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San Drogone Recluso a Sebourg
Festa:
16 aprile
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Epinoy, Francia, 1118 – Sebourg, Francia, 1189
Nobile fiammingo nato orfano nel 1118, intraprese un percorso di penitenza e pellegrinaggi per espiare la colpa della sua nascita, che riteneva causa della morte della madre. Stabilitosi a Sebourg come pastore, acquisì fama di santità e del dono della bilocazione. Ripresi i pellegrinaggi, una grave ernia lo costrinse a vivere in una cella presso una chiesa, dove sopravvisse per quarant'anni in atroci sofferenze. La leggenda narra che un incendio che distrusse la chiesa lo risparmiò miracolosamente. Morto nel 1189, divenne patrono dei pastori e meta di pellegrinaggi. La sua "Vita", redatta nel 1320, mescola elementi storici e leggendari.
Martirologio Romano: A Sebourg nell’Hainault, nel territorio dell’odierna Francia, san Drogone, che, desideroso di una vita semplice e solitaria, visse come pastore e pellegrino per il Signore, finendo i suoi giorni rinchiuso in una piccola cella.
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Drogone, il cui nome si presenta anche nelle varianti francesi Dreux e Druon, era un esponente di una nobile famiglia fiamminga. Nato nel 1118 ad Epinoy, nella regione francese dell’Artois, rimase immediatamente orfano, in quanto il padre morì ancor prima della sua nascita e la madre al momento parto.
Una volta cresciuto e venuto a sapere di questa triste vicenda, Drogone iniziò a soffrine di sensi di colpa per la morte della madre ed a essere afflitto da una forte depressione. Non gli restò dunque che abbandonarsi alla Divina Misericordia e, divenuto maggiorenne, iniziò una serie di pellegrinaggi penitenziali, che gli permisero di superare le sue difficoltà ed i suoi scrupoli.
Decise di stabilirsi a Sebourg, nei pressi di Valenciennes, nella Francia nord-orientale, e qui intraprese l’attività di pastore. Presto si diffuse nei dintorni la sua fama di santità ed una voce che gli attribuiva il dono della bilocazione. Pare infatti che fu visto servire Messa mentre invece stava portando al pascolo le pecore e nacque così il detto popolare: “Non essendo San Drogone, non posso essere in due posti contemporaneamente”.
Trascorsi sei anni riprese il suo peregrinare e, dopo essere stato a Roma ben nove volte, fu colpito da una grave ernia che lo costrinse a vivere in una cella che fu appositamente edificata contro il muro di una chiesa di Sebourg. La partecipazione alla Massa gli era consentita da una finestrella obliqua che collegava i due vani. In tale condizioni sopravvisse secondo la tradizione addirittura per quarant’anni, tra atroci sofferenze, cibandosi di pane ed acqua. La leggenda narra che, verificatosi un incendio che distrusse gran parte della chiesa e della sua cella, Drogone fu ritrovato illeso ed inginocchiato tra le ceneri.
Ma nel 1189 giunse anche per lui l’ora della morte ed il suo culto si diffuse immediatamente nelle zone circostanti. La sua tomba posta nella chiesa di Sebourg divenne meta di incessanti pellegrinaggi. Venerato come patrono dei pastori e dei pascoli, è però anche invocato contro l’ernia, la nefrite e le coliche nefritiche. Nel 1320 fu redatta una sua breve “Vita” grazie alla fusione di parecchi elementi leggendari. Altre sue brevi Vite di estrazione popolare furono stilate in lingua francese o fiamminga.
Autore: Fabio Arduino
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