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Marcello Marano Laico dell’Opus Dei

Festa: Testimoni

Milano, 5 ottobre 1974 – Cinisello Balsamo, Milano, 11 dicembre 2002

Marcello Marano nacque a Milano il 5 ottobre 1974, secondogenito di Giuseppe Marano e Giovanna Natale. Nel febbraio 1979 si trasferì con la famiglia a Cinisello Balsamo: frequentò la parrocchia della Sacra Famiglia, impegnandosi in oratorio, anche come educatore e catechista. Nel 1992 conobbe l’Opus Dei tramite gli articoli della rivista «Studi Cattolici» e un amico del gruppo giovani parrocchiale: decise allora di volerne sapere di più. Cominciò quindi a frequentare i centri educativi dell’Opera, come la Scuola Sportiva EST, poi il Club Sesto Più di Sesto San Giovanni, continuando parallelamente la sua presenza in parrocchia. Il 5 febbraio 1997 chiese l’ammissione all’Opus Dei come aggregato, ossia laico celibe disponibile all’apostolato, ma che vive in famiglia. Ricercatore di Fisica sperimentale al Politecnico di Milano e docente di Fisica agli studenti di Ingegneria gestionale, cercava di avvicinare a Dio i colleghi con un modo di agire semplice e discreto e pregando per loro. La mattina dell’11 dicembre 2002 i suoi genitori lo trovarono svenuto nella doccia di casa: ricoverato d’urgenza all’ospedale Niguarda di Milano, gli fu rilevata una grave emorragia cerebrale. Fu dichiarato clinicamente morto circa dieci ore dopo. I suoi resti mortali riposano presso il cimitero Maggiore di Musocco – Milano, nella tomba di famiglia dell’Opus Dei.



Nascita e famiglia
Marcello Marano nacque a Milano il 5 ottobre 1974, secondogenito di Giuseppe Marano, impiegato presso la Banca Commerciale Italiana, e Giovanna Natale, insegnante. Fu battezzato il 27 ottobre dello stesso anno, presso la chiesa di San Paolo a Milano.
Nel febbraio 1979 si trasferì con la famiglia da Milano a Cinisello Balsamo, per favorire gli spostamenti della madre, che lavorava in una scuola di quella cittadina. Insieme al fratello Vincenzo, maggiore di un anno, frequentò la scuola elementare «Giuseppe Garibaldi» e la scuola media «Guglielmo Marconi».
Marcello non ebbe mai particolari problemi a scuola, sul piano del profitto e non solo. Negli anni delle scuole medie cominciò ad appassionarsi al mondo dell’elettronica: cominciò con l’allestire, aiutato dal fratello, un piccolo laboratorio domestico.

Nella parrocchia della Sacra Famiglia
L’abitazione della famiglia Marano ricadeva nel territorio della parrocchia di San Pio X a Cinisello. Tuttavia, dopo qualche tempo, tutti decisero di frequentare quella più a nord, intitolata alla Sacra Famiglia, di più recente fondazione.
Marcello anticipò la Prima Comunione e la Cresima di un anno, per celebrare quei Sacramenti con suo fratello: rispettivamente, nel 1982, quand’era in terza elementare, e nel 1985, mentre frequentava la quinta classe.
L’ambiente dell’oratorio e della parrocchia aiutò Marcello a sviluppare al meglio le sue doti caratteriali e interiori. Riuscì ad avere molti amici, con i quali partecipava alle numerose attività ricreative, alle celebrazioni e ai gruppi di confronto. Dato che lui e Vincenzo venivano da fuori parrocchia, si facevano trovare, puntuali, all’ingresso del loro condominio, per essere accompagnati col pulmino dell’oratorio.

