III-IV sec.
Sono due figure risalenti alla Chiesa primitiva e la loro storia ci è narrata da Prudenzio in un suo carme. Pur non essendo stati uccisi in modo cruento, entrambi sono venerati come confessori e martiri, avendo sofferto prigionia e torture per la loro fede in Cristo. La loro vicenda, avvolta in un alone di mistero, ci interroga sulla natura del martirio e sulla complessità della resistenza di fronte alle persecuzioni. Le loro vicende, intrecciate a quelle di altri diciotto martiri di Saragozza, ci offrono uno spaccato della ferocia della persecuzione di Diocleziano e della tenacia dei primi cristiani.
Martirologio Romano: Nello stesso luogo (Saragozza), commemorazione dei santi Caio e Cremenzio, che nella medesima persecuzione vinsero i supplizi perseverando nella fede in Cristo.
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Santi CAIO e CREMENZIO di SARAGOZZA, Confessori e Martiri.
Nel 303 la persecuzione scatenata da Diocleziano infierì particolarmente sulla comunità cristiana di Saragozza (Spagna). Nello stesso giorno, 16 aprile, in cui il Martirologio Romano commemora un gruppo di diciotto martiri di Saragozza, sono ricordati sant'Engrazia, Caio e Cremenzio, vittime di quella persecuzione. I nomi di costoro provengono da un carme di Prudenzio, che dedica loro due strofe: «Additis Caio (nec enim silendi) Teque, Crementi: quibus incruentum Ferre provenit decus ex secundo Laudis agone. Ambo confessi Dominum, steterunt Acriter contra fremitum latronum Ambo gustarunt leviter saporem Martyriorum».
Caio e Cremenzio sono ricordati sia come confessori sia come martiri. Sembra infondata l'opinione di alcuni, che dalle espressioni di Prudenzio hanno voluto dedurre un momento di debolezza da parte dei due santi, riparato in un secondo tempo con il martirio. E nemmeno il testo di Prudenzio sembra favorire l'opinione di coloro che affermano che i due santi, dopo aver superato una prima prova, sarebbero morti successivamente di morte violenta. Vi si parla, infatti, di «incruentum decus» derivante «ex secundo laudis agone» frasi che indicano abbastanza chiaramente una prova di fedeltà a Cristo diversa dal martirio e che fanno preferire, per essi, il titolo di confessori. Caio e Cremenzio avevano, tuttavia, sopportato prigionia e torture e, forse, morirono non molto dopo in prigione per i maltrattamenti subiti; quindi, Prudenzio poteva ben affermare che «ambo gustaverunt leviter saporem martyriorum».
I due santi non si trovano ricordati nei calendari mozarabici. Il Molano in riferimento al Martirologio di Usuardo li ricorda insieme con Engrazia al 16 aprile, nello stesso giorno della festività dei diciotto martiri di Saragozza. A tale data sono pure celebrati nel Breviario di Saragozza del 1573 e nel Martirologio Romano. Sembra, tuttavia, meno esatta l'espressione ivi impiegata: «Secundo confessi et in fide Christi perseverantes, martyrii calicem gustaverunt».
Autore: Gian Michele Fusconi
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