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Rosanna Brichetti Messori

Festa: Testimoni

Bergamo, 1939 - 16 aprile 2022


È stata una Pasqua particolare, quella di quest’anno. È come se Dio avesse voluto riservarci un supplemento di purificazione e digiuno, per prepararci a quello che ci aspetta tutti, prima o poi. Prima la positività al Covid-19 mia e di mia moglie che ci ha impedito di partecipare alle celebrazioni del Triduo, soprattutto alla Veglia pasquale che desideravamo tanto vivere con i figli essendo il momento più importante dell’anno per la trasmissione della fede; poi, il pomeriggio del Sabato santo, ecco una dopo l’altra la notizia della morte di Rosanna Brichetti Messori e di un altro fratello e amico carissimo.
Due schiaffi in pieno volto uno peggio dell’altro. Tra l’altro, all’inizio neanche capivo che stesse succedendo. A un certo punto mi arriva un alert che c’è un nuovo post sul blog di Costanza Miriano; vado a vedere e con mia sorpresa trovo ripubblicata sulla homepage la recensione che avevo scritto circa tre anni fa a Una fede in due, bellissimo libro di Rosanna Brichetti Messori sulla storia della sua vita con il marito Vittorio.
Lì per lì ho pensato: “Ma che strano, ci sarà stato un errore”. Poi vedo la notizia: «Oggi 16 aprile è morta Rosanna Brichetti Messori, nel giorno di Santa Bernadette Soubirous». Resto come inebetito. E come per cercare conforto dico a mia moglie: «Non ci posso credere. È morta Rosanna. Ecco perché non rispondeva poco fa quando l’ho chiamata per farle gli auguri».

Una fede che si sentiva “a pelle”
Poi in un battibaleno i ricordi delle nostre chiacchierate e dei nostri incontri, e la tristezza al pensiero che non l’avremmo più rivista. Almeno non in questa vita. Se ne parlo pubblicamente – e ringrazio il direttore per l’ospitalità – è perché è giusto e doveroso onorare la memoria di chi ha lasciato un’impronta, un segno in questo mondo. Tanto più se si tratta di un’impronta celeste. Perché celeste? Per il semplice motivo che Rosanna Brichetti Messori era un’autentica cristiana. Una donna e una moglie la cui fede si percepiva “a pelle”, oltre che tracimare dalle sue parole e dai suoi scritti.
Non credo di esagerare se dico che in Rosanna Brichetti Messori si intravedeva la santità. Una santità “comune”, se mi si passa il termine, o se volete “ordinaria” per distinguerla da chi già in vita manifesta doni o grazie particolari. Ma non per questo meno vera. Penso che Rosanna Brichetti Messori fosse santa come lo è chiunque vive il Vangelo seriamente, ossia facendo la volontà di Dio nella sua vita, accettando la storia che Dio permette.

Una brava ragazza
Ebbene in Rosanna si vedeva esattamente questo spirito. Tutte le volte che ci sentivamo era sempre serena, sempre in pace pur nelle prove o nelle tribolazioni che non le sono mancate. Il suo era un rapporto con Dio autentico e profondo, forgiato dalla sofferenza. Chi ha letto (e chi non l’ha fatto s’affretti a leggerlo) Tornare al centro. Tenete l’antica strada e fate vita nuova (Edizioni Ares, 2021) sa che nel corso della sua lunga vita Rosanna Brichetti Messori ebbe modo di fare quella che si può definire, fatte salve le ovvie differenze, l’”esperienza di Giobbe” narrata nell’omonimo libro (in particolare Gb 42,5). Il passaggio cioè da una conoscenza di Dio “per sentito dire” ad una conoscenza di Dio di persona, faccia a faccia, storica ed esistenziale.
Laddove il “per sentito dire” sta ad indicare una fede ridotta a morale, eredità di un mondo – quello della sua infanzia e prima giovinezza – che certamente viveva etsi Deus daretur essendo un mondo dove ogni singolo aspetto della vita, dalla nascita alla morte, era naturaliter impregnato di Dio; ma che tuttavia era una fede che non aveva solide fondamenta.
«Ero sostanzialmente una “brava” ragazza – scrive Brichetti Messori – certamente sensibile ai “valori” che mi avevano inculcato in tanti anni di educazione cristiana. Valori che avevo assimilato e che mettevo in pratica. Quello che invece era fragile, era il terreno su cui questi valori si innescavano, cioè la fede da cui derivava la visione cristiana del mondo che mi portavo appresso».

