24 dicembre 1916 - 31 luglio 1955
Nel 1931, quindicenne, entrò nella congregazione delle Suore di carità della Santa Croce. Si dedicò così alla preghiera e al servizio infermieristico, nel quale si distinse tra le sue consorelle. Durante gli anni del regime comunista all'ospedale di Bratislava aiutò la fuga di un pr ete detenuto e picchiato a sangue. Il fatto segnò la sua condanna, fu infatti arrestata il 29 febbraio 1952, mentre tentava di far fuggire alcuni sacerdoti dal tribunale di Bratislava. Restò in carcere fino al 16 aprile 1955, ma a causa delle pessime condizioni di salute morì a 38 anni, il 31 luglio. San Giovanni Paolo II l'ha beatificata il 14 settembre 2003.
Martirologio Romano: A Trnava in Slovacchia, beata Sidonia (Cecilia) Schelingová, vergine della Congregazione delle Suore della Carità della Santa Croce e martire, che, in tempi di grande difficoltà per la Chiesa nella sua nazione, molto patì nel corpo e nello spirito per aver protetto un sacerdote e, colpita infine da malattia, rifulse quale instancabile e gioiosa testimone di Cristo.
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Nel suo 102° viaggio apostolico per il mondo, papa Giovanni Paolo II il 14 settembre 2003, ha beatificato con una solenne celebrazione tenuta a Bratislava in Slovacchia, la suora Zdenka Cecilia Schelingova e il vescovo Vasil’ Hopko ambedue martiri slovacchi, testimoni del nostro tempo. Il papa ha invitato i presenti e tutto il popolo slovacco, a rivolgere lo sguardo alla Croce, perché in quel giorno si celebrava appunto nella liturgia cattolica l’Esaltazione della Santa Croce, indicando ancora una volta alla Chiesa e al mondo la misteriosa fecondità di quel legno, sul quale: “s’incontrano la miseria dell’uomo e la misericordia di Dio. È certamente la meditazione di questo grande e mirabile mistero, che ha sostenuto i due Beati nella scelta di vita consacrata e particolarmente, nelle sofferenze affrontate durante la terribile prigionia. Entrambi rifulgono davanti a noi come esempi luminosi di fedeltà; in tempi di dura e spietata persecuzione religiosa il vescovo Vasil’ non ha mai rinnegato il suo attaccamento alla Chiesa Cattolica e al papa e suor Zdenka non ha esitato a mettere a repentaglio la sua stessa vita per aiutare i ministri di Dio”. E alla presenza di tanti vescovi, qualche cardinale, sacerdoti e suore, ancora viventi, testimoni e vittime di quella che fu la ‘Chiesa del silenzio’ chiamata pure ‘Chiesa delle catacombe del XX secolo’, esistita nei Paesi della sfera comunista dell’Unione Sovietica, il papa ha riconfermato ancora una volta la riconoscenza della Chiesa Cattolica verso questi suoi figli e verso queste terre irrigate dal sangue dei martiri di ieri e di oggi, per la fedeltà dimostrata, nonostante tutte le persecuzioni; e di cui suor Zdenka è una delle tante e forse poco conosciute figure esemplari, di cui man mano emergono il loro soffrire e il loro martirio. Cecilia Schelingova (questo il suo nome da laica), nacque il 25 dicembre 1916 a Krivá, nel distretto di Dolny in Slovacchia, penultima di 11 figli, i suoi genitori Pavol e Zugana, onesti contadini, impartirono ai loro figli un’educazione religiosa, fondata sulla preghiera e sull’onestà nel lavoro. Si distinse fra i compagni di scuola per diligenza, obbedienza e nella prontezza ad aiutare gli altri; attratta dalla carità e dal prodigarsi delle Suore della Carità della Santa Croce, appena quindicenne volle entrare nella loro Congregazione, con il consenso orgoglioso dei suoi familiari. Fece il suo noviziato, abbinando nel contempo la scuola infermieristica e il 30 gennaio 1937 emise i primi voti cambiando il nome in Zdenka (Sidonia). Con il diploma di infermiera svolse questa attività a Humenné e dal 1942 in poi, circondata da stima per le sue qualità, lavorò nel reparto di radiologia dell’Ospedale Statale di Bratislava con competenza, generosità e amore per gli ammalati, da molti considerata un “modello di suora e di infermiera professionale”. Nel 1948 avvenne il cambiamento politico nell’ex Cecoslovacchia e il partito comunista incominciò una vera e propria persecuzione contro la Chiesa Cattolica, usando discriminazioni per i fedeli, lo scioglimento di Ordini religiosi, sacerdoti e religiosi mandati ai lavori forzati, vescovi e loro collaboratori perseguitati ed imprigionati. Anche le suore della sua Congregazione vivevano nel timore e nelle difficoltà sempre più pesanti, suor Zdenka Schelingova condivise nel suo animo, le sofferenze della Chiesa Slovacca oppressa dal regime e secondo le sue possibilità, cercò di aiutare alcuni sacerdoti in difficoltà per la loro fede. Con grande coraggio riuscì a far fuggire il 20 febbraio 1952, un sacerdote cattolico detenuto, ma in cura presso l’ospedale, per gli esiti delle torture subite durante gli interrogatori e già destinato ai lavori forzati in Siberia. In uno slancio offrì a Dio la sua vita per la salvezza del suo ministro; ma la cosa non era passata inosservata del tutto, per cui il regime comunista totalitario spinse la Polizia segreta di Stato, a tendere una trappola per liquidare la suora ospedaliera, da tutti benvoluta. E così otto giorni dopo, il 29 febbraio 1952, quando suor Zdenka cercò di far scappare altri sei sacerdoti, fu scoperta ed arrestata. Subì nei giorni seguenti terribili interrogatori in carcere, con umiliazioni e torture, finché il 17 giugno 1952 fu condannata a dodici anni di carcere, con l’accusa di alto tradimento, più dieci anni di perdita dei diritti civili; fu evidente che la condanna era inflitta nell’ambito della persecuzione contro la Chiesa Cattolica e non per un attentato alla sovranità dello Stato, del resto era questa la motivazione con cui venivano condannati tanti ecclesiastici. Pur subendo percosse e sofferenze, non provò nessun rancore verso i suoi aguzzini, anzi perdonandoli e disposta anche a morire per Dio e il bene della Chiesa. Passò da un carcere all’altro (Rimavska Sabota, Brno, Praga, Pardubice) riportandone gravi conseguenze per la sua salute; avendo timore che morisse in carcere, il 15 aprile 1955 fu rimessa in libertà, ma per la paura dovuta alla situazione politica, non venne accolta nell’ospedale di Bratislava; fu invece accettata in quello di Trnava. Dopo poco più di tre mesi, trascorsi sopportando la malattia con umiltà ed abbandono alla volontà di Dio, morì di cancro (questo è scritto sul certificato di morte) il 31 luglio 1955, a soli 38 anni. Nel 1970 il tribunale di Bratislava e la Corte Suprema hanno riconosciuto l’innocenza di suor Zdenka dall’infamante accusa; le sue consorelle e il popolo slovacco ricordano la sempre sorridente suora, come una religiosa che ha camminato sulla via della perfezione, imitando Cristo soprattutto nella sopportazione delle sofferenze e considerandola come martire della fede. Oggi le sue spoglie riposano nella Chiesa della Santa Croce in Podunajske Biskupice.
Autore: Antonio Borrelli
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