Opicina, Trieste, 13 luglio 1878 – Servola, Trieste, 2 novembre 1971
Ricordato come il promotore della “convivenza cristiana delle nazioni”, riesce a far reintrodurre la lingua slovena nelle chiese di Trieste e nei testi conciliari riesce a far inserire il testo che rappresenta la più incisiva affermazione dei diritti delle minoranze linguistiche di tutto il mondo.
|
Giacomo (Jakob) Ukmar nacque il 13 luglio 1878 ad Opicina, in una famiglia proveniente della vicina Sežana in Slovenia, che si era trasferita per il lavoro del padre, che era un ferroviere austriaco presso la linea Vienna-Trieste.
Dopo un’infanzia normale, Jacob frequenta l'imperial-regio ginnasio di lingua tedesca a Trieste e successivamente entra nel Seminario di Gorizia, deciso di seguire la sua vocazione al sacerdozio.
Jakob Ukmar è stato ordinato sacerdote il 14 luglio 1901 epoca in cui iniziò a collaborare con la rivista di Lubiana "Almanah". Grazie a questa prima esperienza, nel corso della sua vita fondò diversi giornali e riviste cattoliche.
Nel 1906 divenne amministratore della parrocchia di Ricmanje (San Giuseppe della Chiusa) dove dovette impegnarsi a risolvere la "scissione del glagolitico"e tre anni dopo, nel 1909 fu insignito dell’onorificenza “Pro Ecclesia et Pontefice” per avere mediato in quella situazione.
Dopo essere stato nominato, nel 1910 rettore del Convitto vescovile di Trieste, nel 1913 divenne insegnante di religione nel liceo statale tedesco di Trieste, fino a quando non venne arrestato dalla polizia austriaca per “lesa maestà”.
Nel 1917, all’Università di Vienna conseguì la laurea in teologia e nel 1919 è stato nominato direttore del Seminario di Trieste.
Don Ukmar è ricordato come il promotore della “convivenza cristiana delle nazioni”, attraverso il personale intervento con omelie e scritti sui bollettini diocesani. Inoltre, durante il periodo fascista è diventato il punto di riferimento dei cattolici sloveni di Trieste e dell’Istria, difendendo con ogni mezzo la comunità slovena dalle angherie del regime fascista.
Nel 1931 venne nominato prelato domestico del Pontefice, e nel 1940 diventa giudice del Tribunale Ecclesiastico Regionale di Venezia, periodo in cui conoscerà il cardinale Angelo Roncalli.
Anche durante la guerra mondiale è tra i promotori dei valori cristiani ed umani invitando i cristiani sloveni a non schierarsi politicamente.
In quel periodo scrive numerosi appelli in latino rivolti dal clero sloveno della Venezia Giulia al Vaticano, in cui veniva denunciata la “politica snazionalizzatrice delle autorità”.
Al termine del conflitto mondiale si dedica senza alcuna riserva ad aiutare gli internati dei campi di concentramento di Chiesanuova, Gonars e Visco.
Inoltre propone ed ottiene la reintroduzione della lingua slovena nelle chiese cittadine di Trieste.
Mentre impartisce la cresima a Lanischie, nell’Istria centrale, il 24 agosto 1947, viene aggredito, malmenato e picchiato. Nella stessa circostanza perde la vita il sacerdote don Miro Bulesic.
Don Ukmar riesce a sopravvivere all’aggressione, ma attraverso un processo farsa viene condannato per quell’episodio, a un mese di carcere e all’espulsione dalla Jugoslavia.
Ritornato a Trieste, si dedica allo studio delle lingue classiche e orientali delle Sacre Scritture e nel 1959 è stato nominato protonotario apostolico.
In questo periodo fu in contatto con papa Giovanni XXIII, per il Concilio e l'enciclica “Pacem in terris”, riuscendo a far inserire il testo che rappresenta la più incisiva affermazione dei diritti delle minoranze linguistiche di tutto il mondo.
Nel 1970, dalla Facoltà di Teologia di Lubiana gli fu conferita la laurea honoris causa.
Don Giacomo Ukmar, morì a Servola di Trieste il giorno 2 novembre 1971.
A lui è stata intitolata la scuola statale d’infanzia con l’insegnamento dello sloveno di Sant’Anna a Trieste e l'Opera Culturale di Servola.
Il processo per la beatificazione di don Giacomo Ukmar, promosso dalla diocesi di Trieste, ha ottenuto il nulla osta il 5 settembre 2001.
L’inchiesta diocesana aperta il 5 febbraio 2002 è stata chiusa il 24 giugno 2009.
Autore: Mauro Bonato
|