Piero Giacometti, nato a Borgomanero il 18 novembre 1915, iniziò quattordicenne il suo cammino vocazionale nel seminario di Miasino. Avrebbe preferito diventare salesiano, ma la famiglia non volle che andasse troppo lontano da casa. Vivace, appassionato di cinema e di poesia, amava molto andare in bici. Spesso aiutava i compagni nello studio, lo faceva con benevolenza, umilmente. In seminario si adoperò per dar vita tra i compagnia un “Piccolo Cenacolo di Adoratori”. Nel 1935 fu redattore di una rivista del liceo vescovile di Arona intitolata “Spero Lucem”. Nell’anno scolastico 1939-40, inoltre, nel seminario novarese, fu scelto come direttore di un circolo culturale voluto dai chierici dell’ultimo corso di teologia. Il 23 maggio 1940, solennità del Corpus Domini, nella cattedrale di Novarafu ordinato sacerdote e tre giorni dopo, nella sua Borgomanero, nella chiesa di san Bartolomeo celebrò la prima S. Messa. In settembre fu nominato coadiutore del parroco di Cannobio dove visse gli anni angosciosi della Seconda Guerra Mondiale, distinguendosi per zelo sacerdotale. Finita la guerra fu chiamato a insegnare al Collegio Papio di Ascona: viaggiò ogni giornotra i due paesi, in bicicletta, con qualunque tempo. Nell’ottobre 1947,all’Università Cattolica di Milano,si laureò in Lettere con una tesi sul Liber Regula e Pastoralis di san Gregorio Magno.Fu quindi destinato a Stresa, città di cui sarà il nuovo arciprete.
Il 19 settembre 1948, con una solenne funzione nel Santuario della Pietà diede l’addio ai parrocchiani di Cannobio. Fece quindi il suo ingresso nella bella chiesa parrocchiale dei Ss. Ambrogio e Teodulodi Stresa e nel saluto d’ingresso disse:«Una sola cosa desidero dirvi: voglio essere per voi Gesù, un Gesù che dovete ritrovare nell’altare, nel confessionale, sul pulpito, sulla strada, nelle vostre case, accanto soprattutto ai poveri, agli ammalati, ai sofferenti, Gesù che sorride in mezzo alle vostre gioie, Gesù che soffre tra le vostre sofferenze, Gesù che si eleva sulla Croce per redimere. Dove ci sarà un dolore fisico o morale, ci sarà il vostro pastore». Non si smentì. Un mese dopo accolse la “Madonna Pellegrina”, nei giorni 18-20 ottobre, e offrì la propria vita per la santificazione delle anime.
Il suo breve ministero lasciò il segno. Pensò al rinnovo della facciata della chiesa promuovendo un banco di beneficenza e alcuni concerti e si prodigò per la ristrutturazione della canonica. Pure le attività parrocchiali ebbero impulso: dall’Azione Cattolica, agli Scout, alle ACLI, all’oratorio, alle Missioni. Si innamorò subito della sua nuova città, tanto che un giorno scrisse a Luigi Gedda: «Come parroco dei luoghi santificati dalla meditazione e dagli studi di Rosmini e Manzoni, ci terrei tanto che potesse Stresa diventare un centro di spiritualità, il che non è affatto inconcepibile col turismo internazionale che passa nella Stresa del lungo-lago».
Nel giugno 1949 incominciò ad accusare forti dolori intestinali, si manifestò così il cancro che nel giro di pochi mesi ne causerà la prematura morte. Il 19 settembre, dal letto dell’ospedale di Novara, così pregò: «Oggi, Signore, ti rinnovo l’offerta fatta un anno fa. Prendi questa mia povera vita, ma salva i giovani, gl’infelici, i peccatori, tutte le anime di Stresa». Fu operato, ma inutilmente. Agonizzante, chiese di morire a Stresa dove spirò il 6 ottobre 1949.
Volle scritto sulla lapide: «Amò Gesù!».Nel Testamento spirituale scrisse: «Figlioli miei carissimi di Stresa…Sono nelle mani di Dio per compiere amorosamente la Sua Santa volontà qualunque essa sia…Faccio innanzitutto professione di Fede perché voglio morire, come sono nato e vissuto, nella Santa Chiesa Cattolica…Chiedo perdono al Signore di tutte le mie grandi miserie e confido nella Sua infinita misericordia…Chiedo a voi perdono se vi ho dato cattivo esempio o scandalo, ma vi confesso e credo di aver sempre agito con retta intenzione per il bene del mio popolo…Vi ringrazio per la generosità con cui la maggior parte di voi ha corrisposto al mio lavoro parrocchiale…Un anno fa alla Madonna Pellegrina offrivo la mia vita per la santificazione della mia Parrocchia, ora la Madonna l’ha accolta. Vorrei essere così, secondo l’immagine evangelica, il seme che marcisce nel solco perché maturi il buon grano … Concedendomi la Divina Misericordia di poter giungere al regno del Cielo, vi assicuro che continuerò a pregare per la mia Stresa…A voi chiedo ancora un grande favore: continuate a pregare per me e, quando passerete accanto alla tomba dei Parroci di Stresa, ricordatemi con la preghiera del suffragio. Ed ora, figlioli, dal letto della mia agonia, vi dò la benedizione Sacerdotale, che vuole essere la benedizione di Gesù e Maria su ciascuno di voi, praticanti e non praticanti la vita cristiana, ma che sento tutti vicino al mio cuore come miei figliuoli spirituali senza distinzione; e in particolare la mia benedizione sia sui peccatori, sui poveri, sugli ammalati e sulla gioventù».
Nel 1950 fu pubblicata la biografia di don Giacometti dal titolo “Il seme nel solco” e ancora oggi è vivo il suo ricordo, anche con l’intitolazione della piazzetta antistante la parrocchia cittadina.
Autore: Daniele Bolognini
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