Il 14 dicembre del 1960 si spegneva a Roma, nella sede della Delegazione di Terra Santa, a pochi passi da S.Giovanni in Laterano, l’architetto Antonio Barluzzi, progettista e autore delle chiese più celebri che i Francescani della Custodia hanno potuto edificare nel secolo scorso sui Luoghi Santi. Il padre Virgilio Corbo, archeologo noto per gli scavi a Cafarnao, ricordava come Antonio Barluzzi, considerasse la sua attività architettonica in Terra Santa quasi una missione che il Cielo gli aveva affidato. Egli vi si è applicato con tutta la sua anima di artista, cercando nei misteri della redenzione l’ispirazione attraverso cui l’architettura possa esprimere con immediatezza il senso del mistero.
Giunto in Terra Santa nel 1917, ricevette l’incarico di edificare sul monte Tabor, in Galilea, la basilica della Trasfigurazione, che concepì ed eseguì dal 1919 al 1924. L’edificio sacro si rifà all’architettura romano-siriaca. Nella facciata svetta un arco riccamente scolpito, che si appoggia a due torri, formando il nartece che ha per volta il cielo e per sfondo un solenne portale; le due torri raccordano al corpo principale le due preesistenti cappelle di Mosè ed Elia. La basilica è a tre navate, con pilastri massicci e robuste arcate, il tetto a capriate sovrasta le finestre inframezzate da colonnine. Uno scalone di 12 gradini scende alla cripta che custodisce la vetta del sacro monte (visibile da lastre di cristallo), il luogo santo dove il Signore si trasfigurò ed entrò in colloquio con Mosè ed Elia, davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni profondamente estasiati. L’avvenimento che, nell’intento del Signore, serviva a preparare i discepoli allo ‘scandalo’ della Passione, è raccontato dai tre vangeli sinottici e dalla Seconda Lettera di Pietro. Esso è mirabilmente raffigurato nel mosaico del catino absidale che incombe sul presbiterio sopraelevato, a cui si accede da due scale nelle navate laterali.
Nel 1929, l’“architetto di Dio” era a Gerusalemme, a ricostruire la cappella della Flagellazione, nell’area della Fortezza Antonia, dove secondo la tradizione si tenne il processo di Pilato e fu eseguito quel terribile supplizio; il luogo santo è avvolto in una luce carica di mestizia e favorisce la meditazione su quel mistero. Nel 1937 Barluzzi ricevette l’incarico di restaurare e rivestire di mosaici la cappella della crocifissione sul Calvario, officiata dai Francescani, all’interno della basilica del Santo Sepolcro. Nello stesso anno, disegnò il santuario commemorativo delle Beatitudini (foto in basso), prospiciente il Lago di Tiberiade, in Galilea. Nel 1939, la ricostruzione del santuario della Visitazione di Maria ad Elisabetta con la cripta, in Ain Karem, ormai sobborgo meridionale di Gerusalemme.
Nel 1948-49, era a Betlemme, per restaurare il chiostro medievale che sorge sulle antiche mura del monastero dove visse S.Girolamo; è antistante la chiesa di S.Caterina, adiacente la basilica della Natività; Barluzzi lo fece riutilizzando capitelli mutili e colonne spezzate. Nel 1952-53, a Betania, eresse la chiesa di S.Lazzaro sulle tracce murarie delle chiese del VI secolo; e la chiesa nel villaggio di Beit-Sahur presso Betlemme, noto come campo dei pastori, e il santuario del Gloria in excelsis Deo.
Nel 1954, al di là del monte degli Ulivi, l’architetto avviava il restauro del ‘castello’ di Betfage, donde Gesù partì per l’ingresso in Gerusalemme; così pure, a mezza costa del monte degli Ulivi, sui resti bizantini del VII secolo, erigeva la cappella del Dominus flevit, per commemorare il pianto del Signore sulla Città Santa. Quale pellegrino dimenticherà la visione di Gerusalemme dal lato orientale, da questo punto panoramico? Osservando la spianata del Tempio, oggi occupata dalle moschee di Omar e di Al-Aqsa, si può meditare sulle parole profetiche di Cristo su Gerusalemme: non hai riconosciuto il tempo della tua visita, perciò ti è stata nascosta la via della pace.
Ma è nella ricostruzione della "Basilica delle nazioni" (perché costruita col contributo di quelle cattoliche) o santuario dell’Agonia, inaugurata nel 1924, che il mistico architetto, ha raggiunto il vertice, ha fatto il suo capolavoro. Un ricco pronao con gruppi di colonne sorregge il timpano ove campeggia il mosaico di Cristo santificatore di tutte le sofferenze umane, “con forti grida e lacrime…”. La chiesa è un unico ambiente, interrotto solo da sei colonne monolitiche a sostegno di 12 vele uniformi, che incombono all’interno, come prostrate dinanzi alla roccia dell’Agonia al centro del presbiterio, mentre all’esterno si risolvono in cupolette che richiamano l’ambiente arabo circostante. Le vetrate lasciano penetrare luci attenuate che dispongono al raccoglimento. Il pavimento ricorda la pianta della "chiesa elegante", fatta costruire da Teodosio (379-393) descritta dalla pellegrina Egeria.
L’architetto, che nel 1958 era tornato a Roma, sua città natia, a seguito di un infarto, ideò pure la nuova basilica dell’Annunciazione a Nazaret, ma la preferenza fu accordata al progetto dell’architetto milanese Giovanni Muzio, che lo portò a termine nel 1969. Antonio Barluzzi era morto nove anni prima, dopo aver riedificato in quarant’anni una decina di chiese sui Luoghi Santi, ma non a Nazaret. E già, perché i Luoghi Santi più importanti sono appunto Nazaret, Betlemme e Gerusalemme, queste due ultime però risalgono rispettivamente, nel loro impianto e sviluppo, a Costantino e Giustiniano, e ai Crociati, ma i Francescani sono in condominio con gli ortodossi. Di Nazaret, invece, essi erano proprietari esclusivi del luogo con le rovine, sulle quali, dopo il riscatto con moneta sonante dall’emiro druso Fakhr ad-Din, nel 1730 avevano edificato una modesta chiesa, ampliata nel 1871 e demolita nel 1955 per fare posto all’attuale grande basilica, tutta dei cattolici.
Antonio Barluzzi ha saputo tradurre in arte i misteri cristiani. Uomo di fede ha fatto vera “arte sacra”. Architetto mistico, è il Gaudí di Terra Santa.
Autore: Nicola Bux
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