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Servo di Dio Giovanni Puggioni Sacerdote gesuita

Festa: .

Borore, Nuoro, 16 giugno 1922 - Milis, Oristano, 18 febbraio 2009

Dopo esser stato consacrato sacerdote, nel 1945 entra tra i gesuiti, dove sarà l’apostolo delle missioni sarde. Nel 1973 lancia la campagna “Operazione Mosango” che porterà alla costruzione del reparto di pediatria, il cosiddetto “Padiglione Sardegna” nello Zaire. La sua attività missionaria proseguirà negli anni successivi con la costituzione dell’associazione “Operazione Africa Onlus”, con la quale ha sostenuto numerosi missionari sardi in diversi continenti. S’impegnò in prima persona nella diffusione della devozione al Sacro Cuore e del Cuore Immacolato di Maria. Inoltre fu un apostolo della diffusione del rosario tra i giovani.



Giovanni Puggioni nacque il 16 giugno 1922 a Borore in provincia di Nuoro.
Dopo esser stato consacrato sacerdote ad Alghero, il 12 agosto 1945, entrò nella Compagnia di Gesù nel 1945. Fece la sua formazione teologica in Piemonte, e successivamente è stato destinato ad esercitare il suo ministero sacerdotale in Sardegna, rispettivamente a Bonorva, Nuoro e infine Cagliari, dove presso la Residenza di San Michele, svolgerà la parte più feconda del suo apostolato.
Intorno agli anni sessanta, dopo esser stato nominato responsabile regionale della Lega missionari studenti, inizia una serie di viaggi nello Zaire, accompagnato da alcuni giovani volontari.
Nel 1973 lancia la campagna “Operazione Mosango” che porterà alla costruzione del reparto di pediatria, il cosiddetto “Padiglione Sardegna” nello Zaire.
La sua attività missionaria proseguirà negli anni successivi con la costituzione dell’associazione “Operazione Africa Onlus”, con la quale ha sostenuto numerosi missionari sardi in diversi continenti. Inoltre, sempre in Africa contribuisce contribuito a realizzare di una serie di scuole e di strutture sanitarie.
Durante tutta la sua vita effettuerà bel 18 viaggi missionari in vari Paesi africani.
Oltre che per l’attività missionaria, padre Giovanni Puggioni è ricordato per la sua intensa e accorata opera spirituale che ha svolto in tutta la Sardegna per oltre cinquant’anni.
S’impegnò in prima persona nella diffusione della devozione al Sacro Cuore e del Cuore Immacolato di Maria. Inoltre fu un apostolo della diffusione del rosario tra i giovani.
Molti ricordano padre Puggioni per le sue qualità umane di accoglienza e di accompagnamento spirituale.
Dopo essere stato colpito da grave malattia nel 2003, proseguì il suo ministero fino alla sua morte avvenuta il 18 febbraio del 2009, a Milis in provincia di Oristano.
Singolare il suo ricordo da parte di padre Guglielmo Pireddu Sj, del quale riportiamo alcuni stralci.
“Credo che sia un debito di riconoscenza riportare una breve testimonianza per ricordare la figura, per certi versi atipica, di missionario, quale è stato P. Puggioni. Talvolta, si crede che i missionari operino in terre lontane, che sentiamo distanti da noi, non solo fisicamente ma anche culturalmente. P. Giovanni, invece, ha avuto il merito di rendere presenti ai sardi i gravi problemi di sussistenza di tanti altri esseri, soprattutto lebbrosi. Ce li ha fatti sentire vicini. Ha fatto entrare le loro immagini ed i loro moncherini nelle nostre case e nelle nostre scuole. Ci ha fatto capire che la loro sopravvivenza dignitosa dipendeva anche dalla nostra indifferenza o dalla nostra solidarietà. Non si poneva problemi a “buttarti” addosso una diapositiva “forte”. Forse, ciò poteva urtare la sensibilità di qualcuno più avvezzo ad un mondo di bambagia; forse, ma se non altro aveva il pregio di svegliare qualche coscienza intorpidita e troppo ripiegata sul proprio ombelico, davanti ai veri problemi della vita, di qualcuno che aveva l’unica sfortuna di essere nato qualche parallelo un po’ più a sud del nostro. L’intuizione di p. Giovanni è stata quella di non arrendersi mai davanti all’ovvio. Non ha mai accettato una logica inerte del tipo “Tanto non si può fare niente!”.
Anzi, ha mobilitato la Sardegna intera, dapprima per la costruzione dell’ospedale Sardegna di Mosango, nell’allora Zaire (oggi R.D. del Congo), e poi, in altre strutture, sia sanitarie che scolastiche, che talvolta, hanno preso il nome dalla zona della Sardegna in cui furono raccolti principalmente i fondi.

