Il sovrano danese Harald VI Blaatant, cioè “Denteazzurro”, era asceso al trono nel 931 o più verosimilmente nel 950, succedendo a suo padre Gorm. Sconfitto da Ottone il Grande, fra il 948 ed il 960 si adoperò per la diffusione del cristianesimo nel suo regno, ma il suo fervore di neofita attirò a lui l’atroce ostilità di tutti i fedeli delle vecchie tradizioni pagane indigene, capeggiati da suo figlio Swein, detto “Barbaforcuta”. Questi, come attesta la testimonianza di Adamo da Brema, citato dal Cardinal Baronio, giudicando il padre ormai vecchio ed inadatto al comando approfittò della prima rivolta di coloro che si erano forzatamente convertiti per essere acclamato re. Dichiararono allora guerra al vecchio re Araldo, ma l’esercito dei suoi fedeli non riuscì a sconfiggere gli avversari ed egli stesso fu ferito mortalmente. Correva l’anno 980, come ci conferma l’epitaffio posto sul sepolcro del sovrano: “Post Natale Dei, dum scripsimus, octuaginta nongentos meruit scandere celsa poli”. Altre fonti pongono invece la morte di Araldo verso il 986. Trovata sepoltura in una chiesa da lui fatta edificare in onore della Santissima Trinità, fu da alcuni considerato martire in quanto vittima di una battaglia combattuta in difesa della fede. E’ certo il titolo di santo attribuitogli dal Baronio, anche se non è ancora stata attestata l’antichità del suo culto. Giovanni Adolfo Cupreo negli Annales Episcoporum Sleviciensium afferma che gli antichi Danesi fossero soliti commemorare il santo re al 1° novembre, anniversario del suo martirio, nonché il proliferare di miracoli presso la sua tomba, quali in particolare numerose guarigioni di ciechi. Va però ricordato che il Cupreo scriveva nel 1634 e lontano dalla patria, quindi senza poter compiere un’accurata indagine sul culto di Aroldo. Infine i Bollandisti, nel commemorarlo al 1° novembre, si stengono però dall’attribuirgli i titoli di santo e martire. Resta però un dato di fatto che il cristianesimo in Danimarca abbia trionfato proprio sotto il regno di questo sovrano che si prodigò nell’edificazione di chiese ed incrementò le predicazioni nel nord dell’Europa. Egli stesso fu conscio di potersi considerare il cristianizzatore del suo popolo, come fece incidere sulla celebre pietra di Jelling sulla tomba dei suoi avi.
Autore: Fabio Arduino
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