Osimo, Ancona, 23 marzo 1741 - Pechino, Cina, 5 febbraio 1785
Come missionario in Cina assunse il nome di Kang Andang e dopo aver imparato il dialetto locale, iniziò ad andare nei diversi villaggi per sostenere i cattolici e ricostruire alcune cappelle. Nominato vicario apostolico di Shaanxi-Shanxi è stato eletto vescovo titolare di Domiziopoli, ricevendone il breve pontificio due anni dopo, nel 1780. Lasciato a malincuore il territorio della diocesi di Pechino, è stato consacrato vescovo il 24 febbraio 1781, da mons. Francesco Maria Magni (OFM) a Xi’an, nella capitale dello Shaanxi.
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Vincenzo Sacconi nacque il 23 marzo 1741 a Osimo in provincia di Ancona, primogenito del calzolaio Giuseppe e di Maria Caterina Dominici.
Per le negative vicissitudini del laboratorio del padre, costretto a chiudere la povera famiglia si trasferì a Macerata, dove Giuseppe divenne il cocchiere per i marchesi Costa.
Sentita la propria vocazione al sacerdozio, Vincenzo è stato ammesso come uditore al seminario locale.
Deciso di seguire le orme del poverello d’Assisi, nel 1757 entrò nel noviziato dei frati minori della provincia osservante della Marca nel convento del Beato Sante a Mombaroccio.
Il 15 febbraio 1758, dopo aver pronunciato i propri voti religiosi e aver assunto il nome di Antonio Maria, continuò i suoi studi filosofici nel convento di S. Maria Nuova a Fano, e quelli teologici nel convento di S. Francesco ad Alto in Ancona.
Dopo esser stato ordinato sacerdote, il 24 febbraio 1764, avendo richiesto ai suoi superiori di andare in missione, l’anno successivo fu inviato nel collegio di S. Bartolomeo all’isola Tiberina di Roma, per imparare le lingue orientali.
Richiamato nelle Marche, fino al 1770 ebbe l’incarico di vicario e predicatore nel convento di S. Croce di Macerata.
Ottenuto il permesso di partire per la Cina, dopo esser andato a Roma, il 20 gennaio 1771 raggiunse Genova per potersi imbarcare e intraprendere la via dell’Oriente.
Partito da Genova il 3 febbraio raggiunse Barcellona, poi via terra giunse a Cartagena e via mare arrivò a Cadice. Rimasto in questa città per un anno, il giorno 2 aprile 1771 poté ripartire per la Cina su una nave svedese. Ebbe quali compagni di viaggio Nicola Simonetti nuovo procuratore di Propaganda Fide a Macao e il prete cinese Simone Carlo Liu.
Giunti a Macao il 13 agosto 1772, per le tensioni tra i portoghesi e le autorità cinesi di Canton, non si poté iniziare alcuna missione, inoltre in Cina il cattolicesimo era proibito dall’anno 1724.
Nell’ottobre del 1773 padre Antonio Maria Sacconi, clandestinamente iniziò un viaggio verso l’interno della Cina. Il francescano voleva raggiungere alcuni confratelli nascosti nella provincia settentrionale dello Shandong, ma suo viaggio andò a vuoto tanto che dovette rientrare a Macao.
Nel gennaio dell’anno successivo ritentò l’impresa e all’inizio di aprile riuscì a raggiungere nelle loro missioni rurali. i due padri francescani anziani e bisognosi d’aiuto, Giovanni Battista da Lucera e Mariano Zaralli da Norma.
In quei territori c’erano pochi missionari stranieri e cinesi, cagionevoli di salute e costretti alla macchia.
Appena arrivato mons. Sacconi, che assunse il nome cinese Kang Andang, dopo aver imparato il dialetto locale, iniziò ad andare nei diversi villaggi per sostenere i cattolici e ricostruire alcune cappelle.
Nel 1778 padre Antonio Maria Sacconi fu nominato vicario apostolico di Shaanxi-Shanxi ed eletto vescovo titolare di Domiziopoli, ricevendone il breve pontificio due anni dopo, nel 1780.
Lasciato a malincuore il territorio della diocesi di Pechino, è stato consacrato vescovo il 24 febbraio 1781, da mons. Francesco Maria Magni OFM a Xi’an, nella capitale dello Shaanxi.
Negli anni tra il 1781 e il 1784 si stabilì nella parte sudorientale della provincia di Shanxi a Lu’anfu, condividendo la cura pastorale con i sacerdoti cinesi Giovanni Guo, Barnaba Shang e Gaetano Xu, che si erano formati nel Collegio dei Cinesi di Napoli.
Dopo la ribellione mussulmana del 1784 iniziarono i problemi anche per i cattolici.
Le autorità cinesi nella Cina centrale arrestarono quattro francescani italiani, entrati clandestinamente determinati a raggiungere la missione dello Shanxi.
Con l’arresto del gruppo iniziò una reazione governativa anticristiana perché si pensava ad una possibile alleanza degli occidentali con i ribelli musulmani.
Mons. Sacconi costretto alla clandestinità, il 24 dicembre 1784 decise di presentarsi spontaneamente al governatore provinciale a Taiyuan, capitale dello Shanxi, per evitare qualsiasi conseguenza per i cristiani.
Con l’editto del 28 dicembre 1784, l’imperatore Qianlong preso atto dell’arresto di mons. Antonio Maria Sacconi, ordinò il suo immediato trasferimento a Pechino perchè venisse processato.
Fu imprigionato con i quattro francescani italiani arrestati nella Cina centrale, il procuratore di Propaganda, Francesco Giuseppe della Torre (1732-1785), altri preti cinesi ed europei, e con parecchi cristiani laici.
Nel gennaio del 1785 durante il processo mons. Sacconi chiarì per tutti gli arrestati che non vi erano connessioni tra i cristiani e la rivolta musulmana del Gansu.
Nonostante queste dichiarazioni i prigionieri vennero lasciati in prigione in celle sporche e fredde, tanto che i più si ammalarono gravemente e morirono.
Anche mons. Antonio Maria Sacconi morì a Pechino il 5 febbraio 1785 e dopo che il suo corpo è stato riscattato dai cristiani locali fu sepolto nel cimitero di Propaganda Fide.
Tra i francescani c’era la convinzione che mons. Sacconi era un santo martire, tanto che nel 1786 il ministro provinciale della Marca riceveva parte dei suoi capelli come reliquia e il confratello Lorenzo Lombardi da Monsano iniziò a raccogliere le testimonianze sulla biografia del presule francescano.
Purtroppo le guerre napoleoniche interruppero l’iter per la causa di beatificazione, tanto che l’apertura degli atti del processo informativo “in odium fidei, uti fertur” è avvenuta il 06 luglio 1917.
Autore: Mauro Bonato
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