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Beato Albertino Maria Maisonade Religioso cistercense, martire

Festa: 13 maggio

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Bordeaux, Francia, data ignota - Casamari, Frosinone, 13 maggio 1799

Albertin Maisonade, francese di Bordeaux, dopo lo scoppio della Rivoluzione fuggì in Italia. Fu ricevuto nell’abbazia cistercense di Casamari, dove emise la professione semplice il 20 novembre 1793 come monaco corista, diventando fra Albertino Maria. Esemplare negli atti di vita comunitaria, manifestò sempre una devozione profonda per l’adorazione del Sacramento dell’altare. Non venne meno a quell’attenzione neanche la notte del 13 maggio 1799, quando un drappello di soldati francesi in rotta da Napoli fece irruzione nell’abbazia. Insieme a padre Domenico Maria Zawrel e a fra Dosideo, si diede all’Adorazione Eucaristica delle Ostie raccolte dal pavimento, in segno di riparazione, nella cappella dell’infermeria. Furono però sorpresi da tre soldati, che gettarono per terra le particole, uccisero con due colpi di sciabola fra Albertino, ferirono gravemente fra Dosideo e infine lasciarono morto anche padre Domenico, che spirò in quello stesso luogo pronunciando i nomi di Gesù e di Maria. Altri tre monaci dell’abbazia di Casamari vennero uccisi durante quella stessa notte. Il priore morì il mattino seguente, mentre un altro, che si era nascosto, morì tre giorni dopo l’assalto, a causa delle ferite riportate. Furono beatificati il 17 aprile 2021, sotto il pontificato di papa Francesco, nella chiesa dell’abbazia di Casamari, dove dal 1951 sono venerate le loro spoglie mortali. La loro memoria liturgica cade invece il 16 maggio, giorno della nascita al Cielo di fra Zosimo.



Da Bordeaux a Casamari
Albertin Maisonade nacque a Bordeaux, in Francia. Nel 1792, dopo lo scoppio della Rivoluzione, fuggì in Italia. Fu accolto nell’abbazia cistercense di Casamari: emise la professione semplice il 20 novembre 1793, come monaco corista, diventando fra Albertino Maria. Fu esemplare negli atti di vita comunitaria.

Il saccheggio dell’abbazia di Casamari
Nel 1799, le notizie dei saccheggi e delle violenze portate avanti da un drappello dell’esercito francese, in rotta da Napoli dopo la fine dell’esperienza della Repubblica Partenopea, arrivarono anche a Casamari. L’abate, padre Romualdo Pirelli, fuggì a Palermo; la responsabilità della comunità, quindi, passò a padre Simeone Maria Cardon, il priore conventuale.
Alle otto di sera del 13 maggio 1799, mentre la comunità si accingeva al canto della Compieta, che precedeva il grande silenzio della notte del monastero, un gruppo di una ventina di soldati francesi sbandati irruppe all’interno dell’abbazia. Il priore li accolse e distribuì loro cibo e bevande. Tuttavia, non appena si furono rifocillati, partirono alla ricerca di oggetti preziosi, anche commettendo veri e propri sacrilegi.

Il martirio di fra Albertino e padre Domenico
Mentre la maggior parte dei monaci fuggiva spaventata, padre Domenico Maria Zawrel raccolse per due volte le sacre specie sparse sul pavimento, prima nella chiesa, poi nella cappella dell’infermeria, dove rimase in adorazione. Fra Albertino, che aveva sempre mostrato un grande amore all’Eucaristia, si unì a lui insieme a fra Dosideo.
I monaci furono sorpresi da tre soldati, che gettarono per terra le particole. Quindi uccisero con due colpi di sciabola fra Albertino e ferirono gravemente fra Dosideo, che si finse morto, quindi poté raccontare l’accaduto.
Secondo un testimone oculare, probabilmente lo stesso religioso sopravvissuto, «infine lasciarono morto ai loro piedi anche il padre Domenico, dopo avergli tirati più colpi di spada sul capo ed in altre parti del corpo; subito spirò nella medesima cappella dicendo: “Jesus Maria”».
Altri monaci dell’abbazia di Casamari vennero uccisi durante la notte del 13 maggio: fra Modesto Maria Burgen e fra Maturino Maria Pitri. Il priore padre Simeone Cardon, invece, si spense verso le sette del mattino del 14. Un altro, fra Zosimo Brambat, si era nascosto; morì il 16 maggio, a causa delle ferite riportate, mentre cercava di andare nel vicino paese di Boville Ernica per ricevere l’Unzione degli Infermi.

Fama di santità e di martirio
I corpi dei sei monaci, da subito considerati martiri, furono sepolti nel cimitero monastico dai confratelli, ritornati dopo il gran pericolo, in modo da essere facilmente riconosciuti. Nel 1859 furono traslati nella chiesa abbaziale, precisamente nella navata sinistra. Nel 1951 le spoglie vennero collocate nella parte opposta, ossia nella navata destra, verso il portale d’ingresso.
La loro fama di santità e di martirio non venne meno nel corso dei secoli. Subito dopo l’accaduto, i fedeli della zona avevano cominciato a venire a pregare sulle loro tombe e a domandare grazie per loro intercessione.
Venne anche realizzata una serie di dipinti, opera di Mario Barberis, custodita nel Museo dell’Abbazia. Fra Albertino è ritratto in due di essi: in uno addita a padre Domenico le Ostie sparse sul pavimento della chiesa abbaziale; in un altro si trova nella cappella dell’infermeria, ormai morto, mentre padre Domenico è atterrito dalle sciabole dei soldati.

La fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione
Il 27 giugno 2013 il postulatore generale dell’Ordine Cistercense, padre Pierdomenico Volpi, chiese a monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, d’introdurre la loro causa di beatificazione e canonizzazione, per verificarne l’effettivo martirio in odio alla fede.
Il vescovo, chiesto il parere della Conferenza Episcopale Laziale ed avuto parere positivo, il 6 dicembre 2014 diede inizio al processo diocesano, concluso il 25 febbraio 2016, dopo dodici sessioni; il nulla osta dalla Santa Sede era stato emesso nel 2015. Gli atti del processo diocesano vennero inviati alla Congregazione delle Cause dei Santi, ottenendo il decreto di convalida.

Il riconoscimento del martirio e la beatificazione
La “Positio super martyrio” venne consegnata nel 2018. I Consultori teologi della Congregazione delle Cause dei Santi, seguiti dai cardinali e dai vescovi membri della stessa Congregazione, si pronunciarono a favore del martirio dei monaci.
Il 26 maggio 2020, ricevendo in udienza il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto sul martirio di fra Albertino e compagni.
La loro beatificazione venne celebrata il 17 aprile 2021 nella chiesa dell’abbazia di Casamari, col rito presieduto dal cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come delegato del Santo Padre. La loro memoria liturgica cade invece il 16 maggio, giorno della nascita al Cielo di fra Zosimo.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2021-04-11

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