IV sec.
Le prime attestazioni del culto di San Mercuriale risalgono al IX secolo. La basilica di Forlì, eretta tra il 1173 e il 1176, sorge sul luogo di una precedente chiesa a lui dedicata. Tra il 1050 e il 1084, San Pier Damiani scrisse la Vita di San Mercuriale. La Vita narra due episodi significativi: la sfida di Tauro, giudice pagano che deride l'Eucaristia, e la lotta contro un drago che infestava la zona tra Forlì e Forlimpopoli. San Mercuriale morì il 30 aprile e venne sepolto in un mausoleo. In suo onore venne edificata una chiesa. Nel 1176, le reliquie del santo furono collocate in un'arca con una lamina plumbea che indicava la data della sua morte al 156 d.C., facendo di lui il protovescovo di Forlì.
Martirologio Romano: A Forlì, san Mercuriale, vescovo, che si ritiene abbia istituito la sede episcopale in questa città.
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Le più antiche testimonianze su Mercuriale riguardano il suo culto, e precisamente le chiese a lui dedicate. L'attuale basilica a Forlì, originariamente a tre navate, con tre absidi ed una grande cripta, venne edificata nel 1173-1176 (ed il campanile nel 1180), dopo che un violento incendio, scoppiato il 21 luglio 1173, aveva distrutto la precedente con l'annesso monastero. L'antica basilica, sulla stessa area benché allora fuori della cinta muraria di Forlì, appare officiata dai Benedettini sin dalle più antiche testimonianze: 8 aprile 893: «monasterio S. Mercurialis posito non longe a civitate Liviensi»; 14 maggio 962: «monasterium s. Mercurialis et Grati qui est situs prope dudum civitatem Liviensem» (Fantuzzi, Monumenti Ravennati, VI, pp. 5, 14); lugl. 1159: «coenobii ss. Mercurialis et Grathi quod situm est in territorio liviensi» (S. Marchesi, Supplemento istorico dell'antica città di Forlì, Forlì 1678, pp. 144-45). Dedicate a s. Mercuriale sono attestate chiese anche a Ravenna dal 948 (Fantuzzi, II, 252) ed a Pistoia dal 940.
Tra il 1050 ed il 1084, dietro insistenze dei fedeli e dello stesso vescovo della città, un anonimo (che in seguito fu identificato con s. Pier Damiani, ma che comunque era monaco e non forlivese) ne scrisse la prima Vita, traendone gli elementi da pitture esistenti in quell'antica basilica. Nello schema ordinario della vita di un presule modello, sono inseriti due episodi caratteristici. A Rimini un empio giudice (pagano) di nome Tauro schernisce i cristiani ed in particolare irride l'Eucaristia, che per lui non è che un cibo comune da digerirsi come tutti gli altri. I santi vescovi della regione, Mercuriale di Forlì, Ruffillo di Forlimpopoli, Leo di Montefeltro, Gaudenzio di Rimini e Geminiano di Modena, pure inorridendo delle affermazioni blasfeme (le quali, si noti, coincidono stranamente con quelle che insegnava Berengario di Tours, nello stesso tempo in cui fu composta questa Vita), perché non venisse meno la fede dei loro cristiani accettarono la sfida di Tauro: tutti insieme consacrarono le sacre specie e le dettero al giudice pagano; costui le inghiottì, ma poi morì dell'ignominiosa morte di Ario.
Il secondo episodio riguarda un immane drago che in quel tempo infestava la zona tra Forlì e Forlimpopoli. Di comune accordo Mercuriale e Ruffillo si recarono a combatterlo, ponendogli le loro stole attorno alla gola, lo immobilizzarono ed infine lo chiusero in un profondo pozzo dove il drago è rinchiuso tuttora e dove (secondo quanto raccontarono all'anonimo scrittore) tutti gli anni, nel giorno della festa di s. Mercuriale, si agita e freme.