P. Giovanni amava le sfide, e più erano irrealizzabili, e più si esaltava, e più era capace di trasmettere speranza. Certo a modo suo. Un modo che spesso ha fatto storcere il naso a chi pretendeva di esportare tout court un modello europeo efficientistico in terra africana, senza rispettare quella gradualità di interventi che invece è necessario compiere, pena la costruzione di cattedrali nel deserto, che, infatti, hanno costellato per qualche decennio la cooperazione internazionale. Non si rispetta il bisognoso imponendogli la costruzione di strutture megalitiche, che non sarà poi capace di gestire in una qualche forma compartecipata; lo si umilia e basta; palesandogli la sua mancanza di competenze, così si accresce il suo risentimento; lo si calpesta seppur involontariamente, ricordandogli ancora una volta la sua condizione di inferiorità. No, p. Giovanni non è stato questo. Ci ha lasciato un’eredità non facile, perché coniugava fede e azione, preghiera e impegno, Sacro Cuore e lotta alla lebbra; l’attenzione verso l’altro più “prossimo” e lo sguardo verso quello più “lontano”. Il tutto condito da quella carica di umanità e accoglienza, che oggi tutti gli riconoscono. Certamente è stato un pioniere, uno degli ultimi pionieri in missione”.

Apostolato con i giovani
Formatosi in ambito carismatico, ebbe l’intuizione di dedicarsi ai giovani. Iniziò con una decina di ragazzi/e a pregare, fidandosi di loro con la stessa fiducia di Dio. Furono loro a proporre il rosario. Lui donò la caratteristica carismatica. Nacque, così, un gruppo del rosario carismatico, molto vicino al Rinnovamento nello Spirito Santo (ogni anno partecipavano all’incontro nazionale RnS, a Rimini) e , in generale, ai gruppi carismatici.
Difese a spada tratta la caratteristica giovanile del cenacolo da tanti adulti “chioccia" che cercavano di partecipare. 
In breve tempo, il piccolo teatro in cui si riunivano ogni mercoledì si riempì di giovani che facevano esperienza di Gesù vivo. Giovani per i giovani. Era il motto. Gli adulti li servivano mettendosi.a disposizione per cucinare e ridurre i costi, durante i ritiri spirituali e, sopratutto, pregando il lunedì, durante l’incontro per adulti e famiglie.
La crescita esponenziale richiese un cambio sede e il luogo di incontro fu spostato in un teatro grande dei gesuiti, a Cagliari. Qui, ogni settimana, 300 giovani, per lo più universitari, recitavano il rosario carismatico, testimoniavano le meraviglie che il Signore compiva nella loro vita e partecipavano alla santa messa. La consacrazione al Cuore Immacolato di Maria stimolava il cammino di questi ragazzi.
In pochi anni i cenacoli di preghiera giovanili carismatici si diffusero in tutta la Sardegna. A livello regionale, a metà degli anni 90, si contava la partecipazione di circa 500 ragazzi/e.

Processo di beatificazione
Il Dicastero delle Cause dei Santi, il 26 ottobre 2022 ha concesso il «Nulla Osta» per l’inizio dell’Inchiesta diocesana, promossa dall’associazione degli “amici di padre Giovanni Puggioni”.
Il 16 gennaio 2023, nella Cattedrale di Cagliari, il vescovo monsignor Giuseppe Baturi ha presieduto la celebrazione di apertura del processo diocesano relativo alla causa di beatificazione.


Autore:
Mauro Bonato

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Aggiunto/modificato il 2023-01-18

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