Bartolomeo da Salutio nacque a Socana, nel Casentino, con il nome di Grazie il 3 aprile 1558 da una famiglia di contadini. Lavorò nei campi con la sua famiglia ma colse prestissimo la vocazione religiosa. Vestì gli abiti francescani alla Verna nel 1575 con il nome di Bartolomeo. L’appellativo da Salutio , scelto da lui stesso, fu un omaggio al padre, originario di quel posto.
Fu un grande studioso e un eccellente letterato. Studiò presso il convento di S. Romano prima ad Assisi poi, presso lo Studio dell’Ordine. Seguì attentamente il pensiero del Beato Giovanni Duns Scoto, e amò la mistica, la poetica e profetica dell’Ordine, scrivendo moltissimi testi a riguardo. Le grandi doti letterarie, l’intelligenza e il carisma lo portarono a ricoprire molte posizioni di responsabilità. Fu lettore di arti alla Verna, poi a S. Romano, a Bosco di Mugello, a Volterra e, infine, nuovamente alla Verna nel 1587.Qualche anno dopo fu lettore di teologia a Roma all’Aracoeli.
Aveva una carattere irruento e non semplice, subì anche una defezione apostata dopo che Clemente VII lo accusò di aver trovato nella sua cella ” un “leuto e altre bagattelle“. Invece di giustificarsi, lasciò Roma. Rientrato nell’Ordine presso il convento di Siena, fu poi scelto per andare ad Empoli. Qui si convertì ad una vita religiosa ascetica che lo portò alla Verna nel 1597 con la richiesta di vivere nel romitorio.
Le prediche riformatrici
Nel 1598 entrò nel convento di Fiesole dove divenne una figura di primo piano del movimento riformista francescano. Due anni dopo chiese a Papa Clemente VIII di separare i riformati dall’Ordine e venne eletto custode dei conventi riformati di tutta la Toscana. Era molto rigido e mal sopportato, quindi, decise di tornare alla predicazione.. Le sue prediche, tuttavia, vennero considerate troppo vicine alle tesi politiche del Savonarola, soprattutto, nelle critiche ai costumi del clero. Il cardinale de’ Medici si scagliò contro di lui e gli proibì di predicare. Nel 1602 scatenò il fervore di tutte le città dove passò nel suo cammino nell’Italia del Nord. A Cremona gli fu conferita, addirittura, la cittadinanza onoraria. Le sue prediche contro gli e ebrei e il fatto che non indossassero un segno di riconoscimento crearono grande tumulto a Modena. Arrivò a chiedere l’istituzione dei ghetti. A Mantova si schierò aspramente contro il duca, accusandolo di aver assegnato tutte le attività più lucrose agli ebrei. Alla bravura oratoria si aggiunse la fama di taumaturgo. Si rasentò la rivolta popolare, alcuni ebrei vennero esiliati per aver schernito la parola di Dio, dovette intervenire la guardia armata.
San Francesco a Ripa
Clemente VIII rispose richiamando il frate a Roma. Qui visse nel convento di S. Francesco a Ripa e non potè predicare fino al 1605, quando gli fu concesso all’Aracoeli. A metà del 1605 si ritira in preghiera ascetica nel convento di Fonte Colombo, nel rietino, dove ebbe estasi mistiche e slanci profetici. Le sue prediche si infervorirono nuovamente e i manoscritti si diffusero, così, nel 1607 fra Bartolomeo da Salutio fu prelevato e condotto a Roma, nel convento di S. Francesco a Ripa, dove fu costretto a vivere in clausura. Morì a S. Pietro in Montorio, dove chiese di essere trasferito, il 15 novembre 1617.
Attività letteraria
Fra Bartolomeo da Salutio, costretto più volte al silenzio, espresse il suo pensiero in una copiosa produzione letteraria. A Venezia nel 1639 furono presentate le: Opere spirituali del R. P. F. Bartolomeo da Saluthio, Min. Osser. Riformato. Divise in due parti. Utilissime, e di notabile profitto per la salute delle anime. Opere queste che avevano già conosciuto una vasta diffusione, fatta eccezione per le lettere del frate. I confratelli avevano raccolto i suoi scritti e avevano trascritto le sue prediche e teorie, passando i testi agli editori.
La prima opera a stampa fu un trattato sull’orazione, il Testamento dell’anima (Siena 1604) . Nel 1606 venne stampata la Copia d’una lettera scritta alli signori venetiani, piena di affettuosissima carità, scritta a Fonte Colombo; rivolta ai veneziani. La vera fioritura letteraria si ebbe a Roma, in prosa e in versi. Le sue ispirazioni furono francescani, come San Bonaventura e Duns Scoto, e letterarie, come Dante e Tasso:
- Vita dell’anima, poema stampato nel 1614, dove tratta il tema della passione di Cristo ma anche del suo singolare potere taumaturgico contro veleni e suocere;
- la Porta della salute, stampato nel 1621, breve trattato sulla confessione. Un dialogo fra Bartolomeo da Salutio e tre figure, Tenebroso, Pauroso e Scrupoloso;
- Inventioni d’amore, Scuola del divino amore, L’amoroso discepolo, Alfabeto del divino amore, Cuore dell’anima amorosa, L’innamorato di Giesù, Compagnia dell’amore, Praticello del divino amore, tutti sull’Amore Divino.
- Epistolario alle comunità, storicamente molto interessante per la rete di contatti che il frate aveva creato.
Fonte:
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www.sanfrancescoaripa.it
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