Il Servo di Dio Vasco de Quiroga nacque verso il 1470 a Madrigal de las Altas Torres (Ávila, Spagna). Laureato in Giurisprudenza, nel 1525 iniziò a esercitare l’ufficio di giudice al servizio della Spagna nella piazzaforte e centro commerciale di Oran, sulla costa nordafricana. Fu anche rappresentante del Regno presso gli emirati di Tremecen e di Tunisi. Dopo il 1526, tornò in patria esercitando diversi uffici pubblici a Granada, Valladolid e Murcia. In questo periodo divenne cavaliere dell’Ordine Militare di Malta.
La regina Isabella del Portogallo, moglie di Carlo, Re di Spagna e imperatore di Germania, chiese al Servo di Dio di trasferirsi nel Viceregno del Messico, denominato Virreinato de Nueva España, per svolgere la funzione di giudice e affrontare i molti casi di corruzione e di violenza che si verificavano ai danni della popolazione indigena. Nel 1531, il Servo di Dio partì per il Messico. Svolse il suo lavoro con abnegazione, equilibrio, onestà e dedizione, nella regione di Michoacán, abitata dai popoli indigeni Tarascos e Purépechas. L’attività di giudice non gli impedì di pubblicare nel 1535 la sua opera principale, Información en Derecho, sull’amministrazione della giustizia nei territori spagnoli in Sud America.
Nel 1536, Paolo III eresse la diocesi di Michoacán. Avrebbe dovuto esserne Vescovo il francescano padre Luis de Fuensalida, ma questi rinunciò e si pensò, allora, a Vasco de Quiroga benché fosse laico. Il Servo di Dio si mostrò riluttante, ma alla fine accettò e, ricevuti gli ordini minori, diaconato e presbiterato, fu ordinato Vescovo nel 1538. Fissò dapprima la sede episcopale a Tzintzuntzan ma, poi si spostò a Pátzcuaro, dove vi era più popolazione indigena. Primo Vescovo americano non appartenente ad un Ordine Religioso, promosse l’evangelizzazione, fece stampare e diffondere catechismi e libri per la formazione cristiana e curò l’organizzazione della diocesi. Iniziò la costruzione della cattedrale di Pázcuaro e del Seminario San Nicolás.
Inoltre, fondò insediamenti abitativi destinati agli indigeni, dispersi e disgregati dopo il crollo delle strutture statali precolombiane, i cosiddetti Pueblos hospitales che, nella sua idea, dovevano diventare fari di evangelizzazione, centri di formazione alla vita cristiana degli indigeni convertiti e luoghi di assistenza di malati e di poveri.
Per difendere i diritti degli indigeni e della diocesi, il Servo di Dio dovette tornare in Spagna nel 1547, dove rimase sino al 1554, per affrontare varie questioni riguardanti i confini ecclesiastici della diocesi e le gravi questioni contro i colonizzatori.
Tornato in diocesi nel 1554, il Servo di Dio partecipò al Primo Concilio Provinciale del Messico che vide convenire tutti i Vescovi del Viceregno di Nueva España e i Superiori religiosi dei Francescani, Domenicani e Agostiniani. Nonostante l’avanzare degli anni, si impegnò indefessamente a visitare i luoghi della sua diocesi. Nel 1562 si ammalò e dovette fermarsi per un periodo nel Pueblo Hospital di Santa Fe di Città del Messico.
Morì a Pátzcuaro (Messico) il 14 marzo 1565.
Il Servo di Dio visse eroicamente la virtù della fede. Questi furono i suoi tratti caratteristici: la venerazione per la Parola di Dio, la cura della vita di preghiera, la celebrazione dei sacramenti e soprattutto dell’Eucaristia, la premura per l’evangelizzazione, la sollecitudine per la Chiesa, l’impegno per la crescita nella fede dei fedeli cristiani, la devozione a Maria, Madre di Dio, la gratitudine per la testimonianza dei Santi e la fedeltà nella missione pastorale. La sua fede fu viva e incarnata, forte e coraggiosa, in uno stile di vita orientato alla gloria di Dio, mirando unicamente al bene dei bisognosi.
Fu animato dall’esercizio eroico della virtù della speranza: la sua azione, da laico e da Vescovo, ebbe come unico scopo il Regno di Dio.
Il grande amore verso il Signore, tra contemplazione e azione, fu la radice feconda della carità eroica verso il prossimo. L’azione pastorale, forense e politica, fu animata da carità creativa nel promuovere la fondazione e la cura di comunità di persone disperse e oppresse. Visse l’eroismo della carità, insegnando non solo una dottrina da credere, ma anche un amore verso il prossimo da vivere. Oltre alla difesa dei diritti degli Indios, si impegnò nella promozione della dignità e della educazione delle donne e nel sostegno alla vita familiare cristiana.
Fu esemplare nella povertà, nella castità e nell’obbedienza, ancor prima di essere consacrato Vescovo. Papa Francesco lo ha dichiarato Venerabile il 21 dicembre 2020.
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