua azione. Per questo motivo io simpatizzo per il potere monarchico. Questo non significa che io sostenga l’eliminazione violenta del governo sovietico per restaurare la monarchia … e sono anche persuaso che una monarchia assoluta ha fatto il suo tempo. Io oggi vorrei un regime che assicuri la piena divisione fra stato e Chiesa e sia garantita alla Chiesa la piena libertà e la non intromissione dello stato negli affari della Chiesa.”
Il 17 marzo 1935 la solita commissione straordinaria condanna l’arcivescovo Prokopij e il sacerdote amico padre Ioann Skadovskij a 5 anni di confino nella città di Turtkul’. Giungono a destinazione il 7 maggio (le tappe per giungere al confino erano lunghe e tormentose, perché i condannati durante il ‘trasporto’ venivano considerati prigionieri) e qui i due amici rimangono per due anni in un clima di limitata, ma, dato i tempi, di tutta apprezzabile, libertà. Possono celebrare la Divina Liturgia in casa e, con una certa discrezione, esercitare il ministero della confessione. Ma i tempi sono quelli che sono. L’anno 1937 non risparmia nessuno, neppure i comunisti.
Il 24 agosto 1937 l’arcivescovo Prokopij e il sacerdote Ioann Skadovskij vengono arrestati per l’ultima volta. Il processo è, oltre che formale, abbastanza sbrigativo. La gente da ammazzare è molta e non c’è tempo da perdere. Il 28 ottobre 1937 la trojka pronuncia la sentenza, sempre eguale per tutti, la fucilazione. Il 23 novembre 1937 l’arcivescovo Prokopij Titov e il sacerdote Ioann Skadovskij vengono fucilati e sepolti in sconosciuta fossa comune.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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