Renato Masini nacque il 15 ottobre 1901, nella città di La Spezia in Liguria. Era il figlio secondogenito di Decio e Oliva Bonino. Il padre gestiva un bar, mentre la madre si occupava dei suoi tre figli e dava una mano al marito nella gestione dell’attività.
Mamma Oliva, una fervente cristiana, trasmise al piccolo Renato l’amore alla preghiera e l’esigenza di vivere costantemente alla presenza di Dio.
La famiglia si trasferisce a Lucca
Aveva solo tre anni quando nel gennaio 1904 la sua famiglia si trasferì a Lucca, dove il padre aprì un nuovo bar.
IL piccolo Renato frequentò le scuole comunali di Via San Nicolao dove si distinse per la sua bontà e la sua diligenza negli studi.
Nel 1912 ricevette la sua prima comunione. Alcune testimonianze affermano che “Renato fu sempre innamorato della Ss. Eucaristia – le sue ore di adorazione innanzi a Gesù Sacramentato erano di edificazione a tutti – il suo atteggiamento devoto era un monito ed un rimprovero a quanti stavano senza rispetto e sentimento nella Casa del Signore”.
A Lucca frequentò il Liceo Macchiavelli, dal 1916 al 1918 ottenendo brillanti risultati.
Impegnato nell’apostolato sociale
Renato si iscrive all’Azione Cattolica, e dopo aver aderito alla Congregazione Mariana della parrocchia di Santa Maria Nera, ne divenne il suo presidente e rimase in quella carica per tutto il periodo della guerra.
Inoltre fece parte del Circolo Cattolico del Santo Volto e al Circolo Pio XI della parrocchiale della cattedrale. Nei circoli della Gioventù Cattolica e nel mondo della Conferenza di S. Vincenzo De Paoli, gli infermi assistiti da Renato amavano vederlo e sentirlo per il suo «cuore d’oro».
Dal 1920 al 1921 fu un entusiasmante propagandista dell’azione cattolica, e ogni domenica, insieme ad un amico, si recava nei paesi della Lucchesia come Guamo, Collodi, Villa Basilica, S. Pietro a Vico, Marlia, Segromigno, per parlare in pubblico con grande chiarezza e dedizione.
Don Pietro Bandettini, parroco di Segromigno, disse ai dirigenti della Federazione Giovanile: «Ma chi mi avete mandato?! Voi mi avete mandato un santo!!!».
All’università
Nel 1919 si era iscritto alla facoltà di medicina dell’università di Pisa, dove si è laureto, sei anni dopo, il 22 luglio 1925, con il massimo dei voti e la lode. In lui era sempre più forte la “spinta interiore di dedicarsi alla salute del suo prossimo in una carità fattiva”.
Essendo uno studente brillante, rifiutò per problemi di salute un posto all’università di Bologna, rinunciando così ad un’eventuale carriera universitaria.
Ogni occasione per Renato era buona per sostenere e difendere la sua fede e le sue convinzioni religiose, e proprio per questo nel giovane si fa strada l’aspirazione al sacerdozio, aiutato nel suo discernimento da mons. Giovanni Volpi nei suoi soggiorni lucchesi, dopo essere stato vescovo di Arezzo.
Non contento di essere solo un medico, decise di studiare filosofia e teologia.
Si ammala e muore
Ma i suoi piani cambiarono improvvisamente. Si ammalò di pleurite ed in seguito di tubercolosi bilaterale.
“Fu così che Renato – ha scritto don Emilio Cinti - illuminato e sostenuto dalla grazia di Dio, volle utilizzare la sua giovane vita, valorizzando i dolori inesprimibili che lo martoriavano, offrendosi come vittima espiatoria per i mali che affliggevano la Russia, causati con il fronte anti religioso che intese cancellare la presenza di Dio dal cuore dell’uomo e affogare l’Europa in un mare di sangue”.
Per qualche tempo è stato ricoverato al sanatorio. Rientrato in famiglia, subito dopo decise di intraprendere il suo impegno di apostolato tra i poveri e gli ammalati.
Nel 1923 entrò nella Società di San Francesco de’ Paoli, e nel 1925 volle l’istituzione dell’associazione anche nella parrocchia di San Martino del duomo di Lucca, della quale rimase presidente per quattro anni fino al 1929, quando si dimise per problemi di salute.
Renato, dal 1924 fino alla morte, aveva quale direttore spirituale e confessore Mons. Giovanni Barsotti, arciprete della Cattedrale. Sarà lui a descrivere descrive le ultime ore di Renato.
“Era la mattina del 5 maggio 1931 e sul letto di morte, stringendo fra le sue mani la corona del rosario, volle fare la professione di fede, l’atto di obbedienza alla chiesa cattolica e dichiarare di aver voluto servire fedelmente, Dio mio Signore”. Morì dopo una lunga agonia e atroci sofferenze. A Lucca tutti ritenevano fosse morto un santo.
Il 6 maggio 1931, dopo i funerali, la salma di Renato fu tumulata nel cimitero urbano a S. Anna, accompagnata dalla Compagnia della Rosa.
Mamma Oliva ricordando Renato disse: “nelle pratiche di pietà era ferventissimo. Quando parlava di cose spirituali aveva una comunicativa speciale: era un beneficio sentirlo, arrivava all’anima! Il mio Renato condiva tutto con la burletta; ed anche quando era malato – ed in famiglia si era tanto mesti – egli stesso trovava il modo di rasserenarci e farci sorridere. Il suo era un dolore amato!”.
Chi volle iniziare la causa per la sua beatificazione è stato il parroco della cattedrale mons. Giovanni Barsotti, suo confessore.
Il decreto sugli iscritti era stato emesso il 28 gennaio 1944.
PREGHIERA
Signore misericordioso, che fra le tante insidie del mondo,
con la vostra grazia vi degnaste di incamminare nelle vie dell’umiltà
e dell’obbedienza il vostro servo Renato,
accendendo in lui i più vivi sentimenti di fede, di speranza
e di carità verso Dio e verso il prossimo, esaudite, vi supplichiamo,
le nostre preghiere; e se è nei vostri disegni che egli sia glorificato dalla Chiesa,
mostrate la bontà del vostro Cuore, concedendoci quei favori che vi domandiamo
a sua intercessione, pei meriti e nel nome di Gesù Cristo, Signor nostro.
Così sia.
Autore: Mauro Bonato
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