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Servo di Dio Mechitar di Sebaste Sacerdote e fondatore

Festa: .

Sebaste, Turchia, 7 febbraio 1676 - Venezia, 27 aprile 1749

Nacque con il nome di Petros Manuk a Sivas (l'antica Sebaste) in Anatolia il 7 febbraio 1676 ed entrò nel monastero di "Surp Nshan" (della Santa Croce), assumendo il nome di Mekhitar (ovvero "Consolatore"). Nel 1696, all'età di vent'anni, fu ordinato prete. Fu ispirato dall'idea di creare un ordine dedicato alla pratica spirituale e alla ricostituzione spirituale del popolo Armeno; a questo scopo diede vita a Costantinopoli nel 1701 all'ordine che da allora porta il suo nome. Due anni dopo, insieme ai suoi confratelli, riuscì a mettersi in salvo dalle persecuzioni delle autorità Ottomane: l'ordine si trasferì verso Modon nel Peloponneso (conosciuta anche come Morea), allora possedimento della Repubblica di Venezia. Nel 1715 costruì il monastero di San Lazzaro degli Armeni a Venezia. È ancora oggi considerato il pioniere della rinascita della letteratura armena in lingua classica in particolare per aver composto un'edizione della Bibbia nel 1735, ed aver compilato un Dizionario di armeno nel 1749. Si spense il 27 aprile 1749 nel monastero dell'Isola di San Lazzaro degli Armeni a Venezia e fu sepolto all'interno dell'omonima chiesa. La sua morte, sopraggiunta dopo una lunga malattia, mise in lutto, oltre che l'isola di San Lazzaro, l'intera Venezia.



Abate armeno, fondatore della congregazione dei mechitaristi. Nacque a Sïvas (Sebaste) il 7 febbraio 1676; il suo nome di battesimo era Manuk. Manifestò presto la vocazione religiosa, e fu ordinato diacono nel convento di Santa Croce a Sebaste. L'incontro a Erzerum con un missionario occidentale, e una migliore conoscenza da lui acquistata della chiesa di Roma, fecero presto maturare in lui l'idea di cercare da Roma soccorso alle disgraziate condizioni del suo popolo ignorante della religione. Dopo un primo vano tentativo di venire in Italia, fu ordinato sacerdote a Sebaste, e a Erzerum ottenne il grado di dottore in teologia. Trasferitosi a Costantinopoli, si diede all'insegnamento e alla preparazione di missionarî per i suoi connazionali, professando la necessità dell'unione della chiesa armena con la romana. Per sottrarsi alla persecuzione del clero armeno scismatico e a quella delle autorità turche presso cui gli scismatici lo accusavano di parteggiare per i Latini, Mechitar e la congregazione da lui fondata nel 1701 si rifugiarono prima in Morea, a Modone, e poi a Venezia, nell'isola di San Lazzaro, loro offerta dalla Serenissima (1717). Quivi Mechitar passò il resto della vita. Dovette ancora difendersi, a Roma, dalle accuse degli avversarî specie nella questione della communicatio in divinis nei paesi degli eretici. Ma fu sciolto da ogni sospetto e confortato dal papa stesso e dai cardinali. Tutta la vita, oltre che all'apostolato, fu data allo studio, all'insegnamento, alla raccolta di libri e manoscritti; opera benemerita che, anche a prescindere dalla sua attività religiosa e missionaria, gli assegna un posto cospicuo nella restaurazione della lingua e della letteratura armena. Mechitar morì a San Lazzaro il 27 aprile 1749.


Fonte:
www.treccani.it

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Aggiunto/modificato il 2022-09-08

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