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Milano, data ignota - Casamari, Frosinone, 16 maggio 1799
Zosimo Brambat, milanese di nascita, chiese alla fine del 1792 di essere ricevuto nell’abbazia cistercense di Casamari. Nel 1794 fu ammesso al noviziato; il 20 novembre dell’anno successivo emise la professione semplice, come religioso converso. La notte del 13 maggio 1799, un drappello di soldati francesi in rotta da Napoli fece irruzione nell’abbazia, uccidendo tre monaci. Il priore, invece, morì il mattino seguente. Fra Zosimo, ferito in modo grave, riuscì a stare nascosto per tre giorni. Il 16 maggio uscì dall’abbazia per dirigersi a Boville Ernica, non lontano da Casamari, e ricevere l’Unzione degli Infermi. Non fece però in tempo ad arrivarci: morì poco fuori dalle mura dell’abbazia. Fu beatificato insieme agli altri cinque monaci il 17 aprile 2021, sotto il pontificato di papa Francesco, nella chiesa dell’abbazia di Casamari, dove dal 1951 sono venerate le loro spoglie mortali. La loro memoria liturgica cade invece il 16 maggio, giorno della nascita al Cielo di fra Zosimo.
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Da Milano a Casamari
Zosimo Brambat, nato a Milano, alla fine del 1792 chiese di essere ricevuto nell’abbazia cistercense di Casamari. Molto probabilmente aveva fatto quella scelta perché era l’unico monastero che seguiva gli Usi della Stretta Osservanza cistercense al di fuori della Francia, dove però i monasteri erano stati soppressi durante la Rivoluzione.
Trascorse due anni, secondo la consuetudine, con l’abito di oblato. Nel 1794 fu ammesso al noviziato. L’anno successivo, il 20 novembre, divenne religioso converso, emettendo la professione semplice nelle mani del padre abate, Romualdo Pirelli.
Il saccheggio dell’abbazia di Casamari
Cinque anni dopo, le notizie dei saccheggi e delle violenze portate avanti da un drappello dell’esercito francese, in rotta da Napoli dopo la fine dell’esperienza della Repubblica Partenopea, arrivarono anche a Casamari. L’abate fuggì a Palermo; la responsabilità della comunità, quindi, passò a padre Simeone Maria Cardon, il priore claustrale.
Alle otto di sera del 13 maggio 1799, mentre la comunità si accingeva al canto della Compieta, che precedeva il grande silenzio della notte del monastero, un gruppo di una ventina di soldati francesi sbandati irruppe all’interno dell’abbazia. Il priore li accolse e distribuì loro cibo e bevande. Tuttavia, non appena si furono rifocillati, partirono alla ricerca di oggetti preziosi, anche commettendo veri e propri sacrilegi.
Il martirio di cinque monaci
La maggior parte dei monaci fuggì spaventata. Quattro di essi vennero uccisi durante la notte del 13 maggio: padre Domenico Maria Zawrel, fra Albertino Maria Maisonade, fra Modesto Maria Burgen e fra Maturino Maria Pitri. Il priore padre Simeone Cardon, invece, si spense verso le sette del mattino del 14. Nella stessa circostanza fu ferito un altro monaco nativo di Milano, fra Egidio Corticelli, che si salvò.
Il martirio di fra Zosimo
Fra Zosimo, invece, fu dapprima raggiunto da un colpo di archibugio, poi da colpi di sciabola. Secondo il racconto di un testimone oculare, «passava per la saletta per andare in refettorio e avanti la scala della farmacia», impegnato nel disbrigo di un’obbedienza, ossia nel compimento di un ordine ricevuto.
Riuscì tuttavia a nascondersi e il 16 maggio, tre giorni dopo l’assalto, cercò di dirigersi nella cittadina di Boville Ernica, non lontana da Casamari, per ricevere il Sacramento dell’Unzione degli infermi. Non fece però in tempo ad arrivarci: morì poco fuori dalle mura dell’abbazia.
Fama di santità e di martirio
I corpi dei sei monaci, da subito considerati martiri, furono sepolti nel cimitero monastico dai confratelli, ritornati dopo il gran pericolo, in modo da essere facilmente riconosciuti. Nel 1859 furono traslati nella chiesa abbaziale, precisamente nella navata sinistra. Nel 1951 le spoglie vennero collocate nella parte opposta, ossia nella navata destra, verso il portale d’ingresso.
La loro fama di santità e di martirio non venne meno nel corso dei secoli. Subito dopo l’accaduto, i fedeli della zona avevano cominciato a venire a pregare sulle loro tombe e a domandare grazie per loro intercessione. Venne anche realizzata una serie di dipinti che illustra alcune fasi del loro martirio, opera di Mario Barberis, custodita nel Museo dell’Abbazia.
La fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione
Il 27 giugno 2013 il postulatore generale dell’Ordine Cistercense, padre Pierdomenico Volpi, chiese a monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, d’introdurre la loro causa di beatificazione e canonizzazione, per verificarne l’effettivo martirio in odio alla fede.
Il vescovo, chiesto il parere della Conferenza Episcopale Laziale ed avuto parere positivo, il 6 dicembre 2014 diede inizio al processo diocesano, concluso il 25 febbraio 2016, dopo dodici sessioni; il nulla osta dalla Santa Sede era stato emesso nel 2015. Gli atti del processo diocesano vennero inviati alla Congregazione delle Cause dei Santi, ottenendo il decreto di convalida.
Il riconoscimento del martirio e la beatificazione
La “Positio super martyrio” venne consegnata nel 2018. I Consultori teologi della Congregazione delle Cause dei Santi, seguiti dai cardinali e dai vescovi membri della stessa Congregazione, si pronunciarono a favore del martirio dei monaci.
Il 26 maggio 2020, ricevendo in udienza il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto sul martirio di fra Zosimo e compagni.
La loro beatificazione venne celebrata il 17 aprile 2021 nella chiesa dell’abbazia di Casamari, col rito presieduto dal cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come delegato del Santo Padre. La loro memoria liturgica cade il 16 maggio, giorno della nascita al Cielo di fra Zosimo.
Autore: Emilia Flocchini
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