Severino Fabriani nacque il 7 gennaio 1792, a Spilamberto, un paese nella pianura padana, sul lato ovest del fiume Panaro, in provincia di Modena, da Luigi e Francesca Maria Vincenzi.
Il padre era un medico stimato, che esercitava la professione a Correggio.
Severino dopo la morte prima del padre e poi della madre, è stato affidato ad uno zio paterno che fece lo educare e istruire dal sacerdote dotto e pio, don Tommaso Baraldini.
Severino, su consiglio di un altro suo zio, mons. Giuseppe Fabriani, vicario generale della diocesi di Modena, entrò nel 1806 nel seminario diocesano della città.
Terminati i corsi superiori, e dopo esser stato ordinato sacerdote il 17 dicembre 1814, gli fu affidato il compito di prefetto dei giovani seminaristi e d’insegnante di fisica e storia naturale del seminario diocesano.
Don Severino Fabriani, dopo l’ordinazione continuò a studiare altre discipline, dedicandosi in particolare all'approfondimento dell'ascetica e ad acquisire nozioni di anatomia.
Dopo essersi dedicato anche allo studio delle scienze, nell'aprile del 1821 fu nominato socio dell'Accademia di scienze lettere ed arti di Modena, distinguendosi come letterato, storico, filosofo, teologo, apologista, fisico e naturalista.
Purtroppo l’anno successivo, a soli trent’anni, il giorno 1 gennaio 1822 fu colpito improvvisamente da afasia perdendo completamente la voce.
Don Severino fu costretto a rinunciare all'insegnamento e ad esprimersi a cenni con i pochi amici in grado di capirlo, e ad essere impossibilitato ad esercitare il ministero sacerdotale.
Quale conforto, in questo periodo, passava molte ore della giornata nel sostare in meditazione davanti al Crocifisso, e ai suoi corrispondenti “diceva di vedere questa sua malattia nella luce della Provvidenza, come un preciso invito di Dio a purificarsi maggiormente nel proprio spirito e a diventare più sensibile verso le realtà eterne”.
In quel periodo lo scrivere divenne la sua unica possibilità di comunicare.
Nel momento più difficile della malattia, iniziò un’intensa collaborazione sulle Memorie di religione, di morale e di letteratura, edite dal 1822 a Modena a cura dell'apologista cattolico Giuseppe Baraldi.
Nel 1823, un amico sacerdote gli chiese di prendersi cura di Santa Bonvicini una ragazza undicenne sordomuta e, l’anno successivo, fu chiamato a dirigere la scuola privata per le sordomute, che alcune signore pie avevano istituito a Modena, in via Sant’Agostino presso la chiesa delle Grazie, alcune delle quali erano state accolte nelle "Scuole di Carità", insieme ad altre bambine udenti.
Dal 1824 assunse la direzione della scuola, le cui prime maestre appartenevano all’istituto “Figlie di Gesù” fondate a Verona dal venerabile Pietro Leonardi, succedendo a mons. Giuseppe Baraldi, e l'istruzione dei sordomuti divenne la vera missione della sua vita.
In quel periodo, si recò a Milano e Genova, con lo scopo di visitare scuole per sordi, per apprendere i metodi da loro utilizzati.
Per qualche anno rimase completamente muto, poi gradualmente riacquistò parzialmente la parola.
Nel 1828, chiuse le “Scuole di Carità”, rimase attiva sola quella diretta da don Severino che si occupava solamente delle bambine sordomute. In quell’anno la scuola fu trasformata in istituto statale e come tale riconosciuto da Francesco IV d'Austria-Este, che volle assicurarne maggior stabilità, con una congrua dotazione.
Inoltre coadiuvato da tre maestre, diede inizio alla Pia congregazione delle “Figlie della Provvidenza per le Sordomute”, approvate dalla Santa Sede con lo scopo di occuparsi dell’educazione delle sordomute.
Don Severino Fabriani dedicò tutto se stesso a quest’opera.
Il nuovo Istituto religioso ottenne il 20 dicembre 1844 il riconoscimento da parte dell'autorità ecclesiastica, e il 9 gennaio 1845 l’approvazione del pontefice Gregorio XVI.