Educatore e catechista
A quattordici anni, membro del gruppo adolescenti, ricevette l’incarico di aiuto-catechista, diventando poi catechista a tutti gli effetti. Annotava con cura gli argomenti delle lezioni nel suo registro e cercava di essere presente tra i membri della sua classe anche quando giocavano a calcio, pur non essendo portato per gli sport.
I bambini che seguiva rimanevano meravigliati dal modo con cui spiegava loro concetti apparentemente lontani, ma dando a capire che credeva davvero in quello che diceva. Anche il suo modo di pregare in silenzio guardando l’altare della chiesa parrocchiale era altrettanto eloquente.

Un giovane dallo spirito vigile, ma anche un buon amico
Marcello mise a frutto la sua abilità nell’elettronica anche nelle feste o nei giochi organizzati in oratorio: era addetto al mixer per i vari spettacoli e, in più, realizzò una pulsantiera per un quiz catechistico. Per qualche tempo collaborò anche con i Bohemiens, il complesso musicale che animava le feste (sapeva suonare la chitarra classica e aveva superato l’esame di Solfeggio), e fu membro degli «‘zzi Fava», la squadra di calcio impegnata nei vari tornei paesani. In quelli e in altri momenti di svago si mostrava felice, pronto alla battuta e allo scherzo, leggermente autoironico.
In molte occasioni però sorprendeva gli amici, come quella volta in cui, durante una partita di pallone a “muretto”, si appartò per recitare il Rosario, ma poi lo propose anche ai compagni di gioco. Molto spesso lo si poteva trovare in chiesa, a pregare in ginocchio: il suo posto abituale era nella panca centrale sul lato destro.

Gli studi liceali e quelli universitari
Per le scuole superiori, Marcello si distaccò da Vincenzo, che aveva iniziato l’anno prima il liceo scientifico. Entrò quindi al liceo classico «Giacomo Leopardi» di Cinisello, riportando ottimi risultati, al netto di un 8 in condotta in prima liceo, a causa della sua capacità di distrarsi facilmente.
Terminato il liceo col massimo dei voti, tornò agli studi tecnici, iscrivendosi alla facoltà d’Ingegneria delle Comunicazioni del Politecnico di Milano. Concluse l’università laureandosi il 15 aprile 1999, con una tesi di carattere sperimentale.

L’incontro con l’Opus Dei
Negli incontri di catechesi per i giovani, insieme ai suoi compagni, Marcello leggeva e commentava spesso gli articoli della rivista «Studi Cattolici», che venivano proposti dal sacerdote incaricato dell’oratorio, don Armando Bosani. La rivista era ed è pubblicata dalle Edizioni Ares, le stesse che avevano dato alle stampe la traduzione italiana dei principali scritti di monsignor Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore della Prelatura personale dell’Opus Dei, il quale al tempo era prossimo alla beatificazione.
Una conferenza su di lui, organizzata nel 1992 (o nell’imminenza della beatificazione, avvenuta il 17 maggio, o verso il 26 giugno, nel diciassettesimo anniversario della morte) presso la parrocchia della Sacra Famiglia, colpì molto Marcello: sentiva che l’insegnamento di quel sacerdote sintetizzasse quanto lui da tempo già viveva.
Un altro dei giovani, Edmondo Finotto, al quale don Armando propose di approfondire la conoscenza dell’Opus Dei, aveva poi iniziato a frequentare la Scuola Sportiva EST di Sesto San Giovanni, uno dei centri educativi dell’Opera, come la chiamano per brevità i suoi fedeli e i simpatizzanti. Anche Marcello cominciò ad andarci, a partire dal settembre 1993.
Dagli incontri sporadici passò a una frequentazione sempre più sistematica, aderendo con slancio al piano formativo che l’Opera prevede per i giovani, fatto di appuntamenti formativi (i «circoli di San Raffaele»), ritiri, incontri di direzione spirituale, gite e un po’ di sport. Per sei anni, dal 1993 al 1999, tenne in parallelo gli impegni in parrocchia, nell’Opus Dei e in università.

