1877 - 1961
Nato nel 1877 a Ker, in Ucraina, Valentin divenne dapprima un buon pittore e quindi un chirurgo conosciuto in tutto il paese. La sua vita, fatta di continui e spesso non voluti spostamenti da un capo all'altro del paese, assunse una nuova dimensione quando nel 1920 rimase vedovo con quattro figli a carico. Egli si riaccostò alla chiesa, sebbene in famiglia fosse l'unico credente, e fu ordinato presbitero pur continuando a esercitare intensamente la professione di medico. Stabilitosi a Taškent, fu ordinato vescovo di quella città e conobbe a più riprese la persecuzione e l'esilio a motivo della sua parresia evangelica. Ovunque il vescovo Luca fu uno straordinario servitore della gente, soprattutto dei più semplici e dei poveri. Nel 1940 egli venne trasferito alla diocesi siberiana di Krasnojarsk, e infine nel 1946 giunse in Crimea, a Simferopol', che fu la sua ultima sede episcopale. In quella sperduta e decadente città della Crimea, Luca si dedicò anima e corpo all'edificazione della chiesa, dedicandosi soprattutto alla predicazione, ma non cessando mai di approfondire i propri studi medici. Alla sua poverissima mensa vi fu sempre posto per i poveri, gli orfani, gli anziani e i pellegrini di ogni sorta. Si spense l'11 giugno 1961, ormai completamente cieco.
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La vita di San Luca di Simferopol', nato Valentin Vojno-Jaseneckij (1877-1961), rappresenta un'affascinante intersezione tra fede, scienza e servizio al prossimo. Chirurgo di fama internazionale, divenne sacerdote e vescovo in un'epoca turbolenta, dedicando la sua esistenza ad annunciare il Vangelo e curare i malati, sia fisicamente che spiritualmente. La sua figura, intrisa di umiltà e profonda spiritualità, lo rese un punto di riferimento per la comunità ortodossa in Crimea e lo consacrò come un santo venerato in diverse Chiese orientali.
Nato a Kerch, in Ucraina, Valentin dimostrò fin da giovane un talento eccezionale per la pittura e la medicina. Dopo aver completato gli studi medici a Kiev, si specializzò in chirurgia, diventando un rinomato chirurgo vascolare e pioniere in diverse tecniche chirurgiche. La sua fama lo portò a ricoprire prestigiosi incarichi in diverse città dell'Impero russo, tra cui Kiev, Tashkent e Simferopol'.
Un punto di svolta nella vita di Valentin giunse nel 1920, quando rimase vedovo con quattro figli. Profondamente segnato da questo evento, si avvicinò nuovamente alla fede cristiana, dalla quale si era allontanato in gioventù. In un'epoca in cui la persecuzione religiosa era dilagante, decise di abbracciare il sacerdozio, pur continuando ad esercitare la professione medica.
Nel 1922, Valentin fu ordinato vescovo di Tashkent. Da quel momento iniziò un periodo travagliato, caratterizzato da arresti, esili e continui trasferimenti. La sua predicazione senza timori e la sua difesa dei più deboli lo resero un bersaglio del regime sovietico ateo. Nonostante le difficoltà, il vescovo Luca non rinunciò mai alla sua missione, continuando ad offrire instancabilmente cure mediche e sostegno spirituale ai fedeli.
Nel 1946, dopo anni di esilio in Siberia, il vescovo Luca fu finalmente trasferito a Simferopol' in Crimea, dove divenne il punto di riferimento spirituale per la comunità ortodossa locale. Nonostante l'età avanzata e la cecità che lo colpì negli ultimi anni, continuò a predicare, celebrare la liturgia e curare i malati. La sua umiltà, la sua profonda fede e la sua dedizione al prossimo lo resero un faro di speranza in un periodo difficile per la Chiesa ortodossa.
Il 11 giugno 1961, il vescovo Luca si spense a Simferopol', lasciando dietro di sé un'eredità spirituale immensa. Le sue memorie, dettate poco prima di morire, offrono uno sguardo intimo sulla sua straordinaria vita. Canonizzato nel 1996 dalla Chiesa ortodossa russa, San Luca è venerato come un santo taumaturgo e un esempio di fede incrollabile, anche di fronte alle avversità.
La vita di San Luca di Simferopol' è una testimonianza eloquente del potere salvifico della fede e della forza dell'amore per il prossimo. Chirurgo abile, sacerdote zelante e vescovo coraggioso, egli incarnò i valori più alti del cristianesimo, dedicando la sua esistenza al servizio degli altri. La sua figura continua ad ispirare fedeli in tutto il mondo, ricordandoci che anche nelle circostanze più difficili è possibile vivere una vita santa e operosa, animati dalla fede e dall'amore per Dio e per il prossimo.
L'autobiografia del vescovo Luca è straordinaria per due motivi: in primo luogo perché rivela e racconta l'esistenza di un cristiano che ha sofferto per la propria fede il carcere, il confino, le persecuzioni, condividendo con la propria chiesa lunghi anni di silenzio e di martirio, senza mai perdere la lucidità, la forza d'animo, la consuetudine scientifica necessarie a maneggiare i ferri del suo primo mestiere di chirurgo, spendendosi anche in questo modo a favore dei fratelli.
E in secondo luogo perché questa doppia, quasi incredibile vicenda, è illustrata in pagine scarne e asciutte con estrema sincerità, registrando anche i dubbi e le sconfitte spirituali di un uomo che, giunto alla vecchiaia e quasi cieco, racconta la propria vita a un segretario senza condannare nessuno, senza fornire interpretazioni della grande storia in cui è stato immerso, senza esaltare se stesso a protagonista.
(Dalla prefazione alle Memorie del vescovo Luca)
Autore: Franco Dieghi
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