L’infanzia
Giampiero Morettini nacque a Luogosanto, oggi in provincia di Olbia-Tempio, il 10 dicembre 1977, figlio di Mario Morettini, contadino, e Caterina, che due anni prima aveva dato alla luce il primogenito Francesco. Venne battezzato il 1° gennaio 1978.
L’anno successivo si trasferì con la famiglia a Sant’Angelo di Celle, frazione del comune di Deruta, in provincia di Perugia. Frequentò l’asilo e le elementari in paese, anche se non sembrava molto portato per lo studio; in compenso era vivace e intelligente.
Casa sua era molto vicina alla chiesa parrocchiale di San Michele arcangelo, dove ricevette, il 3 maggio 1987, la Prima Comunione. Poco dopo, cominciò a servire all’altare come chierichetto insieme al fratello.
Un’interruzione nella vita di fede e negli studi
Dopo il Sacramento della Cresima, ricevuto il 13 maggio 1990 nella parrocchia di San Michele a Sant’Angelo di Celle, continuò a frequentare il gruppo adolescenti, fino alla terza media. Da allora non partecipò più alla Messa domenicale, anche se, quasi per abitudine, a Natale e a Pasqua andava alle funzioni presso il santuario di Santa Maria degli Angeli ad Assisi.
Terminate le medie non senza difficoltà, s’iscrisse all’Istituto Tecnico Industriale «Alessandro Volta» di Perugia, scegliendo l’indirizzo di meccanica. Bocciato a giugno, manifestò ai genitori di voler interrompere gli studi, ma loro lo spinsero a continuare; alla fine, però, accettarono la sua scelta.
Per circa sei anni, Giampiero lavorò in un’officina nella periferia di Perugia, che lasciò nel 1999 per mettersi in proprio.
La sua famiglia, intanto, aveva dato vita a un’azienda agraria. Nel 2004, insieme alla madre, per vendere i prodotti dei loro terreni, aprì un negozio nel centro storico di Perugia; due anni dopo, trasferì l’attività nel paese di Castel del Piano.
Un assiduo lavoratore
Dopo il servizio militare, svolto nel 1997, Giampiero cambiò nell’aspetto fisico, dimagrendo di parecchio, ma non nelle abitudini: dormiva poche ore per notte, passava le serate con gli amici e non trascorreva tempo in casa.
Metteva comunque molta passione in quello che faceva, specie nell’attività lavorativa. Disponeva ogni giorno in maniera diversa la frutta, che andava a ritirare ai mercati generali la mattina presto, e cercava di accogliere al meglio i clienti.
Un’esperienza di grazia
Proprio nel suo negozio avvenne il fatto che, per sua stessa ammissione, gli cambiò la vita. Il 13 marzo 2006 l’amico Fabio Bistarelli avvisò Giampiero, intento alle pulizie prima dell’apertura pomeridiana, che quel giorno sarebbe passato un incaricato della parrocchia per la benedizione pasquale.
Poco dopo l’uscita dell’amico, nel negozio entrò una suora della Comunità delle Beatitudini, effettivamente inviata dalla parrocchia di Castel del Piano, dove si stava svolgendo una missione al popolo, nel cui ambito entrava l’aiuto nelle benedizioni.
Dopo aver asperso l’ambiente del negozio con l’acqua benedetta, chiese al titolare di poter pregare con lui, o meglio su di lui. Giampiero decise di assecondarla, per una questione di rispetto, ma durante la preghiera si sentì come assente; allo stesso tempo, sentì come un calore interno e un senso di serenità.
Il ritorno a Dio
Nel pomeriggio dello stesso giorno andò in parrocchia, come gli aveva suggerito la suora prima di lasciare il negozio. Partecipò alla Messa, celebrata all’aperto, poi si diresse dal parroco, don Francesco Buono, dichiarando di volersi confessare: non subito, però, ma in modo da potersi preparare con calma.
La sera, prima di addormentarsi, guardò il Crocifisso, come faceva sempre: quella volta, però, si sentì come strappare il cuore dal petto. Pochi giorni dopo, il 19 marzo, si confessò da don Francesco, durante una liturgia penitenziale, con una vera confessione generale. Ai familiari non aveva raccontato nulla, però la madre, da alcuni indizi e soprattutto dal cambiamento nel suo sguardo, aveva immaginato che fosse successo qualcosa.
