Un incontro degno di essere ricordato è quello di Gesù con una donna sofferente per una perdita continua di sangue (Lc 8,43-48). Luca, il bravo medico, (come sottolinea san Paolo) osserva: “Pur avendo speso tutti i suoi beni per i medici, non aveva potuto essere guarita da nessuno”. Ma l’ammalata sa che c’è un “medico” del quale ha sentito parlare e intende giocare quest’ultima carta. Sappiamo che in quel tempo la donna nel periodo mestruale era considerata impura e quindi rendeva impuro tutto ciò che toccava, non poteva entrare nel tempio e violare la legge poteva costarle la vita. Ma questa donna sa che non ha scampo, la malattia la condurrà inesorabilmente alla morte, allora il desiderio di essere guarita, di poter vivere ancora, la spinge a trasgredire la legge. Si avvicina a Lui e da dietro gli tocca il lembo del mantello. La donna, nascosta tra la folla si accontenta di sfiorarlo appena. Nessun gesto plateale, niente di eclatante, ma qualcosa di intimo e nascosto le basta per saperlo vicino, per stabilire con Lui un contatto che la rinnova intimamente.
Gesù ha percepito la forza che è uscita da Lui, si gira, chiede:”Chi mi ha toccato?” Il Maestro vuole vedere in viso, benedire, donare uno sguardo d’amore a chi lo cerca con cuore sincero. La donna tremante, spaventata, consapevole della sua disobbedienza, si fa coraggio e confessa apertamente la sua guarigione. E’ consapevole della gravità di ciò che ha fatto e teme di essere condannata a morte. Ma Gesù le si rivolge con tenerezza, la chiama “figlia”, la loda per la sua fede, le dà la sua pace, quella pace che è il dono di Lui stesso che prende dimora nel cuore di lei e così Egli diventa il Signore della sua vita. Con la sua benedizione Gesù le fa capire che al di là della legge con le sue gelide norme, c’è la legge dell’amore che supera ogni pregiudizio, che è promessa di libertà e di giustizia.
Autore: Maria Adelaide Petrillo
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