Amilcare Boccio nacque a Sale (Alessandria) il 12 marzo 1891, tre anni più tardi venne al mondo il fratello Giovanni, verso il quale ebbe sempre un grande affetto. Papà Angelo aveva una piccola officina di fabbro, mamma Giuseppina, per arrotondare il bilancio, lavorava stagionalmente nelle coltivazioni del baco daseta. In occasione del 25° di ordinazione sacerdotale Amilcare scrisse: “Il Signore ha come fuso in me il carattere di mio padre: dolce, sereno, ottimista, e quello di mia mamma: forte, imperioso, deciso”. La mamma gli insegnò a “pregare sempre”, ad “amare Dio e il prossimo” e una tenera devozione al Sacro Cuore di Gesù. La famiglia si trasferì a Tortona dove, nella sua parrocchia di San Michele, Amilcare ebbe modo di “servir Messa” a San Luigi Orione. Le parole che il Santo amava ripetere parlando del Sacro Cuore gli rimasero sempre impresse: “Egli ha fame di anime e sete d’amore”. Fin da ragazzo era affascinato dalla vita dei martiri, lesse con passione anche “Storia di un’anima”di Teresa di Lisieux e sentì il desiderio d’imitarla. Il 29 novembre 1902 vestì l’abito da chierico, pochi giorni dopo, aiutato economicamente dal vescovo, entrò in seminario. Frequentò il ginnasio, passò poi al Seminario Maggiore di Tortona, potendo soggiornare d’estate presso il Santuario del Sacro Cuore di Stazzano. Scrisse nel 1939: “Il Sacro Cuore di Gesù mi condusse a Stazzano e di là continuò a perseguitarmi con una delicatezza, con una finezza divina, con una potenza di bontà che solo il mio Angelo ha misurato”. Il 2gennaio 1914 fecela professione di Terziario francescano, il 5 luglio venne finalmente ordinato sacerdote nella chiesa di San Simone a Tortona, seguì poi i corsi di dogmatica e di morale nel Convitto Ecclesiastico.
Scoppiata la Prima Guerra Mondiale fu chiamato alle armi: il 24 maggio 1915, festa di Maria Ausiliatrice, si presentò all’Ospedale militare di Alessandria, dopo pochi giorni partì per Udine. Del cappellano don Amilcare Boccio dissero: “Sprezzante del pericolo e di ogni riparo, sempre primo fra i primi in ogni circostanza, portava lasua parola di conforto e di fede ove più cruenta era la lotta, entusiasmando i soldati col suo esempio e col suo valore”. Gli vennero poi riconosciute la Croce di Guerra e la Medaglia d’argento al Valor Militare. Fu gravemente ferito il 12 dicembre 1917 e ricoverato, prima a Busto Arsizio, poi al “Santa Corona” di Milano. Durante la convalescenza a Busto Arsizio ebbe una prima esperienza mistica: vide “la prima grande luce” “su quello che il Sacro Cuore vuole per i nostri tempi”: “anime generose” che cooperino “allo stabilirsi del suo Regno di misericordia”. Trasferito all’ospedale milanese rilesse “Storia di un anima” ed ebbe il “primo pensiero chiaro” su una futura congregazione che avrebbe fondato. Mons. Grassi, Vescovo di Tortona, approvò il 23 febbraio 1918 un’associazione per diffondere la “Pratica di Unione con Dio”.
Nell’ottobre di quell’anno don Amilcare incontrò San Luigi Orione, il quale lo incoraggiò nel proposito di fondare un’opera votata al Sacro Cuore. Nel 1920 venne pubblicato il libretto “Pratica di Unione con Dio ePreghiere per il Trionfo del Sacro Cuore”. La “Pia pratica” intanto si era diffusa in varie regioni d'Italia: Piemonte, Lombardia, Emilia, Veneto, Liguria e Toscana. A 28 anni don Amilcare fu nominato Direttore spirituale nel Seminario minore Leone XIII di Stazzano dove poté godere di lunghi tempi di preghiera e riflessione. Nel settembre 1922 si recò a Roma per chiedere approvazione e indulgenze per la “Pratica d’unione”. Da Pio XIricevette benedizioni speciali sulle sue “intenzioni”. Il 6 luglio dell’anno seguente morì Giacomo Remotti, papà di Guglielmina che saràla prima superiora della nascente congregazione. La loro casa di Sale ospiterà le prime giovani che presto si sarebbero consacrate. Il 25 marzo 1924, Solennità dell’Annunciazione, don Amilcare riunì la nuova comunità religiosa. Le prime quattro giovani, davanti al Santissimo Sacramento, fecero i voti di castità, obbedienza e Consacrazione speciale al Sacro Cuore di Gesù. Il 24 giugno celebrò la prima S. Messa nella cappella dell’Istituto. Lo stesso giorno venne diffuso per la prima volta il “Bollettino del Sacro Cuore”, strumento per far conoscere la “Pratica dell’unione con Dio”. Il 18 novembre sette giovani donne, alla presenza di don Amilcare e di altri sacerdoti, fecero la vestizione e la prima Professione religiosa.
Nel marzo 1931, in seguito a ferite riportate in guerra, il fratello, ufficiale dell’esercito, morì, lasciando la moglie e due bambini ai quali don Amilcare rimase sempre vicino.Nella Solennità dell’Annunciazione del 1934 ci fu l’approvazione diocesana dell’Istituto Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù.Il 22 maggio il Fondatore, quale delegato vescovile, accolse il voti perpetui di Madre Guglielmina e di altre diciannove sorelle. Il sogno di don Amilcare era pienamente realizzato. Verso la fine di quell’anno fu chiamato a Nola dal futuro vescovo di Tortona, Melchiori. Il presule voleva unire alla fondazione di Sale una comunità di suore che aveva egli stesso fondato a Nola. Nel 1935 don Bocciofu nominato rettore del Convitto Ecclesiastico, il 27 maggio 1936 Canonico Penitenziere della Cattedrale. Seguirono gravi problemi di salute e una lunga convalescenza, riprese il suo servizio sacerdotale nell’ottobre 1937. Finita la Guerra, chiese al vescovo di dedicarsi completamente alla sua Congregazione. Desiderava anche la fondazione di un ramo sacerdotale dell’Opera, ma poi rimase un progetto del cuore. Il 17 luglio 1950 ricevette la nomina di Monsignore, il 1° novembre fu a Roma con grande gioia per la proclamazione del dogma dell’Assunta. Il 21 febbraio 1956 la Congregazione delle Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù divenne di diritto pontificio.
L’instancabile apostolato di don Boccio ebbe un arresto improvviso il 15 novembre 1960, dopo un terribile incidente sulla Statale Alessandria-Tortona. Morì all'Ospedale Civile di Tortona mormorando: "Gesù mio, Misericordia". Nel 2007 vennero accolte nella Cappella di Casa Madre i resti mortali del Fondatore e di Madre Guglielmina Remotti. Il carisma del giovane ragazzo di Sale, divenuto Monsignore, è oggi presente, grazie alle sue figlie spirituali, anche in Romania, Svizzera, Madagascar e Perù.
Autore: Daniele Bolognini
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