Un malato di “altrite”. Altrite con la L. Così lo definiva la moglie Maria Pia per sottolineare questa caratteristica così spiccata in Domenico: essere innamorato dell’altro. Specialmente quello più in difficoltà, in situazioni di disagio, fuori da ogni possibilità di riscatto sociale. Questo intenso amore per l’uomo lo ha portato a spendersi nell’impegno politico nella sua città di adozione, Viterbo e, su più vasta scala, con la fondazione, accanto a Chiara Lubich, del Movimento politico per l’unità, di cui è stato tra i più appassionati sostenitori e divulgatori in Italia, oltralpe e oltreoceano.
La causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Domenico Antonio Mangano si è aperta l’11 novembre presso il Centro Mariapoli di Castelgandolfo, con una celebrazione presieduta dal Card. João Braz De Aviz. La domanda di dare inizio alla causa era stata accolta il 9 marzo scorso dal vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro.
Partecipano alla solenne cerimonia oltre mille persone, la moglie e i figli, la presidente dei Focolari Maria Voce e il copresidente Jesús Morán, amici della prima ora e tanti altri che lo hanno conosciuto attraverso i suoi scritti e la sua testimonianza. Tra questi Agostino Moscatelli, suo compagno di partito fin dal 1968, anni di grandi battaglie politiche, che continueranno fino agli anni ‘90. Ma anche Raffaela Saraconi, assessore del Comune di Viterbo, in rappresentanza del Sindaco, che non lo ha conosciuto personalmente ma lo ritiene un ispiratore «per le sue intuizioni politiche di grande modernità». «È un onore per la nostra città, afferma, averlo avuto come cittadino e come amministratore».
Da dirigente dell’Inps, nel suo “ufficio delle cause impossibili”, Mangano ha aiutato in 37 anni di lavoro, tantissime persone: «Davanti alla sua stanza c’era sempre la fila, perché lui si faceva realmente carico dei problemi di ogni pensionato. Andava alla ricerca di tutti i cavilli utili per trovare una soluzione. A lui si rivolgevano anche da altre sedi dell’Inps», scrive Renzo Salvatori, che con lui ha condiviso 30 anni di lavoro e che ora fa parte della Commissione storica per lo studio della sua vita.
Nato ad Anzi (PZ) nel 1938, Domenico Mangano si trasferisce a Viterbo con la famiglia nel 1949. Vinto un concorso alla Previdenza Sociale di Pavia, frequenta come studente-lavoratore la facoltà di Economia e Commercio. Ritornato a Viterbo conosce Maria Pia, che nel 1966 diventa sua moglie. Nascono i tre figli Paola, Giuseppe e Maria Flora. Muore a Viterbo il 22 dicembre 2001.
Mangano conosce i Focolari nel 1974, e insieme a Maria Pia aderisce con slancio ai suoi ideali, impegnandosi attivamente nella branca dei Volontari di Dio. Sono loro, adesso, provenienti da tutto il mondo, a fare da corona il giorno dell’apertura della causa di beatificazione, per questo loro fratello «che diventa un patrimonio e un dono per tutta la chiesa e l’umanità», come afferma il card. De Aviz all’inizio della celebrazione. «La politica è una dimensione sofferta della vita”, continua il prelato, «e quanto è importante trovare un modello a cui guardare, che ci indica i passi possibili da fare. In Domenico abbiamo una luce davanti a noi, ed è bello guardare lì, insieme a quella di tanti altri che ci hanno preceduto, e che fanno intravedere un popolo in cammino verso la santità».
Autore: Maria Chiara De Lorenzo
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