Eusebio Francesco Chini (detto “Kino) nacque a Segno (Trento, Italia) il 10 agosto 1645, da agiata famiglia contadina. A nove anni incontrò il gesuita Martino Martini, già missionario in Cina e noto come sinologo, cartografo e astronomo, che lo coinvolse profondamente non solo nella ricerca di Dio, ma pure nella passione verso la geografia e l’astronomia. Nel 1665, entrò nel noviziato gesuita di Landsberg, in Baviera, ed emise la professione religiosa nel 1667. Studiò filosofia e scienze matematiche a Landsberg, Friburgo, Ingolstadt e a Monaco. Dal 1670 al 1673, insegnò ad Halle. Dopo aver completato gli studi teologici, il 12 giugno 1677 fu ordinato presbitero a Eichstätt. Seguì il terz’anno di probazione a Öttingen (oggi Altötting), al termine del quale chiese di andare in Cina per realizzare il suo sogno vocazionale sulle orme di padre Martino Martini. Fu, invece, destinato in Messico dove giunse il 3 maggio 1681, dopo un triennio di soggiorno in Spagna.
Giunto a Città del Messico, vi rimase per due anni di preparazione. Successivamente, evangelizzò la Bassa California, dove conseguì una profonda conoscenza della popolazione indigena, la quale beneficò del suo l’insegnamento e delle tecniche di allevamento del bestiame e di alcune colture, e proprio grazie a questo contributo del Servo di Dio riuscì a difendersi dai soprusi dei soldati spagnoli. Durante questa prima missione il Servo di Dio intervenne convintamente e molte volte a difesa dei nativi, dei loro diritti e della loro dignità, verso i quali il suo servizio si caratterizzò dalla denuncia e contestazione degli abusi degli spagnoli, dall’ansia con cui li cercava, dal paziente adeguarsi alla loro condizione, dal suo sincero rispetto e dalla stima per loro. Con il suo operato ebbe coraggio di difendere la dignità umana e denunciare i soprusi dei militari e dei coloni spagnoli. Nel 1687 iniziò un altro viaggio missionario nella Pimería Alta, una regione compresa tra la regione messicana di Sonora e la parte sud occidentale dell’Arizona. Il Servo di Dio stabilì ottime relazioni con le popolazioni indigene, al punto che i coloni lo considerarono loro nemico perché difensore dei diritti dei nativi che considerava come suoi protetti, “i nostri fratelli in Cristo”. Fece trentasei spedizioni con esplorazioni territoriali, percorrendo migliaia di chilometri e seguendo i sentieri segnati dai popoli nativi: questo gli permise di redigere le prime carte geografiche della regione per un’area vastissima. Organizzò 17 stazioni centrali di missione e sedici succursali, fondando 19 villaggi. Nel 1703 fu nominato procuratore delle missioni del nordovest.
Morì, all’età di 65 anni, il 15 marzo 1711 a Magdalena, successivamente chiamata in suo onore Magdalena de Kino (Messico) e che è meta di pellegrinaggio di tanti nativi, i quali ancora oggi riconoscono nel Servo di Dio il loro “grande padre”.
Visse la virtù della fede in maniera eroica, nutrendo il proprio rapporto con il Signore attraverso un’intensa vita di preghiera, soprattutto nell’adorazione notturna, la recita del breviario e la lettura della vita dei Santi. Esercitò la virtù della speranza, confidando nella Provvidenza divina per l’opera di evangelizzazione che doveva compiere. La virtù eroica della carità verso Dio e il prossimo si manifestò nell’intensa attività missionaria in un vasto territorio, caratterizzato dalla complessità delle situazioni politiche. La sua vita fu caratterizzata anche dall’esercizio eroico della povertà: tutto era ridotto all’essenziale. Come usavano i nativi, il suo letto era composto da due pelli, due coperte grezze e la sella del cavallo per cuscino. Cercò di vivere in tutto come i nativi, spendendo le proprie energie e le capacità intellettuali per difendere la dignità degli indigeni e promuovere il loro bene. Fu definito: colonna della nuova Chiesa, consigliere e difensore dei poveri, esempio, modello e anima per tutti coloro che incontrava.
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