I contemporanei dicevano che fosse bellissima. La tradizione ne ha esaltato ledoti di coraggio e fermezza, per cui seppe imporsi in un mondo maschile, espesso maschilista, come la «dama di ferro». La storia ne attesta la lungimiranza politica, artefice di una nuova era di civiltà e progresso. Così che Teodolinda, regina dei Longobardi, è stata una delle grandi protagoniste del suo tempo,per secoli indicata a modello e quasi venerata come santa, celebrata in sontuoseopere d’arte.
La sua vita, tuttavia, non fu facile, né sempre felice. Rimasta vedova per due volte, Teodolinda dovette piangere anche la morte del fratello Gundoaldo, ucciso incircostanze oscure, e soprattutto fu angustiata dalla pazzia, reale o «presunta», delfiglio Adaloaldo. Costretta ad affrontare tensioni enormi durante il suo lungo regno, si ritrovò coinvolta in conflitti con vassalli riottosi e infidi cortigiani. Ma fusempre amata dal suo popolo, che vide in lei una guida giusta e sicura.
Teodolinda - o, più correttamente, secondo gli antichi documenti, Teodelinda -nacque attorno al 570, probabilmente a Ratisbona. Suo padre, Garibaldo, era ilduca dei Bavari, mentre sua madre, Wandrada, apparteneva alla più nobile stirpelongobarda, quella dei Letingi. Per questo Autari, il giovane re dei Longobardi,venne a chiederla in sposa, portandola con sé in Italia.
Paolo Diacono, lo storiografo longobardo per eccellenza, racconta conaccenti poetici quel romantico matrimonio. Ma ad appena un annodalle nozze, Autari moriva, forse avvelenato, vittima degli intrighi di palazzo. Il destino per Teodolinda, neppure ventenne, sembrava segnato, ilsuo ruolo di consorte regnante finito. E invece alla giovane, che in queipochi mesi si era già conquistata ilfavore della sua gente, i duchi concessero di rimanere regina, scegliendosi - non sappiamo quanto liberamente - un nuovo marito: che fu Agilulfo, signore di Torino.
Segno di indipendenza e di rotturacon il passato fu anche la decisione,presa dalla stessa Teodolinda, di stabilirsi a Monza, abbandonando lacapitale Pavia. Nel borgo brianzolo, che la leggenda volle scelto per ispirazionedivina, la regina dei Longobardi fece costruire un grande palazzo e una chiesa,dedicata a San Giovanni Battista e arricchita «di molti ornamenti d’oro e d’argento»,come si legge nelle cronache dell’epoca. Proprio qui venne battezzato suo figlio,con rito cattolico, nell’anno 603.
Anche questo fu un gesto rivoluzionario. Teodolinda, infatti, era cattolica, mentre la società longobarda in parte era ancora pagana, e quella parte che si professava cristiana seguiva in realtà l’eresia ariana (come suo marito Agilulfo), che nonriconosceva il dogma della Trinità (anche se il problema era più di natura politica che dottrinale...). Motivo per cui, ad esempio, gli stessi arcivescovi di Milanoin quegli anni avevano dovuto rifugiarsi a Genova, non potendo così esercitareuna diretta guida pastorale della diocesi ambrosiana. A ciò si aggiungeva l’intricata questione dello scisma detto «dei tre capitoli», che aveva staccato dall’obbedienza romana le due sedi metropolitane settentrionali di Milano e di Aquileia eche creava divisioni anche all’interno della locale comunità cattolica...
Nei suoi lunghi anni di regno, Teodolinda promosse un saggio programma di riavvicinamento alla Sede di Roma, avviando un fruttuoso rapporto, in particolare, con papa Gregorio Magno e avvalendosi dell’aiuto, preziosissimo, del monaco irlandese Colombano, al quale la regina concesse di fondare, nel 614, il celebre cenobio di Bobbio. Il risultato fu l’inizio, dopo decenni di guerre e di scontri, di un periodo di prosperità economica e di pacifica convivenza, religiosa e politica, fra la popolazione longobarda e quella italica.
Teodolinda morì il 22 gennaio 627. Nei secoli successivi il clero monzese, in quella data, ne celebrò la memoria con solennità.
Il ricordo della regina longobarda è rimasto anche in molti luoghiambrosiani, fondatrice, secondo latradizione, del battistero accanto alla basilica di San Vittore a Varese, ad esempio, o del monastero di Cremella, o, ancora, della chiesa di San Martino a Perledo. Ma anchen tutta la Lombardia: «Strada Regina», infatti, si chiama da sempre la via sulla sponda occidentale del lago di Como.
Autore: Luca Frigerio
Fonte: «Milano Sette» di domenica 8 marzo 2015
Teodolinda era figlia del re di Baviera Garibaldo che, stretto da una parte dai Franchi e dall'altra dai Longobardi, per sicurezza volle stringere un legame di parentale con i Franchi, promettendo la figlia Teodolinda al giovanissimo re Childelberto II. Ma questo progetto andò in fumo e Teodolinda fu allora data in sposa al re longobardo Autari. I due novelli sposi trasferirono la capitale del regno longobardo a Monza.
La regina Teodolinda, di religione cattolica, intratteneva una fitta corrispondenza con il papa San Gregorio Magno, finalizzata alla conversione al cristianesimo del popolo del quale era divenuta regina. Non riuscì, però, a convertire il marito Autari, che non accettava che venissero battezzati i figli dei longobardi. Ma Teodolinda riuscì comunque a far battezzare a Monza il figlio Adaloaldo. Rimasta vedova nel 589, sposò due anni dopo il duca di Torino Agilulfo, al quale trasmise il titolo regio. Alla morte del secondo marito nel 616 resse il governo per nove anni a nome del figlio Adaloaldo ancora minorenne.
La cristianizzazione dei longobardi era continuata durante il periodo della sua reggenza, nonostante la dura opposizione ed ostilità di alcuni duchi aderenti all’eresia ariana. Dopo alcuni mesi dal suo avvento al trono il giovane Adeovaldo fu dunque spodestato dal duca di Torino Ariovaldo e dovette fuggire da Milano con la madre Teodolinda. Si rifugiarono a Ravenna presso l’esarca bizantino Eleuterio. Nel 628 morirono entrambi, Teodolinda probabilmente di vecchiaia, mentre Adeovaldo forse avvelenato. Fu venerata come beata, ma il suo culto non fu mai confermato ufficialmente dalla Chiesa.
Autore: Fabio Arduino
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