Eichstätt, Germania, 1642 – Ellwangen, Germania, 8 febbraio 1704
Johann Philipp Jeningen nacque a Eichstätt, nella regione tedesca della Baviera. Fu battezzato il 5 gennaio 1642 nella cattedrale di Eichstätt, il che porta a dedurre che sia nato uno o due giorni prima. Dal 1651 al 1659 frequentò la scuola gesuita di Eichstätt. Quattordicenne, era già deciso a entrare nella Compagnia di Gesù, ma suo padre non glielo concesse. Mentre studiava filosofia e teologia a Ingolstadt, non venne meno al suo proposito: entrò quindi in noviziato il 16 gennaio 1663 e l’11 giugno 1672 fu ordinato sacerdote. Desiderava partire missionario in India, ma la sua missione si esercitò invece soprattutto a Ellwangen e nelle diocesi confinanti di Augusta, Costanza, Eichstätt e Würzburg. Sulla collina di Schönenberg, presso Ellwagen, fece costruire una chiesa in stile barocco, che inglobava una cappella preesistente, per richiamare tutti alla fiducia in Dio e nella Madonna, secondo la caratteristica peculiare della sua spiritualità. “Il buon padre Philipp”, come il popolo l’aveva soprannominato, morì a Ellwangen l’8 febbraio 1704, dopo aver iniziato la predicazione di un corso di Esercizi Spirituali. Fu beatificato a Ellwangen il 16 luglio 2022, sotto il pontificato di papa Francesco. La sua memoria liturgica ricorre l’8 febbraio, giorno della sua nascita al Cielo, mentre i suoi resti mortali sono venerati presso la cappella della Madonna nella basilica di San Vito a Ellwangen.
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Il tempo in cui nacque
Johann Philipp Jeningen nacque a Eichstätt, nella regione tedesca della Baviera. Fu battezzato il 5 gennaio 1642 nella cattedrale di Eichstätt, il che porta a dedurre che sia nato uno o due giorni prima. Era il quarto degli undici figli di Nikolaus Jeningen, orafo e sindaco della città; sua madre si chiamava Anna Maria.
Crebbe in un periodo nel quale la Germania si stava rialzando a fatica dalla Guerra dei Trent’Anni, la quale aveva visto il suo culmine proprio nel tempo in cui lui nacque. In particolare, la sua città era stata completamente bruciata poco prima; la ricostruzione si protrasse per anni.
Allievo dei Gesuiti e chiamato a essere uno di loro
Dal 1651 al 1659 frequentò la scuola gesuita di Eichstätt e fu membro della Congregazione Mariana, ovvero l’associazione, diffusa nei collegi dei Gesuiti, cui aderivano gli allievi più portati alla pietà religiosa (oggi denominata Comunità di Vita Cristiana).
Quattordicenne, era già deciso a entrare nella Compagnia di Gesù, ma suo padre non glielo concesse. Mentre studiava filosofia e teologia a Ingolstadt, rinnovò la richiesta, costantemente respinta; non per questo, venne meno al suo proposito.
Gli anni del noviziato e del sogno missionario
Il 16 gennaio 1663, ormai a ventun anni, entrò, a Landsberg am Lech, nel noviziato della Provincia gesuita della Germania Superiore, che era stato fondato da san Pietro Canisio nel 1578. La spiritualità che lì si viveva l’attrasse ancora di più, portandolo a cercare e ad accettare con tutto il cuore la volontà di Dio. Nei suoi appunti annotò: «Per chi ama, è nella sua natura prestare più attenzione al richiamo dell’Amato che aspettare il suo comando».
Negli anni del noviziato, Philipp si dedicò all’insegnamento. Aveva però una grande aspirazione: essere inviato in missione in India, seguendo quindi le orme del confratello san Francesco Saverio. Nel 1669 scrisse quindi la sua prima lettera al Padre Generale, sicuro che l’invio missionario corrispondesse alla volontà di Dio, ma rimettendosi in pari tempo a qualsiasi ministero i superiori l’avessero voluto destinare.