Con l’approvazione della Santa sede per la prima volta furono ammesse con il nome di Oblate, in un Istituto Religioso, le ragazze sordomute desiderose di consacrarsi al Signore e al bene dei propri fratelli.
Con il passare del tempo don Severino si convinse della necessità di una riforma del metodo d’insegnamento della grammatica per i sordomuti.
E quando l'Istituto dei sordomuti di Parigi invitò i più celebri insegnanti dell'epoca, anche il Fabriani, fu invitato ad esporre i metodi che usava nell'educazione dei sordi.
Nel 1845 diede alle stampe un piccolo manuale “Primi elementi di grammatica italiana per le fanciulle sordomute educate dalle Figlie della Provvidenza in Modena secondo principi delle Lettere logiche”, ad uso per il suo istituto da lui, nella cui prefazione illustrava i metodi da lui seguiti nell'educazione dei sordomuti, attraverso le tappe di un lungo cammino di pedagogo e animato da un grande amore per i sorsi, colpiti da una menomazione che egli per esperienza diretta ben conosceva.
Nel 1849 diede alle stampe le “Lettere logiche sopra la grammatica italiana pe’ sordomuti” frutto delle sue osservazioni critiche composte nell'arco di diversi anni, dove si occupò della terminologia del linguaggio.
Quando il 25 agosto 1849 a Modena scoppiò un violento incendio vicino alla sua abitazione, don Severino si adoperò per porre in salvo le sue carte.
Colpito da un ictus celebrale il 26 agosto, Don Severino Fabriani morì il 27 agosto 1849 a Modena, all’età di 57 anni.
“L’esercizio eroico della fede – hanno pubblicato nel sito Causesanti.va - portò il Servo di Dio ad accettare l’infermità che lo rese afono per sempre e gli impedì l’esercizio del ministero sacerdotale. Si dedicò all’adorazione eucaristica e alla meditazione della Passione di Gesù.
La virtù della speranza, illuminata dalla fede, fu vivissima e forte nella consapevolezza della bontà di Dio, in cui trovò conforto nelle tribolazioni sostenute. Anche nelle difficoltà fondazionali dell’Istituto si abbandonò fiducioso e con animo forte alla Provvidenza, infondendo alle Suore coraggio, letizia e confidenza in Gesù.
Visse la carità verso Dio, nella continua ricerca della maggior gloria di Dio. Espressione del profondo amore per Dio fu la sua intensa e fervorosa vita di preghiera e di adorazione, nonché di filiale devozione alla Vergine Maria.
Aspetto fattivo e concreto dell’amore verso Dio fu la carità verso il prossimo, in particolare verso le ragazze mute, per le quali fondò l’Istituto di donne consacrate alla loro istruzione cristiana e civile. Insieme all’amore paterno verso le piccole mute, il Servo di Dio si prodigò generosamente verso i più bisognosi con elemosine e sussidi e, per l’edificazione dei fedeli, con opere di carattere ascetico e apologetico”.
Il processo per la beatificazione
Il processo per la beatificazione di don Severino Fabriani, parroco e fondatore, promosso nella diocesi di Modena-Nonantola, ha ottenuto il nulla osta il 6 giugno 2008. L’inchiesta diocesana aperta il 4 ottobre 2008 è stata chiusa il 24 ottobre 2009, e il rescritto sulla sua validità è stato emesso il 9 dicembre 2010.
Il 19 giugno 2021, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Durante l’Udienza, il Sommo Pontefice ha autorizzato la medesima Congregazione a promulgare il Decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio Severino Fabriani.