Iniziò immediatamente il cammino catechetico dei “10 Comandamenti” a Santa Maria degli Angeli e, quasi per recuperare il tempo perduto, si diede a letture spirituali: non libri di poco conto, ma le opere di autori come san Giovanni della Croce, santa Teresa d’Avila, santa Teresa di Gesù Bambino e santa Faustina Kowalska. Affrontò anche gli scritti di san Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d’Ars, e riscoprì san Francesco d’Assisi grazie alla lettura di «La sapienza di un povero» di Éloi Leclerc.
Attraverso una porta sempre aperta
Di pari passo, s’immerse nella vita della comunità parrocchiale, a cominciare dall’ambito liturgico, diventando anche ministro straordinario dell’Eucaristia. S’iscrisse anche alla Scuola diocesana di teologia «Leone XIII» di Perugia. Dopo anni di lontananza, dovuti anche a qualche forma di pregiudizio, si sentiva pienamente accolto: era come se non si fosse mai accorto di una porta sempre aperta per lui.
Nel 2008 andò a vivere da solo, mentre l’anno successivo cominciò a partecipare alle Cellule di Evangelizzazione (gruppi di preghiera e condivisione all’interno delle case) attive nella parrocchia di Castel del Piano. Agli amici e ai familiari sembrava lo stesso di sempre, allegro e ironico, anche se a volte spariva senza dire dove andasse.
Alla ricerca della vocazione
Fu anche impegnato come animatore ed educatore di bambini e ragazzi, partecipando con loro e con altri parrocchiani a molti pellegrinaggi. Nel frattempo, aiutato dal suo parroco nonché guida spirituale, andava interrogandosi se Dio volesse che lui non prendesse la via del matrimonio. Anni prima era stato innamorato di una ragazza, ma non si era mai dichiarato, anche se gli amici avevano intuito qualcosa.
Una domenica, però, durante la Messa, ascoltò il brano di Vangelo dove Gesù elogia una vedova che getta nel tesoro del Tempio tutto quello che aveva per vivere. Quel “donare tutto” accese in lui come una scintilla, che il giorno dopo divenne come un fuoco, in seguito a un gesto semplice: appena sveglio, verso le tre o le quattro del mattino, si fece il segno della Croce. Anche di questo diede conto al suo padre spirituale.
L’ingresso in Seminario
Durante il pellegrinaggio parrocchiale in Terra Santa, il 26 agosto 2010, annunciò ai presenti che sarebbe entrato in Seminario nell’ottobre successivo. Aveva già avvisato i familiari il mese prima, il 10 luglio. La madre reagì insultandolo e prendendosela con lui e col padre, il quale non riusciva a parteggiare per l’uno o per l’altra; Francesco, il fratello, pensava invece a uno dei suoi colpi di testa. La serenità con cui Giampiero viveva la situazione li lasciava, in ogni caso, piuttosto interdetti.
Aveva comunque una sorta di preoccupazione, legata soprattutto al fatto di dover lasciare l’attività commerciale interamente sulle spalle dei genitori, piuttosto anziani. Monsignor Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, lo rassicurò che nel primo anno, quello propedeutico, necessario per chi come lui non aveva fatto studi classici, avrebbe potuto continuare ad aiutarli, ma fu colpito dalla chiarezza con cui il futuro seminarista intendeva verificare pienamente la propria vocazione.
Faceva sul serio, ma non era serioso
Con altrettanta chiarezza si presentò a don Nazzareno Marconi, allora Rettore del Pontificio Seminario Umbro «Pio XI», dichiarando: «Vorrei regalare la mia vita a Dio». Il Rettore lo affiancò a un compagno più abile negli studi e, col tempo, si rese conto della serietà con cui assumeva vari piccoli incarichi, si trattasse di sistemare il giardino del Seminario o di riordinare la sacrestia, compito che svolse dopo due anni dal suo ingresso. Pur essendo stonato, non si tirava indietro quando si trattava d’intonare il Salmo durante la Messa.
Con i compagni aveva un rapporto sostanzialmente buono, facilitato dai lati migliori del suo carattere: cercava di favorire e mantenere l’unità tra loro. Qualcuno, a dire il vero, mal sopportava la sua insistenza nel fare tutto al meglio, come anche la sua assidua preghiera col Rosario, mentre altri litigavano con lui perché era capace di metterli di fronte alle loro debolezze.
Non rinnegava mai il suo passato, anzi: ci scherzava sopra, spesso mostrando una foto dei suoi anni giovanili. Solo a pochissimi rivelò, in modo molto riservato, le esperienze che l’avevano condotto all’ingresso in Seminario. Desiderava comprendere come essere un buon sacerdote, partecipando agli incontri comunitari di approfondimento e ponendo lui stesso domande.