Il “risveglio”
Ed è proprio in quel frangente storico (siamo ai primi anni ’60) in cui sotto la spinta della secolarizzazione all’epoca incipiente e di un mondo a suo modo fascinoso che stava mostrando tutta la fragilità di una fede “sociologica”, proprio in quel momento Dio le si manifesta. E fu così che un giorno preciso di quel 1962, nella cripta del santuario mariano della Madonna delle Lacrime di Treviglio dove lei si era raccolta in preghiera, avvenne l’inatteso. Un’esperienza letteralmente sconvolgente e che segnò quello che Rosanna Brichetti Messori chiamò il “risveglio” della fede, cui fece seguito la prima vera “conversione” del cuore. Quel fatto, come si è già accennato, segnò il passaggio da una fede “teorica” in un Dio conosciuto a livello dottrinale, ad una fede “storica”, cioè esistenziale, concreta.
«Ero una credente, anzi, istruita più di altri perché avevo frequentato scuole cattoliche… Però, ora mi accorgevo che avevo immagazzinato quelle informazioni come ogni altra nozione di ogni altra materia… ma che all’appello era sempre mancato il cuore».

L’incontro ravvicinato con Dio
Dopo questo primo “incontro ravvicinato” con Dio ne sarebbero seguiti altri, che l’hanno aiutata a forgiare quella fede adulta (da non confondere con la figura di certo cattolicesimo adulto che per lei era anzi cifra di una fede “asfittica” dalla quale per sua stessa ammissione venne vaccinata) e quella spiritualità squisitamente evangelica che sprigionava da tutti i pori. Momenti importanti di questo percorso scandito – come sempre avviene per ogni chiamata autentica alla vita cristiana – da gioie e dolori, furono il Concilio Vaticano II, evento rispetto al quale Brichetti Messori era convinta che non fossero mancati «l’intervento della provvidenza e l’assistenza dello Spirito Santo» e che riteneva “fondamentale” per la sua stessa esperienza perché «mi ha consegnato una fede che aveva ritrovato quel dinamismo quella vitalità che possiede sempre in se stessa ma che si era, a mio giudizio almeno, opacizzata», come pure l’incontro con due persone, in particolare: il suo futuro (all’epoca dei fatti) marito, Vittorio Messori, grazie all’impagabile lavoro alla riscoperta della ragionevolezza e della fondatezza anche storica della fede che tanto l’avrebbe aiutata a spogliarsi «dei pregiudizi di cui mi ero caricata nel corso degli anni e che mi impedivano di vedere la realtà nella sua completezza».
E il padre barnabita Antonio Gentili, che ebbe invece un ruolo cruciale nel processo di maturazione spirituale, interiore della fede che si accompagnò a quello, per così dire, più teologico e culturale.

Una forza della natura
In realtà c’è una terza persona che ebbe su Rosanna Brichetti Messori un’influenza decisiva aiutandola a mettere a fuoco, soprattutto in questi ultimi anni travagliati per la vita della Chiesa e che tanto la facevano soffrire, quello che era e che è “il” problema, ossia appunto la riscoperta della fede: Joseph Ratzinger. Fu grazie a Benedetto XVI, in particolare alla famosa “profezia” sul futuro della Chiesa del 1969 e agli “Appunti sugli abusi sessuali nella Chiesa”, che Brichetti Messori mise a fuoco come per uscire dalla spaventosa crisi che attanaglia la Chiesa «non dobbiamo affannarci per adeguare la fede alla modernità… Dobbiamo, piuttosto, muoverci nella direzione opposta: ritrovare, noi per primi, un rapporto intimo con Dio che si traduca in una fede autentica, viva, capace, come ci ha detto Gesù, di spostare le montagne».
Ciò che in lei è puntualmente avvenuto. Rosanna Brichetti Messori è stata una testimone della fede. E un’altra sua caratteristica era che sapeva parlare di Dio con chiunque, anche con i giovani. Lo sanno bene i giovani della nostra parrocchia di Roma, quando incontrammo Rosanna e Vittorio Messori nella splendida abbazia di Maguzzano il 23 agosto del 2019 durante il pellegrinaggio estivo. Fu un incontro memorabile, e ciò che colpì maggiormente i ragazzi fu proprio la testimonianza che diede lei, una vera forza della natura nonostante all’epoca fosse già avanti con gli anni.

