Padre Viktor nasce il 19 ottobre 1917, da un sacerdote greco cattolico, nel villaggio Negrovo. Nel 1936 entra nel seminario diocesano di Užgorod e il 12 luglio 1941 viene ordinato sacerdote dal vescovo greco cattolico Aleksandr Stojka che gli assegna la parrocchia del villaggio Černyj Potok. Dopo l’arrivo dell’Armata Rossa e la liberazione dal potere ungherese, nell’ottobre del 1944, i cristiani e i fedeli del villaggio eleggono all’unanimità padre Viktor delegato al primo Congresso dei Comitati del popolo che ha luogo il 26 novembre 1944 nella città di Mukačevo
Nel 1946 il vescovo Feodor Romža trasferisce padre Viktor alla parrocchia del villaggio Tur’i-Remety. Gli agenti del KGB e le autorità comuniste locali sperano ardentemente che padre Viktor, ex delegato al Congresso dei Comitati del popolo, sostenga l’iniziativa della liquidazione della chiesa greco cattolica, ma il sacerdote rigetta decisivamente la proposta e quindi hanno inizio i soliti metodi umanitari persuasivi, tipici della pedagogia sovietica: gli è tolta la facoltà di esercitare il ministero sacerdotale, è scacciato dalla casa parrocchiale e impossibilitato a trovare lavoro. Padre Viktor comprende che lo attende la sorte di suo padre, il sacerdote Evmenij Duliškovič arrestato il 21 gennaio 1949.
Padre Viktor è arrestato il 26 maggio 1949. Nell’atto di accusa si dice: “Viktor Duliškovič durante il periodo dell’occupazione ungherese, nelle sue prediche si pronunciava in favore dei fascisti, accusava falsamente l’Unione Sovietica e invitava la popolazione ad aiutare l’armata tedesca ungherese nella guerra contro l’URSS … Attualmente svolge attività antisovietica, si dimostra contrario alle iniziative prese dagli organi del potere sovietico ed esalta la politica aggressiva degli stati imperialistici.” L’avvocato difensore dimostra che è vero il contrario perché padre Viktor aveva sempre aiutato i partigiani che combattevano contro l’occupazione tedesca ungherese, ma la verità storica non ha nessuna importanza per i comunisti, ha sempre valore quello che loro inventano per condannare i “nemici del popolo”.
Il 9 luglio 1949 padre Viktor è condannato a 25 anni di lager e alla confisca dei beni. Il 25 agosto, assieme ad alcuni sacerdoti, viene condotto, come prima tappa, nella prigione di Leopoli, il 10 settembre il gruppo si trova nella prigione di Kiev e da qui finalmente padre Viktor parte per la destinazione finale, il lager nel villaggio Kengir (Kazakistan) dove lavora nelle miniere per l’estrazione del bronzo. Il 16 maggio 1954, 5.200 detenuti insorgono, riescono a immobilizzare le guardie e i capi del campo, ma dopo 40 giorni il 26 luglio arrivano gli aeroplani dal cielo e i carri armati dalla terra. Vengono uccisi più di 600 detenuti, fra questi anche padre Viktor Duliškovič.
Il 16 marzo 1954 padre Viktor aveva inoltrato domanda perché fosse riesaminato il suo caso. Il Tribunale Supremo dell’Ucraina prende in considerazione la richiesta di padre Viktor e lo assolve per mancanza di prove il 26 ottobre 1954, due mesi dopo la morte.
Padre Viktor viene riabilitato definitivamente il 24 luglio 1992.
La moglie di padre Viktor, Marija Nejmet (1920-1982), dopo l’arresto del marito viene licenziata dalla scuola dove insegna e si trova sulla strada con tre figli piccoli a carico. Il lavoro è saltuario e pesante, ma la carità dei fedeli supplisce alla mancanza di carità istituzionale del partito.
Fonte:
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