Vladimir Rjasenskij nacque nel 1891 nella città di Ostashkov, governatorato di Tver. Il padre era sacerdote. Studiò nel seminario teologico di Tver dove venne ordinato sacerdote. Fu parroco in diversi villaggi della diocesi di Tver e in seguito, stabilmente, nella chiesa della ‘Madre di Dio del Segno’ nella città di Ostashkov. Qui più volte venne chiamato dalla polizia che lo invitò calorosamente a non predicare. Ogni volto padre Vladimir rispondeva traquillo: “Ho predicato e continuerò a predicare”. La polizia incassava e registrava.
Nel novembre 1929 morì Ioann Bobrov, uno dei più vecchi ed indomabili sacerdoti della città, venerato da tutta la popolazione. Nella cattedrale intervenne a parlare, poco prudentemente, anche padre Vladimir che disse:”Padre Ioann ebbe molto da soffrire per causa del potere, fu uno dei primi a subire la persecuzione del potere quando nel 1918 fu condannato a trenta anni di reclusione. L’arresto, gli interrogatori, la prigione agirono in modo deleterio sulla sua salute e lo portarono ad una morte prematura”. La pulizia comunista pensò che non era il caso di attendere ulteriormente. Trovò in città un sellaio disposto a deporre che padre Vladimir, assieme ad altri cospiratori, aveva fondato un’associazione clandestina ‘L’ancora rossa’ che di notte si riuniva nei sotterranei del monastero femminile per minare le basi del regime sovietico. L’invenzione era così fantasiosa che in seguito gli stessi comunisti finirono per non tenerne conto, anzi lo stesso sellaio venne a trovarsi fra gli imputati, ma era sufficiente per aprire una causa contro personaggi spiacevoli. Nell’estate del 1930 finirono in carcere padre Vladimir Rjasenskij, lo starosta Dmitrij Mel’nikov e altri membri del consiglio parrocchiale..
Durante la prigionia padre Vladimir fu più volte torturato, ma non rinnegò la fede e neppure si dichiarò colpevole. Interrogato su gli amici sacerdoti, si limitò a dire: “Conosco i sacerdoti, ma con loro non parlo mai di politica ed io stesso non sono uno che si interessa di politica. Venne accusato di aver detto: “La distruzione della religione promossa dagli organi del potere, porta all’impoverimento della cultura e alla rovina del popolo.”
Nikolaj Efimovich Rosljakov, medico, persona molto religiosa e disinteressata, già condannato in passato per motivi religiosi, fu accusato di aver suonato sul flauto le note dell’inno imperiale, “Dio, proteggi lo zar…”: Lui rispose che stava intonando lo strumento per poter suonare l’Internazionale. Il capo coro della cattedrale Kostantin Alekseevich Eklund fu accusato di attività controrivoluzionaria. Lo starosta Dmitrij Mel’nikov fu accusato di aver espresso insoddisfazione nei confronti del regime sovietico, di aver aiutato economicamente persone esiliate affermando che essi erano vittime innocenti del terrore comunista, e di aver protestato per la chiusura della chiesa della Trasfigurazione. Il sellaio Pavel Aleksandrovich Akimov venne accusato di aver detto ciò che la sua fantasia aveva inventato. Così delatore ed accusati tutti insieme nello stesso brodo.
Il 26 aprile 1930 la Trojka condannò il medico Nikolaj Rosljakov a 10 anni di detenzione in lager; padre Vladimir Rjasenskij e il capocoro Konstantin Eklund a 5 anni di detenzione in lager; Pave Akimov a 3 anni; lo starosta Dmitrij Mel’nikoc a 5 anni di confino.
Il 30 gennaio 1931 padre Vladimir. Il capocoro e altri due laici partirono per il lager.
Le pesanti condizioni della degenza in carcere, le tappe nelle varie prigioni prima di giungere a destinazione e l’insopportabile lavoro del lager stroncarono la vita di padre Vladimir.
Padre Vladimir Rjasenskij morì nel lager il 4 dicembre 1932. Aveva 41 anni.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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