Avendo trovato in qualche ms. del Martirologio Geronimiano, al 15 novembre, l'annuncio: "Antiochia [natale sanctorum] Donati Restituti Valeriani Fructuosae cum alii XII", Floro, primo tra gli agiografi medievali, nel suo Martirologio introdusse a quella stessa data questo presupposto gruppo di martiri antiocheni. Per quanto nel Vetus Romanum Adone non abbia conservato questo annuncio, l'ha tuttavia ripreso nella seconda edizione del suo Martirologio, trasportandolo però dal 15 novembre al 23 agosto. Appunto a questa data Usuardo, a sua volta, l'ha mantenuto nel suo Martirologio, con l'aggiunta finale che compensava l'assenza di informazioni su questi martiri: "qui praeclarissimo confessionis honore... coronati sunt". Tale aggiunta, peraltro, va imputata a Adone. La fortuna di questo gruppo fittizio era ormai garantita dai Martirologi occidentali e C. Baronio non ha mancato di mantenere l'annuncio, sempre al 23 agosto, nel Martirologio Romano, invertendo soltanto, non si sa per quale ragione, l'ordine dei due primi componenti il gruppo dei martiri. H. Delehaye, nel suo Commento al Martirologio Geronimiano, ha dimostrato prima di tutto che il toponimo di Antiochia doveva essere attribuito al martire Secondo, venerato nello stesso giorno, e che è chiaramente indicato in questa città nel Martirologio Siriaco del sec. IV. Per quanto riguarda i quattro martiri espressamente nominati, Donato e Fruttuosa i cui nomi ritornano anche al giorno dopo nello stesso martirologio, assieme a Restituto, debbono essere inclusi tra quelli che in agiografia si chiamano nomina nuda. In quanto alla figura di Valeriano, restituendo però il suo nome di Valeriana, dovrebbe unirsi al gruppo dei martiri di Ippona, commemorati nello stesso giorno, ed essere identificata con l'omonima del gruppo dei XX martiri di quella città ricordati a diverse riprese da s. Agostino. Valeriana in particolare è uno dei tre nomi esplicitamente ricordati dal santo vescovo, nel suo Sermo in Nata Viginti Martyrum. Data la poca consistenza storica del gruppo studiato, è inutile dire che si cercherebbe invano di identificare uno ad uno i dodici compagni anonimi.
Autore: Joseph-Marie Sauget
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