Tra affidamento, impegni e desideri
Le difficoltà nelle materie curricolari continuavano, ma le affrontava in spirito di affidamento a Gesù e alla Madonna, come indicano i disegnini e le brevi invocazioni di aiuto riportate nei suoi quaderni di studio, specie nei punti più ostici. Continuava il suo affidamento anche nella preghiera silenziosa e quotidiana, specie nella cappella principale del Seminario.
Nelle esperienze di tirocinio pastorale, vissute nella parrocchia di Pila per l’anno propedeutico, poi in una comunità il cui parroco era stato travolto da uno scandalo, infine nell’Unità Pastorale Santa Famiglia di Nazareth, fu di aiuto alle catechiste, coinvolto pienamente con i bambini dell’oratorio, capace di seguire e responsabilizzare gli educatori.
L’8 dicembre 2013 fu ammesso tra i candidati al diaconato e al presbiterato. Continuava intanto a confrontarsi, oltre che con gli educatori, col suo arcivescovo, poi creato Cardinale nel Concistoro del 22 febbraio 2014: a lui espose il desiderio di poter vivere un’esperienza di servizio in terra di missione, in mezzo ai poveri. Il cardinal Bassetti pensò allora di organizzare un viaggio in Perù, chiedendogli di accompagnarlo.
La malattia
La sera del 29 maggio 2014, dopo la cena in Seminario, Giampiero ebbe un malore. Si fece misurare la pressione sanguigna, ma c’era un grande divario tra la minima e la massima. Il mattino dopo fu accompagnato dall’amico Marco Briziarelli al pronto soccorso di Assisi per una visita cardiologica. Gli fu riscontrata un’anomalia cardiaca congenita, precisamente all’aorta e in corrispondenza della valvola tricuspide, che nel suo caso era una bicuspide; prima di allora, non se n’era mai accorto.
Tornando in Seminario sembrava pensieroso e preoccupato. Appena possibile, chiese aiuto all’amico e comparrocchiano Giordano Commodi, anche lui seminarista, che gli spiegò, facendo uso dei propri libri di anatomia (aveva studiato farmacia), quale fosse la natura esatta della sua malattia.
Dopo essersi confrontato con vari medici, decise di farsi operare a Perugia. Intanto sostenne due esami con profitto, ma poi decise di cancellarsi dagli altri. Annunciando l’operazione ai suoi familiari, come anche nella parrocchia di tirocinio, apparve sereno.
L’operazione si svolse quindi presso l’ospedale di Santa Maria della Misericordia a Perugia, il 24 luglio 2014. Anche in quell’occasione Giampiero si affidò a Dio, lasciando scritta un’ultima preghiera sul suo quaderno, chiedendo, tra l’altro: «Insegnami, o Padre, a donare un sorriso dolce di speranza a coloro che incrociano il mio sguardo perché ricevano il Tuo volto e non il mio».
«Se il Signore vorrà»
Dopo circa due giorni nei quali il decorso postoperatorio sembrava essersi risolto bene, Giampiero cominciò ad avere una febbre altalenante: venne quindi portato nel reparto di Terapia Intensiva Post-Operatoria Cardiologia. I genitori rimasero in ospedale, mentre al suo fianco si alternavano gli amici e i compagni di Seminario, in procinto di partire per un pellegrinaggio a Fatima.
Ormai non riusciva più a leggere né a sorreggere il Breviario, ma voleva ugualmente pregare, anche solo contemplando il Crocifisso o un’immagine della Madonna. Il cardinal Bassetti gli faceva visita tutti i giorni per incoraggiarlo. Il 16 agosto, dopo che gli ebbe ricordato che il viaggio in Perù era solo rimandato, lo vide piangere e dire, con un filo di voce: «Se il Signore vorrà».
La morte
La mattina di domenica 17 agosto, mentre i sanitari lo aiutavano a sedersi sul letto per metterlo in ordine, si accorsero che dalla ferita dell’operazione usciva sangue. Fu portato immediatamente in sala operatoria, in pericolo di vita. Il 21 agosto, alle 17.15, fu dichiarato morto, anche se il decesso era avvenuto intorno alle 15.
I familiari rientrarono dopo che erano stati staccati i macchinari che lo aiutavano a restare in vita, circondando il suo letto e pregando. Arrivò anche il cardinal Bassetti, per un’ultima benedizione. Fu lui a telefonare ai seminaristi, raggiungendoli in un momento libero del pellegrinaggio a Fatima, per dare loro la notizia.
