Sergej Krotkov nasce nel 1876 nel villaggio Podlesnaja, governatorato di Rjazan. A tre anni muore il padre. Il piccolo Sergij viene affidato prima ai parenti e poi affidato al seminario teologico di Rjazan. Terminati gli studi si sposa con Pallandija Orlova e nel 1903 è ordinato sacerdote.
All’inizio della prima guerra mondiale è mandato al fronte come cappellano militare e rimane in prima linea fino al termine delle operazioni belliche. Resta in servizio, sempre come cappellano militare, fino a quando l’esercito zarista deve consegnare le armi all’esercito comunista. A questo punto gli viene assegnata la parrocchia del villaggio di Valuicili, governatorato di Voronez. Il vescovo lo aveva ammonito che, dati i suoi precedenti, sarebbe stato più opportuno trovare all’estero una sistemazione meno pericoloso, ma padre Sergij preferisce condividere le sorti del suo popolo.
Nel 1922 padre Sergij è trasferito nel villaggio di Carevo, diocesi di Mosca dove rimane fino al 1930. I tempi sono difficili, ma non tanto da impedire a padre Sergio di impegnarsi in un apostolato di attenta cura ai bisogni sia spirituali che materiali delle persone lui affidate. Ci è rimasta la testimonianza di un fedele parrocchiano: “Noi conoscevamo le difficoltà che il padre doveva affrontare e gli offrivamo del denaro, ma lui non voleva mai accettarlo e ci consigliava di darlo ai poveri. Non chiedeva mai nulla per le prestazioni spirituali”.
Nel 1930 padre Sergij passa alla parrocchia di Pokrovskoe sempre nella diocesi di Mosca. Alla fine del 1937 il potere sovietico decide di far chiudere la chiesa parrocchiale. Come al solito, per dar una parvenza di democraticità, il partito cerca di raccogliere fra la popolazione firme che approvino la chiusura della chiesa, ma il popolo testardo oppone resistenza, segno evidente che la preferenza della gente è riservata alla chiesa e al proprio parroco. Ma il partito non molla. Alla fine del febbraio 1938 la polizia sovietica chiama a rapporto padre Sergij e lo invita a lasciare il paese per facilitare la chiusura della chiesa. Testardo il partito, ma più testardo padre Sergij che non intende cedere alle minacce, pur prevedendo a quello che andava incontro.
Il 2 marzo, al termine della Divina Liturgia, padre Sergij viene arrestato e condotto nella prigione Taganka dove viene interrogato.
G.- L’inchiesta dispone dei dati secondo i quali risulta che lei ha svolto attiva propaganda antisovietica fra la popolazione.
S.- La mia attività antisovietica consiste nelle celebrazioni liturgiche. Sono stato educato alla fede fin da bambino, la fede mi è entrata nel mio corpo e nel mio sangue e per questo motivo io sono contrario al partito e al governo e alle misure che introducono, Io non ho svolto propaganda antirivoluzionaria fra la gente, ma la mia insoddisfazione al potere sovietico io l’ho espressa fra alcuni fedeli. Ho parlato che la vita è dura, delle tasse imposte a me ed ad altri”.
Il 14 giugno padre Sergio venne condannato alla fucilazione dalla Trojka, il 1 luglio 1938 fucilato.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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