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Luca Ferrari Giovane laico

Festa: Testimoni

7 dicembre 1967 - 28 dicembre 1987


Una domenica di maggio 1975 a Cuneo. Nella parrocchia «Cuore Immacolato di Maria», è festa di Prima Comunione. Tra bambini c’è Luca Ferrari, otto anni, lo sguardo dolce e sbarazzino, contento del suo primo incontro con Gesù... Si ferma in preghiera davanti alla statua della Madonna, poi le dà la mano, come fa con la mamma. Da quel giorno Ella l’avrebbe guidato sulle orme del Figlio suo. E lui la chiamerà «Mamma Maria».
Luca era nato il 7 dicembre 1967, vigilia dell’immacolata, terzo dopo Paolo e Laura. Bambino vivace, papà Enrico lo chiamava «il grillo». Dai genitori scopre che Gesù è il più grande Amico e che la vita va spesa come dono d’amore.
Ogni mattina, ogni sera, con i suoi cari, si raccoglie a pregare. Alle elementari, intelligente e studioso, è capace di amicizia con tutti: buono, sorridente, un gran mattacchione. Tutto lo appassiona. Frequenta il catechismo parrocchiale...
Si affeziona al parroco, Don Giorgio, fervente e dinamico, che diventa la sua guida, colui che, con la mamma EIsa, lo aiuterà a intessere un intenso rapporto d’amore con Gesù. Quando riceve la Cresima, Luca, undici anni, sa che ora tocca a lui essere un cristiano vero.

Gesù è la gioia

È limpido come l’acqua che scroscia dai monti della sua terra. Impara a conoscere stupendi modelli di vita: Tarcisio, il ragazzo martire di Roma antica (cui è intitolata l’associazione parrocchiale), giovani santi come Domenico Savio e Pier Giorgio Frassati. Non può sopportare ingiustizie né azioni scorrette: «Io con quello non ci sto più, perché dice troppe parolacce» — s’impenna indignato.
Quando arriva alla scuola media, l’istituto Maria Immacolata, è un ragazzo felice che studia volentieri e che si fa tanti amici con i quali gode un mondo a giocare, a fare sport, a cantare.
A fianco dei genitori, gli nasce dentro la passione per la montagna. Luca è un adolescente che sogna le vette.
Mentre diversi compagni non frequentano più la parrocchia, lui è fedelissimo agli incontri formativi, alla Confessione frequente, alla Messa festiva e spesso anche durante la settimana, sempre con la Comunione. Crescendo, sente di aver ancora più bisogno di Gesù e vuole conoscerlo a fondo: comprende che Gesù è la sorgente della gioia vera.
Nel 1981. dopo la terza media. s’iscrive alle superiori. Ha nel cuore il desiderio di portare Gesù a scuola, dovunque. Comincia
a voler bene a tutti i compagni ed è sempre pronto a dar loro una mano, anche quando gli costa. Studia con intelligenza e impegno, sempre promosso tutti gli anni, e vuole approfondire fatti e problemi: ha la passione della Verità. Negli incontri in parrocchia, nel colloquio sempre affettuoso con i genitori. Luca matura una fede forte e gioiosa. Incontra giovani che trattano con ironia chi crede. Luca risponde con bontà, ma spiega loro con chiarezza chi è Cristo. A scuola c’è un professore che attacca i cattolici. Solo Luca interviene deciso: «Questo non è vero. Lei non può parlare così!»
È pronto a dar ragione della sua fede con convinzione così profonda e motivata da stupire. Carlo, il suo vicino di banco, un giorno gli confida: «Voglio farmi prete». Luca ne è orgoglioso. Quando Carlo trova difficoltà, solo lui continua a sostenerlo: «Coraggio, va avanti. E’ una scelta meravigliosa». Una volta entrato in noviziato dai salesiani, Luca va spesso a trovarlo: «Tieni duro! Il Signore è con te».
A chiunque incontra, annuncia Cristo con brio, simpatico ed attraente. Ricco di umanità, è accogliente verso tutti e fa sentire loro che solo Cristo è il senso e la bellezza della vita, che Lui è più forte del dolore, del peccato, di qualsiasi dramma. Luca affascina con il suo sorriso e la letizia che emana dalla sua figura: gli altri comprendono che solo Gesù è il segreto di questa vita, di questa gioia.

