L'unica notizia che ne abbiamo ci è fornita da Gregorio di Tours, che nel De gloria martyrum cita una Historia Passionis (perduta), priva, però, di valore storico, perché contemporanea non alla vita di Amarando, ma al ritrovamento della sua tomba.
Martirizzato probabilmente nel sec. III (sotto Decio, nel 250, o sotto Valeriano, nel 258), poiché la persecuzione del sec. IV in Gallia fece poche vittime, Amarando sarebbe stato sepolto ad Albi, in una località rimasta disabitata durante le guerre (san Gregorio allude alle invasioni barbariche dei Vandali o dei Goti); dato che Albi non fu mai completamente evacuata dalla popolazione, bisogna intendere che la tomba si trovava nei dintorni del paese, con ogni probabilità a Viancium (Vieux), dove il culto di Amarando è attestato dalla Vita di sant'Eugenio di Cartagine già nel sec. VI. Secondo la leggenda i ceri che i fedeli portavano alla tomba di Amarando, quando la località era ancora disabitata, si accendevano spontaneamente.
La chiesa di Vieux lo nominò come patrono secondario, dopo sant'Eugenio di Cartagine, nel 924; nel 1494 il vescovo Luigi I d'Amboise trasferì le sue reliquie, insieme con quelle dei ss. Longino, Vindemiale e Carissima, nella cattedrale di Albi. E' festeggiato ad Albi, seguendo Floro di Lione, il 7 novembre (forse la data è in rapporto con la festa di un sant'Amaranto, ricordato l'8 novembre nel Martirologio Geronimiano).
Ricordiamo che un altro Amarando, confuso da alcuni col nostro, sarebbe stato abate della abbazia di Moissac e poi vescovo di Albi dopo il 665.
Autore: Hubert Claude
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