Viktor Il’inskij nacque il 31 ottobre 1872 nel villaggio Koj, governatorato di Tver. Suo padre era diacono. Studiò a Novgorod e, ritornato nel proprio villaggio per dieci anni insegnò come maestro elementare. Nel 1912 venne ordinato diacono. Per la prima volta vene arrestato nel 1920 e condannato a tre mesi di carcere per non aver consegnato il grano all’ammasso in tempo stabilito.
Ritornato dalla prigione prestò servizio come diacono a Koj. Nel 1927 il regime comunista stabilisce che è giunto il tempo per chiudere la chiesa del villaggio. Il diacono Viktor, assieme alla popolazione credente, decide di opporre ferma resistenza. Più di sessanta donne si presentano al soviet del villaggio e dichiarano di non allontanarsi finché non avranno ricevuto assicurazione che la loro chiesa non sarà chiusa. Per il momento i compagni decidono di ritirarsi.
Nel 1930 il diacono Viktor viene ordinato sacerdote e sempre destinato alla parrocchia di Kuj. Dopo pochi giorni dalla sua ordinazione viene arrestato con la stessa imputazione di un tempo e condannato a otto mesi di prigione.
Nel 1934 viene nuovamente arrestato per non aver dichiarato il possesso di alcune monete. Condannato a due anni di lager. I lavori forzati lo debilitano al punto che i medici lo dichiarano in pericolo di morte. Viene liberato prima del tempo perché possa morire a casa. Nel 1935 esiste ancora fra i compagni un residuo di umanità che scomparirà del tutto nel 1937. L’aria di casa lo rimette in sesto e padre Viktor può riprendere il suo servizio sempre nel suo villaggio.
Nel 1936, durante una perquisizione nella casa parrocchiale si trovano i registri dei nati, dei battezzati, dei matrimoni e dei defunti. Padre Viktor viene accusato di sostituirsi ad un compito che spetta soltanto allo stato comunista. Inaspettatamente non viene condannato. Ma dopo poco tempo allo zelante sacerdote vengono contestate ben più gravi imputazioni: dopo l’esproprio delle campane, padre Viktor si ritiene libero di stabilire il tempo per l’inizio delle funzioni, impedendo in questo modo il vigile e paterno controllo del partito. D’altra parte il controllo del partito è in grado di assicurare, preoccupato, un fatto ancora più grave: il numero dei fedeli praticanti è di anno in anno, in continua crescita. Del tutto giustificabile l’intervento del partito.
Il 12 novembre 1937 viene arrestato. Il 20 dello stesso mese si trovano i ‘testimoni’ disposti a firmare il protocollo in precedentemente preparato dal partito. Nello stesso giorno padre Viktor viene interrogato e si dichiara innocente. Il 25 novembre viene condannato alla fucilazione. Il partito non ha tempo da perdere.
Il 27 novembre 1937 padre Viktor Il’inskij è fucilato.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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