«Come persona gradita al Signore»

Si impegna in parrocchia interessandosi ai bambini, ai poveri, collaborando con la «S. Vincenzo», senza risparmiare fatica. Si dedica ad un giovane che sta scivolando verso una brutta strada. Durante la festa, una sera di capodanno, in parrocchia, un giovane che conosce è ubriaco. Luca se lo carica sulle spalle e lo porta a casa sua. rinunciando alla festa, e lo fa dormire nella sua camera. Sente che tocca anche a lui far vedere Gesù.
«Qui — dice con i compagni — bisogna sputare l’anima». Ma sa che non potrà far nulla da solo: «Sto portando avanti un progetto di sensibilizzazione per dare aiuto ai bambini dell’india — scrive ad un amico —. Per questo ti chiedo di pregare perché il Signore mi dia la forza».
Luca ha sempre creduto alla preghiera. Ora prega, cuore a cuore con Gesù. Ama molto «Le preghiere» di M. Quoist: le medita e ne fa parte agli amici, con i quali spesso afferma: «L’unica cosa è pregare», perché si fida di Dio e da Lui attende tutto...
Fin da bambino, ha un’affezione grande alla Madonna: la sente e la prega come Mamma, le affida i suoi cari, gli amici, i progetti di bene. La prega spesso nel suo Santuario di Fontanelle Confida: «Ogni mattina, metto la mia giornata nelle mani della Madonna». Scrive: «Lungo la via della vita, l’incontro con la Mamma è sempre rassicurante». Prega con il rosario e insegna agli altri ad amare «Mamma Maria».
In parrocchia con gli amici ha organizzato un complesso musicale. Partecipa spesso con i genitori e gli amici a giornate allegre in montagna. Si diverte «da matti» a giocare a pallone, a pallavolo ed è pure uno sciatore provetto. Ma nei momenti più impensati, propone agli amici: «Ora preghiamo insieme». Una sera, sale con loro a S. Anna di Vinadio, a piedi. È buio fitto, ma giunti alla meta, Luca li invita a pregare sotto il cielo stellato... Non raramente, si apparta da solo e nessuno può rapirlo dal suo colloquio con Dio. Tutti io sentono fratello, ma i più attenti si accorgono che è diverso.
A Carlo, l’amico che si avvia al sacerdozio. scrive: «Ti ringrazio perché con la tua presenza ed esempio, mi incoraggi ad andare avanti nel cercare di costruirmi come persona gradita al Signore». È il suo progetto, il medesimo di Gesù: «Sono venuto per compiere la volontà del Padre». Così, quando nasce la nipotina Samantha, Luca, diciottenne, accetta con orgoglio di farle da padrino: «Allora sono diventato grande» — commenta commosso — e partecipa con i genitori della piccola alla preparazione al Battesimo impegnandosi a trasmetterle la sua fede.
Nel 1986, ha conseguito la maturità. È un giovane forte e slanciato, dallo sguardo bello e puro. Non è mai entrato in una discoteca né ammazza il tempo in esperienze di vizio e di peccato. Durante l’estate, a Taizé, incontra giovani di mezza Europa ed approfondisce la sua capacità di pregare. Fa amicizia con un gruppo di giovani che, al ritorno, gli chiedono un piccolo contributo per i bambini dell’India. Luca possiede in banca 700.000 lire (poco più di 300 euro), frutto del suo primo lavoro, e dice al papà: «Manda tutti i miei soldi a quei bambini». Per loro si priva di tutto quel che ha.
Giunto il tempo del servizio militare, presenta domanda di obiezione di coscienza: «Io sottoscritto... dichiaro di essere contrario all’uso delle armi e della guerra.., Voglio vivere una donazione totale all’altro secondo lo stile di Gesù: «amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano». Voglio donare me stesso per realizzare un incontro nella carità, vincolo di perfezione, nella quale soltanto potranno essere superati gli eterni conflitti tra gli uomini e le nazioni. Presta servizio civile alla Caritas, presso il Centro-Famiglia di Borgo San Dalmazzo, strappando l’ammirazione degli assistiti e del responsabile. Vuole dare di più, specialmente per i bambini cui fa dopo-scuola. Nei momenti di libertà, spiega ai più giovani il valore del servizio ai fratelli, l’urgenza di costruire un mondo di pace. Ma ormai Dio lo veniva preparando all’offerta suprema.
Nel marzo 1987, Luca si frattura una gamba, cadendo dagli sci. Ingessato, si lamenta con la mamma: «Sono immobilizzato, mentre c’è tanto bisogno di far del bene. La mamma gli ricorda: «Gesù ha salvato il mondo sulla croce». Luca ascolta: «Mamma, parlami ancora di Lui». La luce arriva ed egli offre la sua sofferenza con Gesù. Risponde: «Adesso andiamo in chiesa a pregare. Ed insieme alla mamma, prega: «A me basta il mio Dio...» (Salmo 15). Ha compreso che la sofferenza offerta per amore con il Crocifisso, diventa redenzione del mondo.