L’esperienza come docente
Prevedendo di continuare il lavoro in università, nel novembre 1999 Marcello conseguì una borsa di studio triennale per il dottorato di ricerca. Cominciò anche le sue prime esperienze di didattica: Fisica generale e Fisica sperimentale nelle sedi distaccate del Politecnico a Cremona e poi a Piacenza, quindi Fisica II presso il Campus della Bovisa, per gli studenti di Ingegneria meccanica.
Infine, insegnò Fisica agli studenti di Ingegneria gestionale nella sede centrale del Politecnico a Milano. Insieme ad alcuni colleghi, tra il 1999 e il 2002, lavorò a un manuale di esercizi di Fisica sperimentale. Allo scadere della borsa di studio, Marcello entrò in ruolo come ricercatore di Fisica sperimentale. Nella sua attività di ricerca affrontò diversi campi dell’elettronica quantistica, della fisica dei laser e della fotonica.

Il rapporto con i colleghi
Marcello univa la competenza scientifica, riconosciuta anche ad alti livelli, a un modo di fare gentile, improntato allo spirito di servizio. Capace di analisi teorica, aveva anche un notevole senso pratico; inoltre, gli studi classici l’avevano aiutato nella capacità di espressione, dote preziosa anche nella stesura di articoli e contributi accademici.
I colleghi si rendevano conto di come cercasse di non mettersi al centro dell’attenzione, ma di come, con generosità, si avvicinasse a quanti vedeva in difficoltà o isolati. Il suo stile di vita era sobrio, tanto che non possedette mai un’automobile.

L’ammissione all’Opus Dei
Nel pomeriggio di venerdì 17 gennaio 1997, Marcello ebbe una chiara consapevolezza: Dio voleva che lui entrasse nell’Opus Dei. Quel pensiero cominciò ad angosciarlo, tanto che dormiva poco la notte. Intanto, però, continuava a pregare e a chiedere luce per quella che, in fondo, sentiva che fosse la cosa che poteva maggiormente renderlo felice.
Così, il 5 febbraio 1997, circa venti giorni dopo, chiese l’ammissione come aggregato. Nella Prelatura personale dell’Opus Dei, gli aggregati sono i fedeli che scelgono di restare celibi per dedicarsi meglio all’apostolato. A differenza dei numerari, che invece abitano nei centri dell’Opera, vivono in famiglia.
Nello stesso anno, le attività sestesi passarono dalla Scuola Sportiva all’Associazione Idea Sesto Più, che comprendeva l’omonimo Club giovanile. Lì Marcello fece da tutor negli studi ad alcuni ragazzi del Club, aiutandoli nella loro formazione a tutto tondo. Organizzò anche delle lezioni per insegnare a usare il personal computer.

L’interiorità di Marcello
Marcello non viveva la vita spirituale come se fosse distinta dalla sua attività professionale. Anzi, si avvicinava al cammino personale dei suoi colleghi senza imporre la sua visione del mondo, anche perché era immediatamente percepibile: con il suo comportamento, ma anche con qualche parola di conforto, sperava di riuscire ad avvicinarli a Dio.
Di natura era riservato, ma da alcune sue riflessioni è possibile intuire qualcosa del suo animo più profondo. Ad esempio, durante il ritiro annuale del dicembre 2001, strutturò i suoi propositi in tre capitoli: «Orazione; lavoro; altri aspetti minori (si fa per dire)». Nel primo campo si proponeva di ricorrere con più frequenza al Vangelo, di parlare prima al Signore delle persone, piuttosto che alle persone di Lui (ovvero, pregare di più per amici e colleghi e cercare meno di convincerli con discorsi di fede) e di volersi innamorare sempre più di Gesù. Nel secondo capitolo fece rientrare la necessità di darsi delle priorità e di saper “staccare” all’occorrenza. Nel terzo, infine, si disponeva all’obbedienza anche nelle più piccole cose.