L’ultimo periodo della formazione
L’11 giugno 1672 fu ordinato sacerdote a Eichstatt. Compì il terzo anno di probazione, ovvero il periodo conclusivo della formazione dei Gesuiti, dal 1672 al 1673, presso il santuario mariano di Altötting. Fu la sua prima esperienza pastorale: confessava i pellegrini, predicava e insegnava il catechismo. Nei sette anni seguenti, invece, fu insegnante nei collegi di Mindelheim e Dillingen.
Emise gli ultimi voti nell’estate 1677, lo stesso periodo in cui il Padre Generale Gianpaolo Oliva lo propose per la missione in Brasile; la partenza, però, non avvenne. Nell’epistolario di padre Philipp si conservano venti lettere, nelle quali ribadiva la sua illimitata disponibilità alle missioni estere, che però non era segno della sua insoddisfazione per i compiti a cui era stato chiamato.
A Ellwangen
Nel 1680 ebbe un nuovo incarico: avrebbe dovuto occuparsi della cura pastorale della scuola e della chiesa collegiata di Ellwangen. In quel luogo, precisamente sulla collina detta Schönenberg (“Bella montagna”) durante la guerra dei Trent’Anni, i gesuiti avevano eretto una croce di legno affiancata da un’immagine della Madonna, per invitare il popolo a pregare. Furono così tante le grazie ricevute che, sulla collina, fu edificata una piccola cappella.
Padre Philipp cominciò a interessarsene e, vedendo che neanche la cappella era sufficiente a contenere i pellegrini, ottenne il permesso per una chiesa più grande, che inglobasse la precedente costruzione. La svolta avvenne dopo che, nel 1681, un incendio minacciò il paese: gli abitanti fecero voto di costruire il nuovo edificio se le loro case ne fossero uscite senza danno, cosa che avvenne. Quando la chiesa, in stile barocco, fu completata, era possibile vederla da tutte le direzioni.
Per una profonda relazione con Dio
Lo scopo principale di padre Philipp, di cui la nuova chiesa era solo uno strumento, era in realtà «imprimere Dio, Gesù e la Madre nel cuore del prossimo», secondo quanto scrisse in una sua lettera. In questo modo, era sicuro di suscitare nelle persone il bisogno di sviluppare una relazione profonda con Dio Padre, col Figlio e con la Vergine.
Per riuscirci, moltiplicava le ore trascorse a confessare e a predicare, secondo lo stile degli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola. Faceva di tutto per alleviare le sofferenze di quanti vedeva afflitti e scoraggiati.
L’azione pastorale del “buon padre Philipp”
La sua azione pastorale andò a raggiungere i territori di quattro diocesi: Augusta, Costanza, Eichstätt e Würzburg. Quando la gente lo vedeva arrivare, sotto qualsiasi condizione atmosferica, col suo caratteristico abito da pellegrino – una mantellina di cuoio sulle spalle, un bastone in mano, il cappello che gli pendeva sulle spalle e che non portava mai sul capo, le scarpe senza suola – accorreva a salutare “il buon padre Philipp”, come era ormai famoso.
Effettivamente, molti cattolici erano sprovvisti di un sacerdote che fosse loro pastore; anche le chiese, spesso distrutte dalla guerra, dovevano essere rinnovate. Padre Philipp fu per molti la guida che cercavano: in particolare, fu attento ai soldati, ai prigionieri e ai condannati a morte. Tenne anche missioni al popolo, nelle quali faceva erigere delle grandi croci, e ritiri ai sacerdoti.
Predicazione e doni eccezionali
La sua predicazione era semplice, accompagnata da uno stile di vita e da una bontà che lasciavano intuire quanto lui credesse davvero in quello che proclamava. Soprattutto, dai suoi penitenti non pretendeva nulla che lui stesso non fosse disposto a compiere. Amava infatti ripetere: «Il più grande al mondo è colui che ama di più Dio». Un’altra sua espressione tipica era: «Tutto si può ottenere con umiltà e amore».
Gli venivano anche attribuite visioni, apparizioni e doni eccezionali: da essi si sentiva rafforzato nel proprio cammino. Fiducioso nella Provvidenza divina e nella presenza materna della Madonna, era anche ispirato dall’amore per l’Eucaristia.
La morte
Padre Philipp ebbe sempre una salute precaria; non per questo, si sentì frenato nel suo agire missionario. Dopo avere però iniziato un corso di Esercizi Spirituali, si ammalò più gravemente del solito: morì quindi a Ellwangen l’8 febbraio 1704. Fu sepolto nella basilica di San Vito a Ellwangen, precisamente nella cappella della Madonna.