Essere sempre d’aiuto
Non solo, dopo l’incontro volle portare a casa sua alcune delle ragazze alle quali regalò una copia di Una fede in due. La mia vita con Vittorio (Edizioni Ares, 2018), felice come una bambina di poter parlare di Dio a delle giovani donne. Ecco, questa era Rosanna. Se Vittorio Messori (da lei bonariamente ribattezzato “Vittorso” per il suo carattere burbero laddove lei all’opposto era sempre allegra ed esuberante) concentrò la sua esperienza sulla conversione personale su cosa accadde dopo, quel giorno Rosanna non parlò solo di sé ma allargò l’orizzonte ai vari problemi della Chiesa riuscendo a dare una parola di speranza e una lettura, appunto, di fede che ci edificò tutti.
C’è un’ultima cosa che voglio dire. Rosanna Brichetti Messori non è stata solo un esempio di vita cristiana; è stata anche – e direi soprattutto – un esempio luminoso di donna e moglie cristiana al pari delle “sante donne lodate dalla Scrittura” di cui parla la benedizione nuziale. E quando dico donna cristiana intendo una donna pienamente femminile – per altro sempre elegantissima e di grande fascino – e che proprio in virtù della sua femminilità aveva saputo vivere appieno la vocazione di essere un “aiuto” per suo marito.
A scanso di equivoci: Rosanna Brichetti Messori non aveva nulla da invidiare a chicchessia compreso il suo più celebre consorte; era coltissima (comprese tre lauree all’attivo), di un’intelligenza viva e penetrante, anch’ella scrittrice affermata, brillante oratrice e potrei andare avanti. Eppure non ha mai vissuto per sé stessa, non ha mai voluto mettersi in mostra quando pure avrebbe potuto; ha scelto invece di stare un passo indietro o di lato, sempre anteponendo alle sue esigenze quelle del marito poiché aveva compreso e accettato che quella era la via per la sua santificazione: essere d’aiuto, appunto, e sostegno per il marito Vittorio nel suo lavoro di apologeta a difesa della fede.

Un giorno particolare
Il neo conformismo politicamente corretto che alligna anche in certi ambienti sedicenti cattolici la definirebbe con malcelato disprezzo una “donna d’altri tempi”, “all’antica”. E lei non avrebbe mancato di riderci su, aliena com’era anni luce dalle istanze del femminismo che pure aveva studiato in gioventù.
Una cosa è certa: di quella modernità che confonde la libertà con l’autodeterminazione ne faceva volentieri a meno. Sapeva infatti solo la verità rende veramente liberi. E che non c’è niente di più moderno dell’essere cristiani. Uno degli ultimi libri di suo marito Vittorio s’intitola Quando il cielo ci fa segno. Piccoli misteri quotidiani. Ebbene mi fa piacere pensare che non sia stata una semplice coincidenza il fatto che il pellegrinaggio terreno di Rosanna Brichetti Messori si sia concluso alla vigilia di Pasqua nello stesso giorno in cui ricorreva la memoria della morte di Bernadette Soubirous, la veggente di Lourdes da entrambi tanto amata, come pure il compleanno di suo marito Vittorio e di Benedetto XVI. Un piccolo segno di benevolenza nei confronti di una sua figlia, da quel cielo dove ora sicuramente dimora.


Autore:
Luca Del Pozzo


Fonte:
www.tempi.it

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Aggiunto/modificato il 2022-05-17

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