Marcello e san Josemaría
La canonizzazione del Beato Josemaría Escrivá, il 6 ottobre 2002, vide Marcello impegnato sia nell’organizzazione del viaggio a Roma per i membri del Club Sesto Più, sia di conferenze per promuovere l’evento in parrocchia. Si preparò anche con la preghiera prolungata, rinnovando il suo rapporto di figliolanza con colui che tutti, nell’Opera, chiamano “il Padre”.
Tornato da Roma, riprese le sue attività di apostolato e di docenza, anche ripensando all’esempio del nuovo Santo. In un suo appunto datato 5 novembre 2002 annotò una serie di domande per l’esame di coscienza serale. Al secondo punto, si domandava: «Ho chiesto aiuto agli Angeli custodi e a nostro Padre al momento di “parlare”?».
L’8 dicembre 2002, in una lettera all’amico e collega Stefano Longhi, riferì l’insegnamento maggiore che sentiva di aver ricevuto da lui: «Non ho potuto fare a meno di pensare a un’espressione che san Josemaría usava, a volte, per parlare della vocazione cristiana: diceva che il Signore entra senza chiedere permesso, senza bussare. A volte fa così perché sa che altrimenti non lo ascolteremmo e non gli apriremmo la porta; allora Lui entra e si piazza proprio nel centro dell’anima. Certo, possiamo sempre spingerlo fuori, ma non possiamo ignorare la sua presenza».

La morte
La sera di martedì 10 dicembre 2002, Marcello partecipò all’abituale programma settimanale del Club Sesto Più: meditazione predicata, cena e “tertulia”, ovvero conversazione amichevole e fraterna tra i membri. Colse anche l’occasione per confessarsi.
La mattina dopo, poco prima delle 8, si alzò puntualmente come ogni mattina, quindi entrò nella doccia di casa sua. Dopo pochi minuti, non sentendo l’acqua scorrere, i genitori (il fratello Vincenzo non viveva più in famiglia perché si era sposato il 10 maggio precedente) si allarmarono: il padre, entrato nel bagno, trovò Marcello rantolante, a terra nel box doccia. Era impossibile spostarlo, quindi dovettero intervenire i pompieri per smantellare la doccia.
Fu subito portato all’ospedale milanese di Niguarda: al pronto soccorso, gli fu rilevata una grave emorragia cerebrale, dovuta probabilmente a una malformazione congenita di qualche vaso arterioso del cervello, anche perché non aveva mai manifestato sintomi. La morte cerebrale venne dichiarata alle 18.30 dello stesso giorno.
La notizia raggiunse rapidamente gli amici, i colleghi, i comparrocchiani, i membri del Club e gli altri fedeli dell’Opera a lui più vicini. Il funerale venne celebrato sabato 14 dicembre nella chiesa della Sacra Famiglia, ancora ornata con i fiori per la solenne celebrazione del venticinquesimo anniversario di consacrazione, svolta tre giorni prima. Di comune accordo con la famiglia, le sue spoglie vennero portate al Cimitero Maggiore di Milano-Musocco e deposte nella tomba di famiglia dell’Opus Dei.

Il ricordo
Negli anni seguenti il ricordo di Marcello non venne meno. Nell’ambito lavorativo, fu commemorato attraverso la raccolta delle sue «Memorie scientifiche» a opera dei colleghi del Politecnico. Sia in parrocchia, sia al Club di Sesto furono celebrate le Messe nell’anniversario.
A cinque anni dalla sua scomparsa, la parrocchia Sacra Famiglia stampò in proprio l’opuscolo «Marcello Marano – Molto più che un amico», con le testimonianze dei sacerdoti passati per quella comunità che l’avevano conosciuto e degli amici più vicini. A quell’opuscolo e ad altre testimonianze attinse Marco Paganini, amico e collega ingegnere, per il libro «Così normale, così speciale – Vita di Marcello Marano», pubblicato nel 2010 dalle Edizioni Ares.
Il 2022, nel giorno esatto del ventesimo anniversario della sua morte, ha invece visto la Messa in suffragio presso la parrocchia della Sacra Famiglia, seguita da una conferenza con testimonianze relative agli ambiti principali della sua vita: lavoro al Politecnico, famiglia, presenza in parrocchia e nei Centri dell’Opus Dei.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2022-12-02

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