La causa di beatificazione fino al decreto sulle virtù eroiche
La fama di santità che aveva accompagnato padre Philipp non si spense dopo la sua morte, anzi, perdurò nei secoli. La diocesi di Rottenburg-Stoccarda avviò quindi il processo informativo, dopo il quale, il 2 marzo 1906, si ebbe il decreto sugli scritti.
Il 23 marzo 1945, con l’introduzione della causa, cominciò la fase romana, che vide, l’8 marzo 1946, il decreto sull’assenza di culto. Furono quindi convalidati il processo informativo e quello apostolico.
La “Positio super virtutibus” fu consegnata nel 1983. L’11 aprile 1989 i Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi la discussero, seguiti dai cardinali e dai vescovi della medesima Congregazione il 21 novembre 1989. Il Papa san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto sull’eroicità delle virtù di padre Philipp il 21 dicembre 1989.
Il miracolo per la beatificazione
Il miracolo preso in esame per la beatificazione di padre Philipp fu relativo a un uomo di Ellwangen, di quarantadue anni, sposato e con due figli, che alla fine del 1984 cominciò ad avere dolori acuti nella parte superiore destra dell’addome, accompagnati da febbre molto alta, nausea e vomito. Gli antibiotici e gli antinfiammatori che gli furono prescritti non produssero alcun risultato. L’uomo venne quindi ricoverato in ospedale per l’asportazione chirurgica della colecisti, avvenuta il 1° gennaio 1985; lo stesso giorno, al paziente furono amministrati gli ultimi Sacramenti. Le sue condizioni continuarono però ad aggravarsi, anche quando fu trasferito in rianimazione.
Portato d’urgenza all’ospedale a Ulma, fu sottoposto a un secondo intervento chirurgico per una grave emorragia digestiva; anche in quel caso, non ci fu nessun miglioramento. La situazione clinica continuò a essere sempre più grave.
Dal giorno del primo intervento, i familiari cominciarono a chiedere l’intercessione del Venerabile padre Philipp: gli erano molto devoti sia perché aveva vissuto nella loro città, sia perché lo consideravano un santo. Alla loro invocazione si unirono altri parenti, specialmente nella chiesa di Westhausen, che conserva al suo interno una statua del gesuita. I familiari pregavano continuamente e dovunque: in casa, per strada, in ospedale e in chiesa.
A tre settimane dal primo intervento, dopo una settimana dal secondo e dopo quattro settimane complessive di febbre altissima e ininterrotta, la temperatura corporea del paziente si ridusse, fino a tornare a livelli normali.
Il 24 gennaio l’uomo si riprese dal coma: respirava spontaneamente (in rianimazione era stato attaccato al respiratore) e si alimentava con cibi facilmente digeribili. Fu dimesso l’8 febbraio 1985, considerato completamente e rapidamente guarito.
L’inchiesta sul miracolo
L’inchiesta diocesana sul presunto miracolo si svolse quindi a Rottenburg dal 7 novembre 2011 al 6 maggio 2013; il decreto di convalida giuridica degli atti fu emesso dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 7 novembre 2014.
La Consulta Medica, riunitasi il 23 gennaio 2020, riconobbe che la guarigione era stata rapida, completa e duratura, nonché inspiegabile secondo le conoscenze scientifiche del tempo. Il nesso tra il presunto fatto miracoloso e l’intercessione di padre Philipp fu riconosciuto dai Consultori Teologi il 14 gennaio 2021 e dai cardinali e dai vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi il 1° giugno 2021.
Il decreto sul miracolo e la beatificazione
Il 19 giugno 2021, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto sul miracolo.
La Messa con il Rito della Beatificazione di padre Philipp fu celebrata il 16 luglio 2022, nella piazza antistante la basilica di San Vito a Ellwangen, presieduta dal cardinal Jean-Claude Hollerich, Arcivescovo di Lussemburgo e Presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea, come inviato del Santo Padre.
La sua memoria liturgica venne fissata all’8 febbraio, giorno della sua nascita al Cielo.
Autore: Emilia Flocchini
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