IV sec.
Fu nominato vescovo di Treviri nel 314 da papa Silvestro I, su istanza di Elena, madre di Costantino. A due secoli dalla prima predicazione cristiana nella città, Treviri era ricaduta nel paganesimo, e Agrizio, pur tra molte difficoltà, intraprese l'opera di riedificazione del Cristianesimo, aiutato da Elena, che gli donò preziose reliquie del Salvatore, tra cui un chiodo della Croce e la Santa Tunica, e delle reliquie di Lazzaro e di Marta. Agrizio morì prima del 336, e fu sepolto a Treviri.
Etimologia: Agrizio = selvatico, dal latino
Martirologio Romano: A Tréviri nella Gallia belgica, nell’odierna Germania, sant’Agricio, vescovo, che trasformò in chiesa la reggia donata da sant’Elena.
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In un ms. del monastero di San Massimino, è una Vita di Agrizio che costituisce la seconda parte della Vita di sant'Elena: essa fu redatta quasi certamente nel sec. XI, e J. Marx ha dimostrato con argomenti sufficientemente validi che ne fu autore, tra il 1030 e il 1045, un membro del clero della cattedrale di Treviri, forse Angibaldo, cancelliere del vescovo Poppone, contrariamente a quanto supposto da H. V. Sauerland, che ne aveva indicato l'autore in un monaco di San Massimino, forse l'abate Berengoz (m.1125), che l'avrebbe scritta tra il 1070 e il 1090. Inoltre Agrizio è ricordato come vescovo da Rabano, pur se non è indicata la sede, in vari Calendari di Treviri al 13 gennaio, e dall'agiografo di San Massimino. Di certo, si sa soltanto che Agrizio partecipò assieme all'esorcista Felice al concilio d'Arles nel 314 e che morì prima del 336, poiché nel Chronicon di san Gerolamo è scritto che nel 336, appunto, Atanasio fu accolto a Treviri da san Massimino, successore di Agrizio. La Vita comunque, benché intessuta di leggenda ha un valore storico-letterario non indifferente, in quanto è uno dei più antichi documenti storiografici di Treviri e testimonia della vita e della mentalità dominanti in quella Chiesa nel sec. X. Secondo questa Vita, dunque, Agrizio, patriarca di Antiochia, su istanza di Elena, madre di Costantino, fu nominato da papa Silvestro vescovo di Treviri quarto pastore di questa diocesi. Treviri, a due secoli dalla prima predicazione di Eucario, Valerio e Materno, era ricaduta in pieno paganesimo ed Agrizio, pur tra molte e gravi difficoltà, intraprese l'opera di riedificazione del Cristianesimo, aiutato da Elena, che gli fece dono di preziose reliquie del Salvatore, un chiodo della Croce e la «Santa Tunica», e delle reliquie di Lazzaro e di Marta. La traslazione di queste ultime, è rappresentata in un avorio di epoca bizantina raffigurante Agrizio e papa Silvestro su un carro mentre portano l'urna a Treviri; ma quest'avorio sembra riferirsi a un'altra traslazione. Silvestro avrebbe anche donato ad Agrizio e ai suoi successori il primato sui vescovi di Gallia e Germania: ma questo privilegio, inserito nella Vita, è senza dubbio apocrifo e riecheggia probabilmente quello concesso da papa Giovanni XIII il 22 gennaio 969 al vescovo Thierry.
La data della morte di Agrizio, da alcuni stabilita nel 344, da altri nel 368, è da indicarsi quasi certamente nel 335 per la testimonianza di Gerolamo cui sopra abbiamo accennato. Agrizio è festeggiato il 13 gennaio e, nella diocesi di Treviri, anche il 9 gennaio. La traslazione delle reliquie si celebra il 29 maggio.
Autore: Pietro Bertocchi
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