Béjar, Spagna, 9 dicembre 1901 - 22 novembre 1933
Fedele Laica; visse profondamente i misteri della fede nella liturgia e nelle attività quotidiane. Il fervore emerge nel suo Diario, in cui esprime i propri sentimenti religiosi e la tensione verso Dio e i Tabernacoli abbandonati. Assidua ai sacramenti, dedita alla preghiera e al raccoglimento, riuscì ad istaurare una profonda unione con Dio. Papa Francesco l'ha proclamata Venrabile il 9 aprile 2022.
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La Venerabile Serva di Dio Aurora Calvo Hernández-Agero nacque il 9 dicembre 1901 a Béjar (Plasencia, Spagna), in una famiglia profondamente cristiana. Rimasta orfana di padre all’età di quattro anni, fu iscritta al Collegio della Religiose della Sacra Famiglia di Béjar, coltivò il suo rapporto con il Signore, aiutata dal fratello maggiore Ramón il quale, dopo essere stato ordinato Sacerdote diocesano in Plasencia, entrò nella Compagnia di Gesù per essere poi mandato missionario a Cuba e a Puerto Rico.
Anche ella avvertì il desiderio della vita consacrata come carmelitana scalza, ma la preoccupazione di dover accudire l’anziana madre, non le permise di realizzare questa chiamata contemplativa. Ella comunque continuò ad impegnarsi molto nel seguire la vocazione laicale, vivendo il servizio di catechista. Si affidò alla guida di un direttore spirituale, l’ultimo dei quali, don Aniceto de Castro Albarrán, in virtù della profondità della vita interiore e dell’elevata dottrina che ella mostrava, la invitò a scrivere un Diario sugli eventi impressi dalla Provvidenza nella sua vita. La Serva di Dio vi si dedicò in maniera diffusiva dal 9 giugno 1925, effettuando, tra l’altro, la consacrazione alla Vergine Maria. Mostrò una notevole passione verso gli esercizi spirituali. La sua salute non fu mai ottimale. Morì a Béjar (Spagna), in seguito ad una broncopolmonite, il 23 novembre 1933.
La Venerabile Serva di Dio visse profondamente i misteri della fede nella liturgia e nelle attività quotidiane. Il fervore emerge nel suo Diario, in cui esprime i propri sentimenti religiosi e la tensione verso Dio e i Tabernacoli abbandonati. Ella soffriva quando non poteva fare la comunione a motivo delle difficoltà di salute. Dopo essersi comunicata prolungava il ringraziamento per una ventina di minuti.
Praticò la virtù della speranza anelando alle realtà soprannaturali e ai beni spirituali, accettando ogni cosa che le capitava come proveniente dalla mano di Dio. Nel suo lavoro ella non ricercava ricompense umane ma sperava nell’azione di Dio.
Dimostrò amore per Dio sin dalla giovinezza in alcuni punti fermi che ne determinarono i comportamenti: la decisione di donare al Signore la propria vita non appena avesse potuto decidere autonomamente, la determinazione di compiere la volontà di Dio, lo zelo perché non venisse offeso dal peccato proprio e altrui, l’anelito a stare con Gesù frequentando la chiesa, accostandosi ai Sacramenti e passando del tempo in adorazione. Coltivò il suo amore verso il prossimo e la concreta solidarietà verso i bisognosi, nonostante i limiti legati alla fragilità delle sue forze fisiche. Sin da giovane ebbe a cuore le condizioni materiali e spirituali delle persone che vivevano attorno a lei: familiari, bambini, poveri. La sua scelta di dedicare la vita alla madre e indirettamente al fratello sacerdote gesuita fu determinata dalla grande carità e dalla premura per le persone consacrate. Per l’importanza della missione pastorale si offrì al Signore come vittima per la santità dei sacerdoti, pur restando nel mondo.
Assidua ai sacramenti, dedita alla preghiera e al raccoglimento, riuscì ad istaurare una profonda unione con Dio. Nonostante la salute cagionevole, si impegnò in parrocchia e nel catechismo ai bambini, che curava con particolare dedizione. Entrò a far parte dell’Associazione Marias de los Sagrarios dove fu un’animatrice zelante e in seguito vice-presidente. Il cuore della sua spiritualità era l’amore a Cristo che si manifestava nell’impegno come formatrice, nonché nell’apostolato che attuava soprattutto attraverso la comunicazione epistolare. Molta gente ricorreva al suo consiglio. La sua esistenza si svolse nell’ordinario, tra i lavori domestici, l’aiuto all’anziana madre e l’attività in parrocchia e nell’Associazione, fedele a Dio sino alla fine.
La fama di santità si sviluppò soprattutto dopo la sua morte.
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