Nasce a Mosca nel 1884 da una famiglia della piccola borghesia. Frequenta il politecnico e inizialmente lavora a Mosca come ingegnere. In seguito, si trasferisce in Germania dove incontra una comunità di cattolici e passa al cattolicesimo. Nel 1913 rientra a Mosca e collabora con la fraternità greco–cattolica fondata da Anna Abrikosova. Nel 1918 viene arrestato, ma rilasciato dopo pochi mesi. Nel 1921 è ordinato sacerdote di rito bizantino e nominato sostituto dell’esarca Leonid Fedorov, nel caso che quest’ultimo venga arrestato. Nel frattempo collabora con padre Vladimir Abrikosov nella comunità greco-cattolica di Mosca. Quando nel settembre 1922 padre Vladimir è costretto ad emigrare, padre Nikolaj lo sostituisce come parroco.
Nella notte fra il 12 e il 13 novembre 1923 padre Nikolaj viene arrestato, accusato di attività controrivoluzionarie e condannato a 10 anni di lager da scontare alle isole Solovki. Qui incontra, fra gli altri, l’esarca Leonid Fedorov e, in condizioni durissime, collabora alla formazione di una comunità di fedeli serena ed edificante, dove padre Nikolaj si distingue per pietà e cordialità. È padre Nikolaj che, dopo ripetuti tentativi, riesce a ottenere dalle autorità comuniste il permesso di celebrare le funzioni religiose in una cappella, che era stata trasformata in deposito. La Liturgia della notte di Pasqua, celebrata dall’esarca e da padre Nikolaj, rimane come un segno indelebile nel cuore di tutti i fedeli cattolici allora presenti alle Solovki. È l’ultima celebrazione permessa dai capi del lager, dopodiché la cappella viene di nuovo adibita a usi profani.
Nel 1934 padre Nikolaj può uscire dal lager, con il divieto di risiedere nelle sei maggiori città dell’URSS e vicino al confine di Stato. Trova lavoro come ingegnere nella città di Dmitrov, provincia di Mosca. Celebra clandestinamente la Divina Liturgia nel proprio appartamento e svolge con amore la sua missione di sacerdote in clandestinità. Purtroppo le celebrazioni clandestine non sfuggono a lungo all’occhio vigile del partito. Nel dicembre del 1935 padre Nikolaj viene nuovamente arrestato, con l’accusa di aver svolto abusivamente il ministero sacerdotale e condannato a cinque anni di lager da scontare, ancora una volta, alle Solovki, dove muore all’età di 52 anni il 29 maggio 1936.
Padre Donat Novickij, che si trovava alle isole Solovki assieme a padre Nikolaj, e che in seguito viene liberato grazie a uno scambio di prigionieri, conferma: «Per una straordinaria misericordia divina, ci fu un tempo in cui ci venne permesso di frequentare ogni giorno la cappella. Padre Nikolaj, sacerdote straordinariamente zelante e assai devoto all’Eucaristia, si recava in cappella ogni giorno. Durante l’inverno, non più di 2-3 volte ometteva di visitare la cappella per gli enormi ammassi di neve. Ogni mattina si alzava alle cinque, prendeva con sé poche gocce di vino e una prosfora (il pane per la comunione nella liturgia bizantina) e si affrettava in cappella, facendo in modo di essere di ritorno in tempo per la colazione e l’inizio della giornata lavorativa».
Fonte:
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www.russiacristiana.org
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