San Kizito Adolescente, martire

Festa: 3 giugno

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† Namugongo, Uganda, 3 giugno 1886

Nato in Buganda tra il 1871 e il 1873, incontrò i Padri Bianchi, venendo a contatto con il Vangelo e divenendo un fervente cristiano. La sua rettitudine morale lo pose in contrasto con il re Mwanga II, che tentava di indurre i giovani di corte al peccato. Kizito, rifiutando con fermezza le avances del sovrano, divenne un simbolo di resistenza contro la tirannia e la corruzione. Catturato e condannato a morte, subì il martirio il 3 giugno 1886, a soli 14 anni.

Martirologio Romano: Memoria dei santi Carlo Lwanga e dodici compagni, martiri, che, di età compresa tra i quattordici e i trent’anni, appartenenti alla regia corte dei giovani nobili o alla guardia del corpo del re Mwanga, neofiti o fervidi seguaci della fede cattolica, essendosi rifiutati di accondiscendere alle turpi richieste del re, sul colle di Namugongo in Uganda furono alcuni trafitti con la spada, altri arsi vivi nel fuoco.

La storia di San Kizito, unita a quella di San Carlo Lwanga e dei Martiri Ugandesi, ci testimonia come l’incontro con un’esperienza totalizzante e piena di Verità rende liberi gli uomini, anche a 14 anni, e rende capaci di gesti inimmaginabili anche da molti adulti, così da arrivare ad incarnare nella propria vita quanto diceva San Benedetto: “Occorre che l’eroico diventi quotidiano e il quotidiano eroico”.
San Kizito nacque tra il 1871 e il 1873 in Buganda, un regno dell'odierna Uganda. La sua infanzia si svolse in un contesto storico e sociale complesso, segnato da forti tensioni politiche e religiose. Nonostante le difficoltà, Kizito dimostrò fin da giovane un animo puro e un'indole incline alla fede.
La vita di Kizito subì una svolta decisiva quando incontrò i Padri Bianchi, missionari inviati in Africa dal Cardinale Lavigerie, strenuo combattente contro la schiavitù. Attratto dai loro insegnamenti e dalla forza del Vangelo, Kizito abbracciò con fervore la fede cristiana. Insieme ai Padri Bianchi e alle Suore, si impegnò con audacia e lungimiranza nella lotta contro la schiavitù, sensibilizzando l'opinione pubblica e promuovendo il rispetto per ogni persona, indipendentemente dalla sua cultura o dalle sue idee. La sua azione era guidata da una profonda compassione e da una speranza incrollabile nel potere redentivo del messaggio cristiano.
Il regno di Mwanga II, sovrano del Buganda, fu caratterizzato da eccessi e depravazione. Il re, ossessionato da desideri perversi, tentò di sedurre i giovani adolescenti che servivano a corte. Tra questi c'era Kizito, che, insieme ai suoi compagni cristiani, rifiutò con fermezza le avances del re, ritenendole peccaminose e contrarie ai principi della loro fede.
Di fronte all'intransigenza dei giovani, Mwanga II scatenò una feroce persecuzione contro i cristiani. Kizito e i suoi compagni, pur consapevoli dei rischi e delle torture che li attendevano, non vacillarono nella loro fede. Tra il 1885 e il 1887, decine di giovani furono martirizzati con crudeltà inaudite.
Kizito, con soli 14 anni, affrontò il martirio il 3 giugno 1886. La sua giovane età e la sua incrollabile fermezza di fronte al despota lo resero un simbolo eroico di purezza e coerenza cristiana.
La Chiesa riconobbe il martirio di Kizito e dei suoi compagni. Nel 1920, Papa Benedetto XV li proclamò Beati e, nel 1964, Papa Paolo VI celebrò la loro solenne canonizzazione in Piazza San Pietro. La devozione verso questi martiri si diffuse rapidamente in Africa e nel resto del mondo, ispirando la costruzione di numerose chiese dedicate alla loro memoria.

Autore: Franco Dieghi