Portogallo, 26 novembre 907 - Cellanova, Spagna, 1 marzo 977
Nato in Portogallo nel 907 da una famiglia imparentata con la monarchia asturiana, fu avviato alla carriera ecclesiastica e, all'età di vent'anni, fu eletto vescovo di Mondoñedo. Zelo santo e rigore morale lo contraddistinsero nella guida del suo gregge, tanto che fu incaricato dal re di Leon di amministrare la diocesi d'Irta, che egli riportò a Santiago di Compostella riparando i danni causati dal suo predecessore, Sisenand. In Galizia fondò il monastero di Celanova, dove si ritirò dopo la morte di Sisenand, che lo aveva minacciato di morte. Renunciato anche al vescovado di Mondoñedo, Rudesindo fu eletto abate di Celanova, dove morì nel 977.
Martirologio Romano: A Cellanova nella Galizia in Spagna, san Rudesindo, dapprima vescovo di Mondoñedo, che si adoperò per promuovere e rinnovare la vita monastica in quella provincia e, una volta deposto l’ufficio episcopale, prese l’abito monastico nel monastero di Cellanova, che poi resse come abate.
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Rudesindo di Cellanova, nato in Portogallo nel 907 da famiglia reale, fu avviato alla carriera ecclesiastica dallo zio Savarico, vescovo di Mondoñedo. A soli vent'anni fu scelto come successore dello zio, e nonostante la giovane età si dedicò con zelo alla santificazione del suo gregge, fondando monasteri in cui ritirarsi a pregare, studiare e meditare.
Incaricato dal re di León di amministrare la diocesi d'Irta, Rudesindo ne traslocò la sede a Santiago di Compostella e riparò i danni causati dal precedente titolare, Sisenand, deposto e imprigionato. In Galizia fondò inoltre il monastero di Cellanova.
Alla morte del re Sancho, Sisenand riuscì a fuggire. Una notte di Natale si recò a Santiago di Compostella, penetrò nell'appartamento del santo e, con la spada alla mano, lo minacciò di morte se non avesse rinunciato alla diocesi di Tria. Rudesindo, senza turbarsi, gli dichiarò che era pronto a ritirarsi lo stesso giorno, esortandolo ad espiare le proprie colpe e predicendogli che, se non l'avesse fatto, sarebbe lui stesso perito di spada.
Non volendo occuparsi che della sua anima, il santo si dimise pure dal vescovado di Mondoñedo per farsi monaco nell'abbazia di Cellanova. Poco dopo gli uomini del Nord invasero Compostella e Sisenand perì come gli era stato predetto. Verso lo stesso tempo Rudesindo fu eletto abate di Cellanova. Morì in tale carica il 1° marzo 977. Celestino III lo canonizzò nel 1195.
Autore: Franco Dieghi
Nacque in Portogallo il 26 novembre 907.
Era parente di Alfonso III il Grande, re delle Asturie (Spagna). Sua madre lo affidò al vescovo di Mondoñedo, sotto la cui direzione Rudesindo fece rapidi progressi nella scienza e nella pietà. Aveva appena vent'anni quando, alla morte del prelato, fu scelto per succedergli. Spaventato di una simile incombenza, volle ricusarla, ma Dio lo avvertì di non fare resistenza. Lavorò con zelo alla santificazione del suo gregge, e stabilì dei monasteri in cui amava ritirarsi a pregare, studiare e meditare le divine scritture.Incaricato dal re di Leon, Sancho I detto il Grasso, di amministrare la diocesi d'Irta, egli ne trasportò la sede a Santiago di Compostella e riparò il male causato da Sisenand, l'antico titolare destituito e imprigionato.
In Galizia il santo fondò un monastero al quale diede il nome di Cellanova. Alla morte di Sancho, Sisenand riuscì a fuggire. Una notte di Natale si recò a Santiago di Compostella, penetrò nell'appartamento del santo e, con la spada alla mano, minacciò di metterlo a morte se non rinunciava alla diocesi di Tria. Senza turbarsi Rudesindo gli dichiarò che era pronto a ritirarsi lo stesso giorno. Esortò portando il cattivo prelato ad espiare le proprie colpe e gli predisse che, se non l'avesse fatto, sarebbe lui stesso perito di spada.
Non volendo occuparsi che della sua anima, il santo si dimise pure dal vescovado di Mondoñedo per farsi monaco nell'abbazia di Cellanova. Poco dopo gli uomini del Nord invasero Compostella e Sisenand perì come gli era stato predetto. Verso lo stesso tempo Rudesindo fu eletto abate di Cellanova. Morì in tale carica il 1° marzo 977.
Celestino III lo canonizzò nel 1195.
Autore: Guido Pettinati
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