Una svolta nella sua vita


Guarisce presto e riprende le sue attività.., scala le montagne. il «suo» Monviso... Di lassù guarda il cielo che è più bello e la terra che si fa lontana e piccina. Le foto lo mostrano sulla vetta, vicino ad una croce... Sono mesi densi di amore a Cristo e al prossimo, vivificati dalla preghiera e dalla Comunione eucaristica. Luca diffonde attorno a se la luce e la pace che solo Dio può dare.
Un giorno d’agosto 1987, conversando, la mamma gli ricorda: «La vita si costruisce solo con Gesù... Chi è Gesù per te?». Le risponde Luca: «Gesù è il mio unico punto di riferimento. Colui per il quale viviamo. Ma credi che sia facile costruire tutto su di Lui?».
Sa di aver bisogno del perdono e della grazia divina e cerca tutto questo nella confessione frequente per ripartire più limpido e più capace di amare.
Nel settembre 1987. con gli amici dei «Focolari» (cui appartengono i suoi genitori, Luca è a Roma, in udienza dal Papa: è radioso quando può stringergli la mano, sorridergli...
In ottobre, partecipa alla Messa celebrata presso «l’Ausiliatrice» di Torino, da don Commisso, salesiano, per il 25° di matrimonio dei suoi genitori. Riceve la Comunione sotto le due specie: il calice in cui beve il Sangue di Gesù è quello di Don Bosco e Luca sprizza di felicità. L’ultima foto della sua vita lo mostra così: Luca. con il sacro calice tra le mani, vicino al sacerdote. quasi si confonde con il volto di Gesù che ha alle spalle, in una stupenda immedesimazione d’amore!

«Ho vissuto in Te»


Il 7 dicembre 1987, compie 20 anni. È festa in casa Ferrari. Il 9, presta la sua opera in una casa di riposo. La sera del 10 dicembre, mentre sale da Borgo Gesso, con la sua piccola «500», è investito da un’auto che sbanda. All’ospedale si riscontrano numerose fratture sul suo corpo. Accorrono i genitori. Luca, tutto dolente, chiede ad un’infermiera: «Dica alla mia mamma che le voglio bene». È operato per l’asportazione della milza. Appena riprende conoscenza, dice ai suoi genitori: «Perdono il giovane che mi ha investito. Desidero vederlo per dirglielo di persona». Dopo qualche istante: «Non costituitevi parte civile, non fate nulla che possa nuocergli». Sembra riprendersi bene. Sa che sarà esonerato dal servizio civile: «Papà, — spiega — io quelle persone là non le voglio lasciare. Io farò come volontariato. ma i miei venti mesi con loro li voglio passare tutti». E ancora: «Vorrei lasciare al Centro Famiglia di Borgo San Dalmazzo l’assicurazione». Sì — gli risponde il papà — faremo tutto quello che vuoi, ma ora pensa a guarire.
Seguono giorni di trepidazione e di speranza. Tutti pregano per lui. Ogni giorno. Luca con i genitori prega con il «Magnificat», per lodare il Padre con Maria e offrire tutto per la sua gloria. Vengono a fargli visita il parroco Dan Giorgio, il vice Don Beppe, sacerdoti, amici: «Luca, vuoi pregare?» — Sì. — risponde subito — l’Ave Maria, perché è rivolta a Mamma Maria e poi perché me l’ha insegnata mamma». Vuole spesso la Comunione, perché con Gesù non c’è da aver paura. Nel suo corpo dolente sono infilate più di dieci flebo. Il medico cerca di calmargli il dolore ma Luca gli chiede: «Solo mezza iniezione. Voglio resistere da solo. Voglio essere lucido!».
Negli stessi giorni, nel medesimo ospedale, nasce il nipotina Matteo. Luca commenta: «Se nasce lui. c’è già chi mi sostituisce... io posso anche morire». Ma il giorno di Natale, è in un letto «normale». Non vuole regali: «Mamma. non si può vivere questa festa in povertà?». Alla sera, tutti i familiari si radunano attorno a lui.
Domenica 27 dicembre. Luca sente un dolore al petto. Mormora: «Signore, pietà». Si rivolge alla mamma con voce intensa: «Com’è bello il cielo!». Poi: «Guarda il campanile della nostra chiesa: si vede solo più la croce!». Le cure continuano, ma la fitta al petto si fa più forte: l’aorta sta cedendo. È il 28 dicembre 1987, festa dei SS. Innocenti. Luca vuole vedere il nipotino Matteo, di pochi giorni: lo accarezza, lo bacia. Mentre il sole tramonta, dietro le vette inondate di luce, Luca chiama: «Mamma, voglio pregare». Ed insieme alla mamma,
dice piano, sottovoce, la sua preghiera prediletta, «Gratitudine» di Chiara Lubich: «Gesù, ti voglio bene, perché sei entrato nella mia vita, più dell’aria nei miei polmoni, più del sangue nelle mie vene. Sei entrato dove nessuno poteva entrare... Ogni giorno ti ho parlato. ogni ora ti ho guardato e nel tuo volto ho letto la risposta, nelle tue parole la spiegazione, nel tuo amore la soluzione. Ti voglio bene, perché per tanti anni hai vissuto con me ed io ho vissuto di Te... Dammi di esserti grato, nel tempo che mi rimane, di questo amore che hai versato su di me e m’ha costretto a dirti: ti voglio bene». Sono le sei di sera. Luca, vent’anni colmi di dedizione, contempla Gesù e, nella sua gioia infinita, gli ripete in eterno «Ti voglio bene».


Autore:
Paolo Risso

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Aggiunto/modificato il 2021-01-13

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