Autore: Mauro Bonato
Il Servo di Dio Severino Fabriani nacque a Spilamberto (Italia) il 7 gennaio 1792. Entrato nel Seminario di Modena, fu ordinato sacerdote il 17 dicembre 1814 e venne nominato insegnante di Fisica e Storia Naturale nel Seminario. Continuò a studiare e ad approfondire diversi campi del sapere, tanto da diventare, nel 1821, socio dell'Accademia delle Scienze, Lettere e Arti, distinguendosi come letterato, storico, filosofo, teologo, apologista, fisico e naturalista. Il 1° gennaio 1822, a 30 anni, improvvisamente venne colpito da afasia, con conseguente perdita della voce. Questo avvenimento lo toccò profondamente poiché lo costrinse a rinunciare all'insegnamento, ad esprimersi a cenni con i pochi amici in grado di capirlo, ma soprattutto lo privò della possibilità di esercitare il ministero sacerdotale. In questo periodo gli fu di conforto il sostare in meditazione davanti al Crocifisso. Lo scritto diviene la sua unica possibilità di comunicare e ai suoi corrispondenti diceva di vedere questa sua malattia nella luce della Provvidenza, come un preciso invito di Dio a purificarsi maggiormente nel proprio spirito e a diventare più sensibile verso le realtà eterne. Nel 1823, un amico sacerdote gli chiese di prendersi cura di una ragazza undicenne sordomuta e, l’anno successivo, fu chiamato a dirigere la scuola per sordomute, alcune delle quali erano state accolte nelle "Scuole di Carità", insieme ad altre bambine udenti. In quel periodo, si recò a Milano e Genova, con lo scopo di visitare scuole per sordi, per apprendere i metodi da loro utilizzati. Nel 1828, chiuse le “Scuole di Carità”, rimase attiva sola quella diretta dal Servo di Dio, occupandosi solamente delle bambine sordomute. Egli, coadiuvato da tre maestre, diede inizio alle “Figlie della Provvidenza per le Sordomute”, con lo scopo precipuo di occuparsi dell’educazione delle sordomute. A questa opera dedicò tutto se stesso. Resosi conto che occorreva garantirne la continuità, cercò di ottenere il riconoscimento da parte dell'autorità ecclesiastica al nuovo Istituto Religioso, che venne approvato dal Sommo Pontefice Gregorio XVI, il 9 gennaio 1845. Con tale approvazione vennero ammesse, per la prima volta e a pieno titolo in un Istituto Religioso, con il nome di Oblate, le fanciulle sordomute desiderose di consacrarsi al Signore e al bene dei propri fratelli. Il Servo di Dio, negli ultimi anni della sua vita, si impegnò a rendere la scuola sempre più rispondente alle nuove esigenze e ad assicurare serenità economica all'Opera. Nel 1849 diede alle stampe le “Lettere logiche sopra la grammatica italiana pe’ sordomuti”. Il 26 agosto dello stesso anno, fu colpito da ictus cerebrale.
Morì il 27 agosto 1849 a Modena (Italia), all’età di 57 anni.
L’esercizio eroico della fede portò il Servo di Dio ad accettare l’infermità che lo rese afono per sempre e gli impedì l’esercizio del ministero sacerdotale. Si dedicò all’adorazione eucaristica e alla meditazione della Passione di Gesù.
La virtù della speranza, illuminata dalla fede, fu vivissima e forte nella consapevolezza della bontà di Dio, in cui trovò conforto nelle tribolazioni sostenute. Anche nelle difficoltà fondazionali dell’Istituto si abbandonò fiducioso e con animo forte alla Provvidenza, infondendo alle Suore coraggio, letizia e confidenza in Gesù.
Visse la carità verso Dio, nella continua ricerca della maggior gloria di Dio. Espressione del profondo amore per Dio fu la sua intensa e fervorosa vita di preghiera e di adorazione, nonché di filiale devozione alla Vergine Maria.
Aspetto fattivo e concreto dell’amore verso Dio fu la carità verso il prossimo, in particolare verso le ragazze mute, per le quali fondò l’Istituto di donne consacrate alla loro istruzione cristiana e civile. Insieme all’amore paterno verso le piccole mute, il Servo di Dio si prodigò generosamente verso i più bisognosi con elemosine e sussidi e, per l’edificazione dei fedeli, con opere di carattere ascetico e apologetico.
Il 19 giugno 2021, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Durante l’Udienza, il Sommo Pontefice ha autorizzato la medesima Congregazione a promulgare il Decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio Severino Fabriani.
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