Mercuriale morì un 30 aprile, dopo aver rivolto fervide esortazioni al suo popolo a restar saldo nella fede: venne sepolto in un mausoleo, ed in suo onore venne innalzata la chiesa.
Il Lanzoni dimostra che l'autore della Vita ha interpretato malamente le pitture esistenti nella primitiva chiesa di S. Mercuriale: esse infatti, in quattro scene raggruppate in due cicli, non rappresentavano altro che il trionfo del Cristianesimo sopra l'idolatria ed il trionfo dell'ortodossia sopra l'arianesimo. A noi comunque interessa far notare che, a metà del sec. XI, si pensava che Mercuriale fosse contemporaneo degli altri santi della regione citati.
Nel 1176, quando si terminò la costruzione della basilica nuova, si operò una traslazione o una ricognizione delle reliquie del santo e si pose nell'arca una lamina plumbea nella quale si affermava che Mercuriale era morto il 30 apr. 156 (lamina che sarà poi ritrovata nelle ricognizioni successive: 1232, 1576, 1902) e in base a questo si insinuava (se non erro) che Mercuriale sarebbe stato il protovescovo di Forlì.
Qualche tempo dopo il 1232, si formò una seconda leggenda su s. Mercuriale concretatasi nelle pitture della seconda basilica (anch'esse scomparse). Ne dipendono: una lamina in piombo dei secc. XIV-XV che testimonia di reliquie che Mercuriale recò dalla Palestina; un passo degli Annales Forolivien-ses del sec. XV, secondo il quale M. fu vescovo dal 422 al 449, uccise il drago (ma in maniera diversa da come è scritto nel racconto precedente), andò in pellegrinaggio a Gerusalemme tornando con molte ed insigni reliquie, e liberò il popolo di Forlì dalla schiavitù del re di Spagna; un passo delle Cronache di Leone Cobelli (1440-1500 ca.), in cui sono ripetute le notizie in maniera più o meno simile alle fonti precedenti, è attestato, non sappiamo da quale fonte, che l'antica basilica era originariamente dedicata a S. Stefano, ed è specificato l'ultimo episodio secondo cui Mercuriale si recò in Spagna presso Alarico e, avendo guarito il re goto ammalato, ne ottenne la liberazione di oltre duemila schiavi forlivesi (si ricordi che in Forlì esiste ancor oggi un rione chiamato, fin dal sec. IX, col nome di «Schiavonia»).
Più tardi ancora (sec. XVII) gli scrittori forlivesi si trovarono di fronte ad un'altra difficoltà, accordare, cioè, le tradizioni locali con quelle di Rimini che ritenevano tutto il gruppo dei santi vescovi della zona (Mercuriale, Ruffillo, Gaudenzio, Geminiano ed inoltre Leo e Marino) presenti al concilio di Rimini del 359. Alcuni modificarono nomi di persone e di luoghi, mutarono Alarico in Atanarico, e ridussero il pontificato di Mercuriale agli anni 359-406; altri invece supposero che vi fossero stati a Forlì due o anche tre vescovi di nome Mercuriale, che avrebbero pontificato rispettivamente negli anni 130-156, 359-406 e 442-449.
Il Lanzoni ha fatto giustizia di tutte queste leggende dimostrandone le varie assurdità: egli ritiene Mercuriale vescovo del sec. IV, forse il protovescovo di Forlì ed il 30 apr. suo dies natalis o celebrazione di una sua traslazione dal cimitero adiacente alla basilica antica all'interno di questa.
Ho già esposto in altra sede la mia opinione che Mercuriale sia il costruttore della basilica che fu la più antica cattedrale di Forlì; per cui anche la data del 30 aprile potrebbe essere in relazione con questa (giorno della consacrazione). Del resto, anche la data della consacrazione della cattedrale di Ravenna è stata ritenuta data della morte del suo costruttore Ursus.
Autore: Giovanni Lucchesi
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