L’ultimo saluto, i primi segni
Nel primo pomeriggio la sua salma venne portata nella chiesa di San Pio da Pietrelcina a Castel del Piano, per la cui costruzione Giampiero si era molto impegnato, anche materialmente. Nelle ore successive, come anche durante la veglia di preghiera organizzata la sera stessa, molte persone, soprattutto giovani, si confessarono e dichiararono che il suo comportamento durante la malattia li aveva davvero colpiti.
Alcuni giorni prima di morire, intorno al 4-5 agosto, la madre di Giampiero aveva trovato nella sua borsa, mentre gli prendeva il Breviario, alcuni fogli che sembravano una lettera al suo parroco, ma tenne la scoperta per sé. Quello scritto, che di fatto costituisce il suo testamento spirituale, fu letto dal fratello Francesco e dalla moglie di lui, Laura, all’inizio della Messa delle esequie, presieduta dal cardinal Bassetti:
«Caro don Francesco, carissimi amici e padri!
Se stai leggendo, anzi ascoltando queste parole, vuol dire che questo mio passaggio sulla terra è terminato e, come dice Gesù, “vi vado a preparare un posto”, sono tranquillo che nel momento giusto ci ritroveremo al posto giusto.
Tu conosci il mio grande e unico desiderio che è quello di diventare “Santo”. La vita che ho condotto certo non mi aiuta, il mio comportamento non è stato esemplare. Però è stata una vita bella, non sprecata anche se recuperata, anzi riacchiappata da Dio.
Ti devo chiedere un ultimo favore: il giorno del mio funerale voglio che sia una festa, una meravigliosa festa solenne, magari Mariana xché [perché] è tramite Maria che ora sono con il nostro Padre».
La fama di santità
Un mese e mezzo circa dopo l’accaduto, il cardinal Bassetti incaricò suor Roberta Vinerba, suora francescana diocesana incorporata alla diocesi di Perugia-Città della Pieve, di raccogliere testimonianze di amici, parenti e conoscenti di Giampiero, allo scopo di scriverne la biografia.
Il lavoro cominciò nel novembre 2014, confluendo in un libro edito nel 2016 da Paoline Editoriale Libri, col titolo «“Con lui Dio non si era sbagliato”»: era la stessa frase con cui il Cardinale aveva riferito ai seminaristi la notizia della sua morte. Anche grazie a quel volume, la storia di Giampiero cominciò a essere raccontata al di là del territorio dove si era svolta.
Cominciarono anche a essere riferiti segni attribuiti alla sua intercessione, grazie spirituali e materiali. Dal giorno della sua sepoltura presso il cimitero di Sant’Angelo di Celle, un flusso ininterrotto di persone si è recato sulla sua tomba, ricevendo spesso benefici interiori.
La causa di beatificazione e canonizzazione
A fronte di questi indizi, il cardinal Bassetti intraprese le fasi preliminari della causa di beatificazione e canonizzazione, nominando don Francesco Buono come postulatore. Il 20 agosto 2020, nell’imminenza del sesto anniversario della morte di Giampiero, fece pubblicare l’Editto che segnava l’apertura della sua causa.
La prima sessione pubblica dell’inchiesta diocesana su vita, virtù e fama di santità del Servo di Dio Giampiero Morettini si svolse quindi il 22 maggio 2021, presso la cattedrale di San Lorenzo a Perugia.
Preghiera (con approvazione ecclesiastica)
Padre infinitamente buono,
ti ringraziamo per la cura e la Misericordia che hai verso tutti i tuoi figli.
Tu hai mandato nel mondo il tuo Figlio Gesù e nella potenza dello Spirito Santo Tu rovesci i potenti dai troni e innalzi gli umili, ricolmi di beni gli affamati e rimandi i ricchi a mani vuote; Tu disperdi i superbi e ti compiaci dei piccoli e regali ai poveri la gioia del tuo Regno.
Con la Beata Vergine Maria, associata al Tuo disegno di salvezza, una schiera innumerevole di uomini e di donne che hanno fatto pienamente la Tua Volontà cantano le Tue lodi in Cielo e in terra per noi sono di esempio e di aiuto.
Ti preghiamo affinché tra i santi che la Chiesa ha riconosciuto certi di venerazione, possiamo presto contemplare anche il seminarista Giampiero Morettini, che ha testimoniato la bellezza del dono di sé nel totale affidamento a Te.
Perché sia manifesta la sua santità semplice e concreta, ti chiediamo la Grazia……. Per intercessione di Giampiero.
A lode e gloria della Santissima Trinità, per il bene della Santa Madre Chiesa e la salvezza di tutti i tuoi figli.
Amen.
Pater, Ave, Gloria
Autore: Emilia Flocchini
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