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San Teodoro di Tabennesi Monaco

Festa: 10 maggio (Chiese Orientali)

† 368

Discepolo prediletto di Pacomio e terzo successore alla guida della "santa koinonia", dopo un'ardua esistenza costellata di lotte interiori e prove di fede, spirò il due del mese di bašans dell'anno 368, raggiungendo la pace e la dolcezza eterne. Abbracciata la vita anacoretica in gioventù, Teodoro fu attratto dalla fama di Pacomio e si recò a Tabennesi per conoscere il padre del primo cenobio cristiano d'Egitto. Ben presto divenne il suo discepolo prediletto, ma dovette lottare contro l'orgoglio e il desiderio di potere che lo tormentavano. Incaricato da Pacomio di missioni delicate, tradì la sua fiducia, non divenendone l'immediato successore. Solo dopo la morte del maestro, Teodoro si fece vero imitatore della sua umiltà e mitezza, guidando una comunità lacerata da scismi e divisioni. Assunse su di sé il peccato dei fratelli, mostrando una profonda solidarietà nel loro fallimento.



Il due del mese di bašans dell'anno 368, con una pace e una dolcezza conquistate a caro prezzo, rimette il suo spirito nelle mani del Signore Teodoro, discepolo di Pacomio e suo terzo successore alla guida della comunità pacomiana. Teodoro aveva abbracciato in età molto precoce la vita anacoretica ritirandosi in un monastero della diocesi egiziana di Shne.
Uomo radicale, egli intuì la grandezza di Pacomio dai racconti che circolavano negli ambienti monastici, e partì per Tabennesi, il primo cenobio cristiano sorto in terra d'Egitto, onde poter conoscere il padre della "santa koinonia". Pacomio ne fece ben presto il suo discepolo prediletto, anche se Teodoro dovette lottare molti anni, fin dopo la morte del suo maestro, per combattere la tentazione dell'orgoglio e del potere che avevano accompagnato fin dall'inizio il suo radicalismo ascetico. Pacomio gli affidò incarichi importanti: si servì di lui per ricondurre i fratelli all'obbedienza evangelica, per commentare le Scritture, per sciogliere situazioni delicate.
Ma Teodoro tradì la fiducia di Pacomio, che non lo fece suo immediato successore. Egli diverrà veramente discepolo e imitatore dell'umiltà e della mitezza di Pacomio soltanto dopo la morte di quest'ultimo, quando imparerà, in una comunità lacerata da scismi e divisioni, a portare su di sé il peccato dei fratelli, accettando di essere solidale con loro nel loro fallimento. E così Teodoro è definito giustamente dalla liturgia «il santificato», a indicare il lungo cammino attraverso le contraddizioni che ne provarono la tempra e ne plasmarono la conformità al vangelo.

Così disse infine Teodoro: «Signore Dio misericordioso, unico giudice che ha compassione dei vivi e dei morti, tu che conosci il mio cuore, i miei pensieri, la mia coscienza, i miei desideri, possano la tua bontà e la tua pietà giungere fino a noi nella miseria in cui ci troviamo. Abbiamo deviato dai sentieri di vita, dalle tue leggi e dai tuoi precetti, che avevi dato al nostro padre giusto Pacomio, sul cui santo corpo ora mi trovo».
(Vita boairica di san Pacomio 198)


Fonte:
www.monasterodibose.it

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Aggiunto/modificato il 2020-05-29

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